Sabato 30 Novembre 2002 - Libertà
In giro per il mondo con Walter Bonatti
Il ricordo di Guido Pagani: "Senza di lui impossibile conquistare il K2"
L'anno internazionale della montagna non poteva avere a Piacenza una celebrazione più entusiasmante. Seicento persone hanno accolto l'invito del Club Alpino Italiano, hanno affollato l'altra sera l'aula magna dell'Università Cattolica di S. Lazzaro e hanno accompagnato Walter Bonatti sui picchi delle Alpi, al K2, sul Gasherbrun IV, sui mari di ghiaccio dell'Artico e dell'Antartide, sugli atolli del Pacifico, tra cannibali e animali feroci di foreste inesplorate. Proiettando diacolor scattate in ogni continente, il grande alpinista ha raccontato la sua vita avventurosa ispirata dalle letture giovanili e dalle onde del Po in piena affrontate da ragazzo a Olza di Monticelli, che raggiungeva da S. Pietro in Cerro dove abitava. Sulla Grigna aveva sedici anni quando scalò la priramide che domina la Brianza, poi affrontò il Gruppo del Brenta, il Pizzo Badile, l'Aiguille Noire del Peutérey sul Bianco, le Tre Cime di Lavaredo, l'Antelao e altri monti delle Dolomiti. Si è allenato e preparato a scalare montagne terribili, accompagnato dagli insegnamenti degli scalatori degli anni Trenta e usando i semplici mezzi di allora: una corda di canapa lunga ottanta metri, cordicelle per staffe, chiodi forgiati personalmente, una piccozza e qualche cuneo di legno. Avvincenti le sintesi delle conquiste in solitaria dell'elegante Pilastro sudovest del Drun (1955) e delle scalate invernali delle pareti nord delle Grandes Jorasses (1963) e del Cervino (1965). Si iniziava una salita col bel tempo, ma spesso, quando ci si trovava a metà della parete infuriava improvvisamente la tempesta accompagnata da fulmini e la tormenta avvolgeva ogni cosa e congelava i corpi. Così accadde nel '61 la tragedia del Pilone centrale del monte Bianco, quando morirono per il gelo due alpinisti italiani su tre e due francesi su quattro. Fra i superstiti c'era Bonatti. L'alpinista bergamasco, come un Ulisse redivivo del XX secolo, dopo il 1965 diventa protagonista per vent'anni di viaggi e avventure leggendarie in terre lontane, "arruolato" dal settimanale Epoca come inviato speciale con possibilità di scegliere itinerari e tempi. Gli spettatori hanno così rivissuto con Bonatti il suo mitico giro del mondo: Alaska, foreste dell'Orinoco (Venezuela), Uganda, Sumatra, Amazzonia, dune delle Ande del Cile, fiordi della Patagonia, vulcani e foreste del Congo, Nuova Guinea, Antartide. Le pubblicazioni che raccolgono le relazioni dei suoi viaggi sono naturalmente più complete del resoconto svolto brillantemente in un paio d'ore durante l'incontro di S. Lazzaro: parlano pure del deserto australiano, della Polinesia e riferiscono tanti particolari sulle terre lontane da lui visitate. L'inesauribile curiosità di Bonatti lo ha spinto quasi a convivere con i coccodrilli, con una tigre, con gente primitiva, a sfidare in canoa 2500 chilometri sul fiume Yukon in Alaska, a calarsi nei crateri di vulcani, ad affacciarsi in Arizona da un monte a picco sul Colorado. "Mi sono messo alla prova", è il sintetico commento dell'alpinista e dell'esploratore che ha dimostrato coraggio e saggezza anche quando, avversato dalla tormenta, ha rinunciato alla conquista dell'Eiger, nelle Alpi Bernesi. Agli alpinisti (e ce n'erano tanti l'altra sera) ha insegnato la regola della lealtà, il senso del limite e la responsabilità. A conclusione della serata ha risposto a molte domande del pubblico. Ha ricordato l'umanità, l'amicizia e la professionalità di Guido Pagani, il medico piacentino della spedizione del K2: "Senza di lui - ha detto - la conquista della seconda montagna del mondo nel 1954 da parte degli italiani non sarebbe stata possibile" e ha chiesto un applauso alla memoria di Pagani, tributato da tutti gli ascoltatori. Con Bonatti si è congratulato il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi. Presentato da Bruno Scotti, all'inizio della serata, che ha ringraziato Comune, Provincia, Fondazione e Università Cattolica per l'ospitalità, ha ricevuto in omaggio da Daniele Staboili, a nome della sezione piacentina del Cai, il volumetto dei sentieri appenninici: "Dopo aver esplorato tanti paesi lontani, faccia una gita al lago Moo, sui monti di Ferriere". E sono esplosi altri applausi a Walter Bonatti.
Gianfranco Scognamiglio