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Sabato 25 Gennaio 2003 - Libertà

Raboni: "Un governo con frasario da piazzisti"

Testimoni del tempo - All'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano incontro con uno dei protagonisti della vita culturale italiana. Una chiusura inedita con polemica civile contro l'esecutivo italiano

Si è tenuto ieri sera il sesto appuntamento di "Testimoni del tempo", la serie di incontri con i protagonisti della cultura e della società italiana. E l'ospite di ieri, Giovanni Raboni, rientra a pieno titolo in questa categoria, avendo attraversato tutta la seconda metà del Novecento da protagonista, come poeta, scrittore, critico, drammaturgo e traduttore. L'ospite è stato presentato da Piergiorgio Bellocchio, fondatore, insieme a Grazia Cherchi, della rivista Quaderni Piacentini, uno dei primissimi "luoghi" su cui Raboni ha pubblicato i propri scritti. Bellocchio ha introdotto l'ospite parlando della figura dominante nelle liriche di Raboni: l'antitesi, che si ritrova spesso nei suoi versi sotto forma di deviazione, di giochi di specchi, facendo sì che quasi sempre il punto centrale del componimento si ritrovi in qualche subordinata, seminascosto in una parentesi o in un inciso. Per illustrare questo concetto Bellocchio ha letto due sonetti di Raboni, poiché "uno dei modi di parlare di poesia è quello di leggerla e commentarla". E così anche Raboni ha voluto leggere alcune liriche dell'ultima raccolta, "Barlumi di storia", da pochi mesi uscita in libreria. "I temi di queste ultime poesie - ha detto - sono sempre gli stessi: da una parte civili, con le mie reazioni e i miei risentimenti nei confronti di quello che accade intorno a noi, e dall'altra di fedeltà a certi valori, al passato, ai morti, alla fede nella comunione dei vivi e dei morti". Eugenio Gazzola, curatore degli incontri, ha quindi chiesto a Raboni se si riconosce nella tradizione lombarda. "Se con questo termine si intende quella tradizione letteraria che nasce dall'Illuminismo e passando da Manzoni arriva a Vittorio Sereni e Clemente Rebora - ha risposto Raboni - caratterizzata da un forte impegno etico e da un sostanziale realismo, devo dire che spero di potermici riconoscere". Gazzola ha poi chiesto all'ospite che cosa pensa della Milano di oggi: "Milano oggi è infinitamente peggiore di quella che ci ricordiamo io e Piergiorgio - ha risposto il poeta - perché non vi si produce più niente. Prima vi si producevano cose e quindi anche idee, oggi è una città del terziario, si è indebolita sotto tanti punti di vista, anche da quello intellettuale". Tante sono poi state le domande del pubblico all'ospite milanese, sulle sue esperienze di traduttore, di Baudelaire e di Proust in particolare, su Paolo Volponi ("il grande scrittore italiano degli ultimi decenni", così lo ha definito Raboni), sul significato di poesia civile, termine con il quale è stata etichettata parte della sua poesia, e sul presente. Cosa ama Raboni di questo presente? è stato chiesto. "Amo tantissimo - ha risposto - amo il presente in quanto tale, ma certo il modo di essere di questo presente mi sembra poco amabile. Mi piace la vita, ma mi piace sempre meno l'uso che se ne fa". Al termine dell'incontro Raboni ha voluto leggere una poesia totalmente inedita, "Versi d'autunno" che contiene il massimo di esplicita polemica civile che egli abbia mai espresso. La polemica, fortissima e diretta, è contro l'attuale governo italiano e - come recita un verso "l'osceno frasario da piazzista" dei suoi esponenti.

Caterina Caravaggi

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