Sabato 9 Novembre 2002 - Libertà
Gli archivi di casa raccontano. Scorci di vita economica e sociale di tre secoli
S'inaugura mercoledì a Palazzo Farnese la mostra "Storie di casa. Negli archivi storici della famiglie piacentine (secoli XVIII - XIX)". Una rassegna di taglio divulgativo, proposta ai ragazzi delle scuole
Se le statistiche dell'Unesco assegnano all'Italia più del 50 per cento del patrimonio culturale mondiale, la stessa supremazia vale per gli archivi storici, vista l'esistenza, ancor prima dell'Unificazione, di molti stati e governi, di istituzioni civili e religiose, di grandi famiglie, che dal basso Medioevo produssero e raccolsero atti e documenti. In quest'occasione l'interesse è incentrato sugli archivi privati propri delle famiglie nobili che hanno segnato per secoli il territorio e le sue istituzioni. Ideale proseguimento del convegno dal medesimo titolo tenutosi lo scorso 12 aprile (i cui atti usciranno nel 2003 come numero monografico del Bollettino Storico Piacentino) mercoledì 13 novembre s'inaugurerà la mostra documentaria e didattica "Storie di casa. Negli archivi storici delle famiglie piacentine (secoli XVIII - XIX)". Essa rappresenta forse il culmine, almeno dal punto di vista del riconoscimento pubblico, di un'intensa attività di ricerca e di valorizzazione degli archivi storici familiari avviata negli ultimi anni.
In verità, altri lavori seguiranno su questi particolari fondi che nell'Archivio di Stato di Piacenza si rinvengono numerosi, in parte quale illuminato deposito da parte dei rispettivi proprietari, in parte perché a suo tempo aggregati all'Archivio storico del Comune di Piacenza che l'Archivio di Stato detiene dal 1976, o, addirittura, acquistati per conto dello Stato dalla Soprintendenza Archivistica. A finanziare i prossimi interventi di riordinamento saranno la Fondazione di Piacenza e Vigevano e il Ministero per i Beni Culturali che, si spera, non vorrà continuare a lesinare negli investimenti sul patrimonio culturale della Nazione, soprattutto su quello che, obiettivamente, sembra destare minor interesse. Allestita nel vasto corridoio al secondo piano del Palazzo Farnese, la mostra - curata da Cecilia Cametti, Anna Riva e Anna Còccioli Mastroviti - durerà fino al 28 febbraio 2003 per permetterne la fruizione al maggior numero possibile di persone e di scolaresche. A questo proposito, tra i promotori - accanto all'Archivio di Stato e alla Fondazione - c'è il Servizio Formazione del Comune di Piacenza che mette a disposizione un pacchetto di visite guidate gratuite alle scolaresche cittadine che prime aderiranno. Anche alle altre che s'aggiungeranno, e a quelle provenienti dalla provincia, sarà comunque possibile servirsi di archiviste professioniste che illustreranno l'articolato percorso tra documenti e oggetti rievocanti la società aristocratica piacentina tra XVIII e XIX secolo. Da qualche tempo, si diceva, si sta dedicando una particolare attenzione alle serie archivistiche delle famiglie illustri. Nello stesso Archivio di Stato di Piacenza, accanto ai tradizionali giacimenti documentari (il Notarile, gli Estimi, il Catasto, gli Archivi storici del Comune, della Provincia e degli Ospizi Civili di Piacenza) figurano infatti, nella categoria denominata degli Archivi di famiglie e persone, una trentina di fondi ascrivibili a famiglie o a personaggi, quasi il 10 per cento delle serie conservate nei depositi. Si tratta di un tipo di documentazione che, per qualità e per quantità, riveste un'importanza fondamentale nella memoria storica di Piacenza, vuoi per il ruolo istituzionale e sociale svolto dal ceto magnatizio, nobiliare e alto - borghese, vuoi per la relativa penuria di archivi pubblici, dovuta a una serie di eventi sfortunati, che ne causarono la perdita, o al trasferimento altrove - effettuato fino al primo ventennio del Novecento - di nuclei documentari, soprattutto a Parma. E per valorizzare i beni archivistici di proprietà privata, anche nel rapporto con la Pubblica Amministrazione, si è costituita recentemente l'Asages - Associazione Archivi Gentilizi e Storici, aderente alla Confedelizia, di cui Manfredi Landi di Chiavenna e Carlo Emanuele Manfredi sono rispettivamente presidente e vicepresidente. L'interesse dell'associazione si estende a tutti gli archivi di persone, di società, di enti non pubblici. La presenza degli archivi delle antiche famiglie, formatisi per ragioni soprattutto patrimoniali, permette di delineare scorci della vita economica e, genericamente, della vita sociale: in città, dove marchesi e conti abitavano palazzi, partecipavano all'amministrazione delle cose pubbliche ed ecclesiastiche, nonché alla vita mondana a teatro e nelle accademie; e nelle campagne dove possedevano fondi rustici, feudi, castelli, ville. Gli assetti sociali e politici, nel XVIII secolo, furono sottoposti a forti pressioni ad opera del riformismo asburgico e sabaudo - ostile ai privilegi della Chiesa e del ceto d'impronta feudale - e della rottura provocata dalla Rivoluzione francese. Probabilmente anche a causa di ciò, alla fine del secolo, molte famiglie proprietarie decisero di ordinare le loro carte, in maggioranza atti amministrativi: affitti, vendite, acquisti, testamenti, legati, benefici, ecc. Furono incaricati archivisti professionisti, in genere di formazione giuridica quali notai ed avvocati, anche provenienti dall'esterno, in particolare dall'area bolognese. Ad essere fortunati, l'ordine cronologico per materie imposto agli archivi sul finire del Settecento è giunto fino a noi, assieme ai repertori coevi; altrimenti, diventa necessario cercare di ricostruire le varie serie documentarie ed unire, spesso virtualmente, quelle nel corso degli anni smembrate o disperse. Recentemente, grazie all'approfondimento degli studi e delle tecniche, per alcune famiglie è stato possibile. E la mostra, con il suo puntuale catalogo, ne rende conto. In un archivio generale - composto da archivi di ogni epoca e provenienza - non ci devono essere documenti di serie A e di serie B. Ciascuno contribuisce, se valido dal punto di vista documentario o probatorio, a segnare un aspetto, a costituire un'impronta, oggi magari impensabile e fra un secolo forse palpabile. Tutto giusto, tutto vero. Però, senza dubbio, alcuni tipi di supporto affascinano maggiormente: la pergamena, il sigillo, un disegno, una vecchia fotografia. E un archivio nobiliare - che abbia magari mantenuto le cassette lignee originali con la tipica numerazione preceduta da lettere dell'alfabeto - si presenta di solito assai bene, ricco e multiforme, composto da atti solenni e diplomi, da tanti contratti, da fascicoli giudiziari, da lettere, registri e note di spesa, da tipi e mappe del territorio. Memoria privata, ma per i numerosi addentellati con la società, con le istituzioni e con i ceti meno privilegiati, in parte anche collettiva. Così, la vita dei nobili, dei possidenti, dei benestanti apre scenari sull'intera società di tre secoli fa. Come in altre occasioni, la scommessa sta proprio nel suscitare, attraverso il patrimonio culturale rappresentato dalle carte (accompagnato utilmente da dipinti, mobili, oggetti e suppellettili), la fantasia dei visitatori, studenti e cittadini, ai quali, forse inaspettatamente, appaiono ora sottratti al loro appartato e un poco segreto destino. Si è voluto quindi privilegiare il taglio divulgativo della rassegna e proporla agli alunni della scuola dell'obbligo e ai ragazzi delle superiori corredando il catalogo di esercitazioni che li avvicinino al complesso e sfuggente mondo delle carte ordinate, a futura memoria, in un archivio. E' stato approntato da Anna Riva un catalogo scientifico che, argomentando per lo più della vita degli aristocratici, di coloro che erano etichettati come "i signori", abbinasse rigore documentario e rievocazione storica a una presentazione il più possibile accattivante. La mostra, aperta gratuitamente a tutti negli orari stabiliti, ha potuto contare sulla laboriosità di tutto il personale dell'Archivio di Stato, sul contributo dell'Agenzia generale Ina - Assitalia di Piacenza e dell'Agenzia piacentina della Banca Agricola Mantovana, nonché sulla collaborazione a tratti entusiasta di studiosi, funzionari, dirigenti, prestatori, depositanti, professionisti, artigiani. Ha ottenuto, altresì, il patrocinio della Regione Emilia - Romagna (Istituto per i beni artistici, culturali e naturali e Soprintendenza per i beni librari e documentari) e della Provincia di Piacenza. L'appuntamento per tutti è all'inaugurazione di mercoledì 13 novembre, alle 17,30, per la presentazione guidata della mostra arricchita da alcuni momenti d'animazione.
* direttore dell'Archivio di Stato di Piacenza
Gian Paolo Bulla*