Venerdì 15 Novembre 2002 - Libertà
Giordano - Illica, la forza del "vero"
Tampa Lirica - In Fondazione l'appuntamento con Bussi dedicato al mondo del librettista. Un autentico poema nelle pieghe dell'"Andrea Chénier"
Secondo appuntamento con Luigi Illica ed il melodramma verista all'Auditorium di via Sant'Eufemia, proposto dalla Tampa Lirica in collaborazione con Fondazione di Piacenza e Vigevano e Regione. Francesco Bussi, noto musicologo e critico (fondamentali i suoi studi su Brahms), ha ripercorso l'Andrea Chénier di Umberto Giordano, fondato sul libretto esemplare di Luigi Illica. Andrea Chénier (Galata 1762 - Parigi 1794) fu poeta e rivoluzionario. Ben presto ripudiò gli eccessi del movimento; arrestato, fu ghigliottinato, precedendo lo stesso dittatore Robespierre. La sua opera poetica incompiuta è piuttosto frammentaria, cara ai romantici, permeata di un armonioso classicismo. La vicenda del poeta non poteva lasciare indifferente Illica, per certi versi "testa calda" (così l'ha definito Bussi), se si ricorda il suo impegno volontario nella guerra russo - turca e poi ancora, non più giovane, nella Grande guerra. Illica, in solitaria, scrisse un vero poema piegando le rime al suo volere. Se Giordano non avesse provveduto di suo a sfrondarla abbondantemente, l'opera sarebbe risultata insostenibile per interpreti, esecutori e pubblico. Una storia vera per un "verismo" teatrale che si inscrive a pieno titolo nel filone letterario e musicale del genere. Un genere, ha ben detto Francesco Bussi, che ha incontrato sempre il favore del pubblico, meno quello della critica. Se i letterati francesi (Zola caposcuola ed in Italia Verga), si ribellavano agli accademismi, per rendere il vero con tutta la sua violenza e crudezza, Mascagni, Massenet, Leoncavallo, Puccini, assecondavano la virulenza espressiva, l'esaltazione, il grido, interpreti di un desiderio di affermazione della provincia borghese italiana, umbertina, che nascondeva, dietro la circolazione della moneta aurea, le contraddizioni che esploderanno anche con violenza successivamente. Gli ingredienti ci sono tutti nel testo di Illica: il triangolo amoroso tipicamente borghese, dentro una vicenda grandiosa che travolge tutti. La Rivoluzione Francese che cambierà il corso della storia, offre la scena ideale, con i suoi clamori, le irruzioni, le sopraffazioni. Giordano, musicista concreto, si preoccupa di realizzare la sua estetica ideale: "Grandi arie e tutto il resto a contorno come compiacimento". Le sonorità orchestrali possono infastidire un orecchio abituato ad altri vezzi, ma, superato il primo impatto, rivelano un sinfonismo ricco anche di finezza ed un melodismo eccezionalmente plastico. Francesco Bussi, schierato sicuramente dalla parte di Illica e Giordano, più che alle parole si è affidato al pianoforte, per esemplificare l'abile gioco musicale di interpretazione dei momenti drammatici in cui fa capolino anche una certa ironia. Nel secondo atto troviamo le melodie grandiose, alternate a dissonanze, al tuffo armonico come un colpo di frusta. I motivi musicali, tanti, sono abilmente ripresi, sviluppati. Nel terzo atto il geniale momento della "vecchia Madelon" che viene a dire la morte del figlio e ad offrire il nipote alla Rivoluzione, scena non strettamente necessaria alla narrazione, ma di grande impatto emotivo nella rarefazione dei suoni. Bussi ha citato, in parallelo, la manzoniana Madre di Cecilia, un bozzetto che rende il clima di morte. Ed il canto della carmagnola, e la rivelazione di Gerard, decisiva a far precipitare gli eventi. Infine il grido di Maddalena: "Andrea... rivederlo!". Tutto è compiuto, ma Illica e Giordano ancora vogliono l'apoteosi, cantare l'amore che vince su tutto. Giordano attinge alla lezione di Chopin, Bussi ne ha mostrato i passaggi. Musica non deperibile; meglio: immortale. Alle dotte e sottili precisazioni tecniche del musicologo, ha fatto seguito l'esibizione vocale del baritono Valentino Salvini, del tenore Luca Bodini e del soprano Olga Orlova. Il non facile compito di calarsi nei vari personaggi e situazioni è stato ben accolto dal folto pubblico. Son sessant'anni, vecchio che tu servi... cui ha fatto eco Chenier: Un dì, all'azzurro spazio guardai profondo. Olga Orlova ha reso con sensibilità La mamma morta mentre Bodini ha proposto Come un bel dì di maggio. Il fatale Nemico della patria è stato presentato da Salvini, ad annunciare il duetto finale. Molti applausi per tutti.
g. c. a.