Giovedì 30 Gennaio 2003 - Libertà
Ambiente, come misurare l'impronta "verde" di Piacenza
Ecologia e sviluppo, incontro alla Fondazione. Carbone: stiamo lavorando per ridurre l'impatto del traffico
Proviamo a pensare a quanti ettari di foreste consumiamo utilizzando la macchina per andare al lavoro, o anche solo facendo una telefonata: scopriremo che coprono una superficie ben più ampia di quella che delimita i confini della nostra città. Questa superficie si chiama "impronta ecologica". Un indicatore, ideato da William Rees e Mathis Wackernagel, che tiene conto di 5 indicatori di consumo: gli alimenti, i trasporti, le abitazioni, i beni di consumo, i servizi. Il tema è stato affrontato ieri durante il convegno organizzato da Legambiente insieme alla Rete di Lilliput "Impronta ecologica e sostenibilità" presso l'auditorium della Fondazione.
Tra i relatori che sono intervenuti nella prima parte Antonio Bodini, docente dell'università di Parma, incaricato dal comune di Piacenza a calcolare l'impronta ecologica della nostra città. "L'impronta ecologica è la quantità di territorio produttivo necessario per sostenere il consumo di risorse e la richiesta di assimilazione di rifiuti da parte di una determinata popolazione - ha spiegato Bodini - e non necessariamente queste quantità corrispondono al territorio definito dai confini amministrativi: molto spesso l'impronta ecologica inquadra un'estensione maggiore rispetto alla superficie del comune o della provincia che si prende in esame". Lo studio sarà redatto nell'estate prossima, quindi è ancora presto per sapere quale sia l'impronta ecologica effettiva di Piacenza, sono indicativi però alcuni dati rilevati a livello nazionale illustrati da Roberto Brambilla, responsabile del Wwf di sostenibilità ambientale: in Italia l'impronta a testa si attesta sui 3,8 ettari, mentre la disponibilità di biocapacità si ferma sull'1,3, il che significa che c'è un deficit ecologico di -2,5". Che cosa fare quindi per ridurre la famosa "impronta"? "Prima di tutto ridurre i consumi: per esempio scegliere la bicicletta piuttosto che l'auto per muoversi, abbassare il termostato del riscaldamento, o scegliere di mangiare alimenti che stiano nella parte "bassa" della catena alimentare, vegetali piuttosto che carne, insomma". In attesa di sapere quale sia l'impronta di Piacenza, l'amministrazione comunale sta comunque portando iniziative volte a un suo contenimento, come ha ricordato durante il proprio intervento l'assessore all'Ambiente Pierangelo Carbone: "Ormai da diversi mesi siamo impegnati nella campagna "Liberiamo l'aria" - ha detto - adesso si tratta però di "tarare" il modello che abbiamo provato a sperimentare in questi primi mesi con la riduzione dell'impronta ecologica. Il nostro Servizio ambiente sta lavorando su questo insieme ad Arpa per realizzazione di modelli che dimostrino l'efficacia delle limitazioni del traffico: si parla di una riduzione del 10% per un giorno di provvedimento. Non è molto, ma dimostra che la strada è praticabile". L'impronta ecologica arriverà anche nelle scuole grazie ad Agenda 21 (il progetto sarà annunciato il 20 febbraio in Sant'Ilario) come ha annunciato Carlo Marini di Legambiente: "Si tratterà di calcolare la quantità di anidride carbonica corrispondente alla carta, rifiuti prodotti, energia, e consumata dal singolo studente, in modo da avere un'idea dell'impatto della scuola sul territorio". Alla sera il dibattito è proseguito parlando di economia solidale: sono intervenuti: il docente universitario Mauro Bonaiuti, Elisa Salin che ha raccontato l'esperienza della nostra città, e Fabrizio Binelli che ha parlato degli strumenti di partecipazione per un'economia sostenibile a Piacenza.
Paola Pinotti