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Venerdì 15 Novembre 2002 - Libertà

Uno studio recente della medievalista Paola Galetti

Oggi la presentazione alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Un documento chiamato "casa"

Casa come mondo. Anno dopo anno procede la riflessione paziente di Paola Galetti attorno all'oggetto privilegiato dei suoi studi e del suo insegnamento: le forme dello spazio abitativo, la casa nella sua dimensione fisica e concettuale quale imprescindibile testimonianza storica e antropologica. Dopo "Una campagna e la sua città"(1994, tutto condotto sul territorio piacentino tra VIII e X secolo), dopo "Abitare nel Medioevo" (1997, esteso alla realtà rurale dell'Italia altomedievale) ecco ora "Uomini e case nel medioevo tra Occidente e Oriente" (Laterza, Roma - Bari 2001) nel quale i sistemi insediativi motivano un percorso che, dal crepuscolo dell'età romana al Quattrocento, attraversa un millennio di storia del continente antico. L'abitazione viene letta dall'autrice come fatto edilizio - prodotto di saperi che esperiscono tecniche e materiali: soprattutto il legno, e poi le essenze vegetali in genere, la pelle conciata, l'argilla, la pietra - ma anche condensazione di una visio mundi che struttura il tempio/teatro per la liturgia del quotidiano, il recinto sacro nel quale si celebrano i riti fondamentali dell'esistere: nascere, nutrirsi, procreare, morire... Tenda, capanna, unità curtense o urbana, villa, palazzo: nella casa medievale - nella sua corporeità - Paola Galetti cerca il manifestarsi di quella mediazione tra uomo e natura, come anche tra realtà e universo pensato, nella quale si risolve l'architettura di tutti i tempi. Muovendosi tra antinomie apparentemente inconciliabili - tradizione classica/civiltà barbariche, nomadismo/stanzialità, campagna/città - dalla sua indagine emergono princìpi e archetipi che presiedono all'organizzazione della dimora, sotto il profilo funzionale non meno che ideale, in ogni regione della Terra conosciuta. Così, l'impianto circolare (circolare come il gesto cosmogonico, come le orbite dei pianeti, come il tempo ciclico) sostiene la capanna celtica, la disposizione dei carri - tenda di Unni e Alani o le mura della Baghdad proibita. Così, la volontà di connessione verticale tra terra e cielo (asse, perno, momento di "religio") associa il foro - comignolo alla torre, all'impluvium, al pilastro centrale. Così ancora, l'esigenza di un centro, intersezione di linee ordinatrici, compare nella complessa macchina della villa tardoimperiale quanto nella semplice longhouse mitteleuropea o nella tenda tartara. Sulle matrici comuni si generano relazioni che avvicinano distanze incommensurabili. Storia e preistoria s'intrecciano nella compresenza delle munitissime città di pietra con i fragili villaggi rurali e con i sempre mobili accampamenti nomadi. Anche l'Oriente - il mitico Oriente - non è più inaccessibile, attraversato com'è dallo sguardo stupito, dal ricordo trasfigurante dell'infaticabile viaggiatore europeo; che proprio scoprendo in culture lontane i modi dell'abitare - i modi di raccontare l'universo attraverso il microcosmo domestico - impara a riconoscere l'altrui e la propria identità. E il mondo intero si fa "casa" attorno all'uomo del Medioevo.

Marcello Spigaroli

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