Venerdì 31 Gennaio 2003 - Libertà
Quelle buffe capriole al Farnese e al Municipale
Due volte in scena a Piacenza
Le buffe capriole e la mimica irresistibile di Arlecchino-Soleri hanno incantato il pubblico piacentino in due indimenticabili occasioni: una prima volta nel luglio del '75 a Palazzo Farnese nel goldoniano Arlecchino servitore di due padroni e quindi nell'aprile dell'82 al Municipale in Arlecchino e gli altri: due prestigiosi spettacoli prodotti dal Piccolo Teatro di Milano, il primo con la regia di Strehler, l'altro con Ferruccio Soleri nel triplice ruolo di protagonista, regista e coautore (insieme a Luigi Lunari). Il più famoso Arlecchino del mondo, variopinta e acrobatica maschera tutta salti, giravolte, piroette, motteggi, sberleffi, battute, scherzi, giovanile vitalità, voglia di vivere, di ridere e far ridere, una allegra comicissima gestualità da vecchia Commedia dell'Arte. Questo hanno apprezzato allora gli spettatori piacentini che non si sono lasciati sfuggire l'occasione di ammirare in azione un attore che sembra essere nato con cucito addosso il costume a toppe multicolori e che per moltissimi anni ha coabitato e convissuto con l'estroso, arguto, sempreverde personaggio, una maschera diventata in giro per il mondo una allegra trionfante bandiera del teatro italiano. Dei due passaggi di Soleri per Piacenza (ma c'è stato anche un incontro col pubblico in Fondazione nel febbraio '99) memorabile quello al Farnese, eccezionale spettacolo con un esito, scrivevamo allora, brillantissimo, con pubblico particolarmente numeroso e divertito, con calorosi applausi e ripetute chiamate alla ribalta. Una memorabile sorridente serata sotto una felice stella a tre punte (Goldoni, Strehler e Soleri, quasi il teatro della nostalgia, con tanta tenerezza e commozione per le vecchie maschere), degna di restare nelle cronache non solo delle Estati d'arte e di cultura di Palazzo Farnese, ma anche di tutta la città. Lo spettacolo al Municipale si chiudeva con una domanda rivolta al pubblico: chi è oggi Arlecchino? Forse è tutti noi, e forse in questo sta il segreto del suo intramontabile successo e della sua eterna giovinezza.