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Giovedì 14 Novembre 2002 - La Voce Nuova di Piacenza

Abbiamo udito il canto delle stelle

Non ha deluso le aspettative la conferenza del professor Mauro Messerotti all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Radioastronomo presso l'Osservatorio Astronomico di Trieste, il professore ha effettivamente consentito ai presenti di entrare in comunicazione con il Cosmo, come prometteva il titolo: "L'universo comunica con noi: vedere e sentire i segnali del Cosmo". Da sempre il cielo ha affascinato l'umanità. Ma lo stupore che l'universo suscita in noi è grandemente aumentato da quando il telescopio spaziale Hubble e le varie sonde spaziali hanno incominciato a raccogliere miriadi di dati e a inviarci immagini mozzafiato di nubi interstellari, stelle, quasar, pulsar, galassie, ammassi di galassie, con cui il professore ha catturato l'attenzione dei convenuti.
Quello che gli strumenti captano sono però, per la gran parte, segnali che i nostri limitati sensi non riescono a percepire. Il nostro occhio raccoglie infatti solo onde luminose, ma di lunghezza d'onda compresa in un intervallo limitato, il nostro orecchio onde sonore di frequenze circoscritte. Purtroppo per noi, possiamo contare solo su questi nostri sensi, non su altro, per portare dentro e rielaborare i segnali dell'ambiente esterno. Per di più il suono non si trasmette nel vuoto. Non può quindi giungerci il fragore degli eventi che avvengono nello spazio, anche se di micidiale potenza.
Messerotti ha mostrato i risultati di opportune tecniche che, con l'aiuto di un computer, trasformano le frequenze dei dati raccolti dagli strumenti in valori percepibili dai nostri sensi. L'operazione può essere un divertissement per uno scienziato, allenato a leggere una sequenza di dati numerici e trarne le opportune deduzioni, come un musicista che legge una sequenza di note e gi‡ sente la melodia.
Per un profano invece una serie di dati numerici è insignificante. Queste tecniche, chiamate di trasposizione, sono utilissime a coinvolgere chicchessia, rendendolo partecipe delle novità che via via si apprendono sul cosmo grazie a quei sofisticati strumenti, sensibili alle onde radio, ai raggi ultravioletti, ai raggi x, radiazioni tutte a noi invisibili.
Ecco che l'attività di oscillazione del sole, studiata dalla sonda Soho, si trasforma in un sordo pulsare, mentre i suoi brillamenti, letti al radiotelescopio, diventano fruscii e turbinii. Le rapidissime rotazioni di una quasar si trasformano in un ritmico martellamento.
Con queste tecniche, associando note particolari a luminosità e colore, anche le immagini possono essere trasformate in suono. Messerotti ha fatto sentire le melodie derivate dalla lettura di un ammasso di galassie, da colonne di gas interstellare, da una galassia a spirale, da tutti i pianeti del sistema solare. E, a sorpresa, la terra ha espresso la musica più melodiosa. Nel cosmo a intonare un suono armonioso sono le immagini delle nubi protostellari, conglomerati di gas da cui si originano le stelle. Da altri oggetti celesti, come ad esempio i quasar, si ricavano invece suoni stridenti.
Nulla è inventato. L'affascinante è che l'informazione esiste già nell'immagine o nei dati numerici. Messerotti ha solo permesso ai presenti, vivamente interessati, di utilizzare il proprio udito e la propria vista per entrare in sintonia coi segnali del Cosmo.
Siamo figli dell'Universo: non deve sorprendere se rimaniamo ammaliati dalle sue vibrazioni.
Il prossimo incontro del ciclo promosso dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla Scuola San Benedetto è confermato per martedì prossimo 19 novembre, alle 17,30 con relatore Ernesto Pedrocchi, docente di Energetica al Politecnico di Milano, sul tema "Quale energia per il prossimo futuro".

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