Giovedì 28 Novembre 2002 - Libertà
Il caso - Quando delitto fa rima con pazzia
Presentato alla Fondazione l'ultimo libro di Luigi Bernardi
Le statistiche parlano chiaro: undici milioni di italiani soffrono di disturbi psichici e il 30% di questi è certificato come potenziale autore di gesti pericolosi. Questo significa che in Italia ci sono tre milioni di pallottole vaganti, che possono colpire chiunque, senza alcun preavviso, fino ad uccidere. Ecco il perché del titolo dell'ultimo libro di Luigi Bernardi, Pallottole vaganti. 101 omicidi italiani" (DeriveApprodi editore), presentato martedì sera alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Il libro racconta 101 omicidi commessi in Italia nel 2000, con una particolare forma stilistica che consiste in una estrema sintesi per cui fatti complessi che sui quotidiani hanno avuto pagine e pagine di articoli, qui vengono condensati in dieci righe ciascuno. Una serie di brevi racconti, dunque, dai quali emerge in primo luogo l'assurdità di questi gesti e la disperazione di chi li ha compiuti. "Una lettura inquietante", così l'ha definita Gaetano Rizzuto, direttore di Libertà, che ha presentato l'autore al pubblico presente in Fondazione. "E' un libro che fa star male - ha detto Rizzuto - perché i 101 racconti sono 101 pugni nello stomaco, per la crudezza e la forza del linguaggio con cui sono scritti e per gli interrogativi che suscitano in chi li legge". Gli omicidi raccontati nel libro di Bernardi, infatti, sono delitti cosiddetti d'impeto, omicidi compiuti in famiglia, tra amici o tra semplici conoscenti. Ci sono madri che uccidono i figli, figli che uccidono le madri, uomini e donne che uccidono perché non sanno sopportare una separazione, vicini di casa che uccidono i propri dirimpettai per piccole liti condominiali, compagni di briscole che entrano nel bar a seminare la morte con un'accetta tra i tavoli da gioco. "Dopo gli Stati Uniti, l'Italia è il Paese occidentale in cui si uccide di più - ha spiegato l'autore - e questo primato non è più dovuto, come fino a qualche anno fa, ai delitti legati alla criminalità organizzata: oggi la maggioranza dei crimini sono compiuti da persone comuni, e la tendenza è al rialzo". Che cosa sta succedendo, dunque? Perché in Italia si uccide in questo modo? Su questi interrogativi si è svolto nel corso della serata un acceso dibattito, sui meccanismi che portano a questi delitti, sulla malattia di cui soffre una società, come la nostra, in cui si uccide per rancore, per gelosia, per stanchezza, per tutta una serie di motivi cosiddetti "futili", all'interno delle mura domestiche, per le strade, nei bar, in discoteca, nei luoghi dove ci si dovrebbe divertire. In particolare, poi, l'autore e il direttore di Libertà, rispondendo ad alcune domande del pubblico, hanno parlato del modo in cui è trattata la cronaca nera sulla stampa italiana e della questione dell'emulazione, per cui a volte ci si domanda se sia il caso di pubblicare certe notizie sui giornali. Infine l'autore ha accennato al libro che sta scrivendo: un'altra storia vera, un'altra "brutta storia", quella di una donna che ha ucciso tre uomini e poi si è suicidata. Ancora crimini, ancora sangue, ancora tanta disperazione.