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Sabato 30 Novembre 2002 - Libertà

Angelo Guglielmi: "Se la Tv oggi ha perso credibilità è colpa di chi sta la governo"

L'ex direttore di RaiTre ieri sera alla Fondazione ospite di "Testimoni del tempo"

Angelo Guglielmi è noto come "uomo Rai", in particolare come direttore di quella terza rete che ha cambiato il modo di fare televisione in Italia. Eppure Angelo Guglielmi non nasce in televisione, ma con la letteratura, essendo stato critico letterario e massimo teorico delle neo - avanguardie degli anni '60. Come si concilia la sua opera intellettuale in letteratura, con il suo lavoro in televisione? Questa la domanda iniziale che è stata posta ieri sera al terzo ospite di "Testimoni del tempo". La risposta è nel linguaggio. "Sia come operatore letterario, sia come operatore televisivo - ha spiegato Guglielmi - mi sono imbattuto in prodotti e opere consumate, che non comunicavano nulla o che al massimo dicevano quello che già si sapeva e mi sono trovato di fronte alla necessità di sovvertire i linguaggi che mi avevano preceduto". E così, come in ambito letterario i poeti e gli intellettuali del Gruppo 63, di cui Guglielmi faceva parte, si ritrovarono accomunati dal rifiuto di una letteratura che da una parte produceva opere di retorica politica (come con il "Metello" di Pratolini) e dall'altra opere che esprimevano un intimismo deteriore (come "La ragazza di Bube" di Cassola) e tentò nuove forme, allo stesso modo il neo - eletto direttore di RaiTre nel 1985 ha voluto costruire un nuovo linguaggio televisivo. E così è nata quella terza rete che ha sovverito tutti i criteri precedenti: la televisione faceva fiction e varietà? La RaiTre di Guglielmi non fece né l'una né l'altra. La televisione era attenta alla politica internazionale ma taceva sulla politica interna? La RaiTre di Guglielmi decise di mostrare l'Italia. E quello che segnò una vera e propria svolta, fu il modo in cui lo fece: "Il vecchio modo di raccontare le cose con l'inchiesta e il documentario era consumato, e inventammo un linguaggio nuovo - ha spiegato Guglielmi - mettendo la realtà italiana sul palcoscenico, in diretta, senza mediazioni, lasciando che si raccontasse da sé". Nacquero così trasmissioni come "Chi l'ha visto?", "Mi manda Lubrano", "Un giorno in Pretura", "Telefono giallo"; nacquero programmi di informazione diversi e al posto di trasmissioni in cui si vedeva un gruppo di esperti che parlavano tra loro, ci furono programmi come "Samarcanda" e "Il rosso e il nero", in cui venivano aperte le porte e spalancate le finestre sul nostro paese. Nacque, in una parola, la "Tv - verità". "Fu una scelta ardita e pericolosa - ha detto Guglielmi - e il pericolo lo vediamo oggi, con le varie D'Eusanio e De Filippi. Noi facevamo entrare le telecamere, e con quelle l'occhio dello spettatore, nelle aule di tribunale, nelle piazze, per le strade, nel "Palazzo", nelle stanze del potere. Oggi le trasmissioni di queste due signore mettono l'occhio sul buco della serratura di stanze chiuse, prendendo della Tv - verità solo gli aspetti più volgari, quelli che solleticano gli istinti più bassi dei telespettatori". E in generale, a proposito della televisione di oggi, forte è stata la critica di Guglielmi: "La Tv oggi ha perso credibilità, manca di un linguaggio e si pronuncia solo a boccacce, esprimendo una sostanziale afasia ignorante e volgare. E la colpa è nell'incapacità e nell'incompetenza di chi ci governa". Una critica dura ma non senza speranza: "Siamo all'alba di un nuovo secolo - ha concluso - e rimaniamo in attesa che ci mostri le sue idee, i suoi obiettivi e il suo coraggio".

Caterina Caravaggi

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