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Giovedì 23 Gennaio 2003 - La Voce Nuova di Piacenza

Il "Canto della Rosa Bianca" in scena stasera e domani alla Filo

Una sigaretta per la libertà

Stasera e domani, alle 21 al teatro Comunale dei Filodrammatici, nell'ambito della rassegna teatrale "La grande illusione" del Teatro Gioco Vita, andrà in scena un documentario teatrale scritto e narrato da Maurizio Donandoni con la collaborazione artistica di Miae Kim, musiche originali di Nicola Alesini, luci curate da Roberto Chita ed effetti video realizzati da Franco Grisa. "Canto della Rosa Bianca - studenti contro Hitler, Monaco 1942/43". Il documentario racconta la storia vera della "Weisse Rose", un gruppo di studenti dell'Università di Monaco di Baviera che, con l'aiuto di un loro insegnante, durante il secondo conflitto mondiale, decisero di ribellarsi alla dittatura di Adolf Hitler in nome della libertà. Lo spettacolo narra la storia semplice e straordinaria di questo gruppo di ragazzi come fosse un viaggio in metropolitana lungo le quattordici stazioni di una via crucis contemporanea, cercando di non dividere di netto narratore e ascoltatori ma, attraverso documenti sonori, filmati originali e musica dal vivo, di far partecipare direttamente il pubblico al racconto, perché diventi insieme al narratore io collettivo narrante, cioè testimone di come gli esseri umani, in tempi disumani, possano rimanere umani in eroica assoluta semplicità. Così che il "Canto della Rosa Bianca" non sia mai solo uno spettacolo, ma sempre anche un'esperienza. Hans Scholl, Sophie Sholl e Christoph Probst, primi martiri della Weisse Rose, vengono ghigliottinati nel braccio della morte della prigione di Monaco Stadelheim alle 5 di pomeriggio del 22 febbraio 1943. Prima di morire è permesso loro di incontrarsi per un minuto. A Sophie è rimasta una sigaretta, l'ultima prima dell'eternità. La fumano in silenzio. Sulla sigaretta c'è scritto: libertà. Torna a vivere con questo spettacolo una delle pagine più drammatiche, anche se poco conosciute, della storia del secolo appena trscorso. L'autore, Maurizio Donadoni, si è mosso spinto dall'esigenza di far comprendere l'importanza della conoscenza, unico, vero strumento per prendere coscienza dei pericoli e delle insidie dell'ideologia del nazi-fascismo, e in senso più lato del dispotismo. Lo spettacolo alterna momenti di narrazione (che prevede il coinvolgimento diretto del pubblico) con musica dal vivo, accompagnati da immagini di filmati d'epoca montati con frammenti del mondo odierno. "Canto della Rosa Bianca" prende spunto da un episodio di resistenza al regime totalitario di Hitler: dall'estate del 1942 al febbraio 1943 un gruppo di cinque amici di diversa estrazione sociale, culturale ed ecclesiale, studenti dell'università di Monaco, assieme al loro insegnante prediletto diedero vita al movimento noto col nome di "Rosa Bianca" che cercò di risvegliare le coscienze sopite dei giovani tedeschi attraverso la diffusione di volantini ciclostilati distribuiti a mano o inviati per posta in varie città della Germania. Il 18 febbraio del 1943 i fratelli Sholl decidono di uscire allo scoperto, lasciando tremila copie del sesto volantino all'interno dell'Università; scoperti e bloccati da un bidello, sono tratti in arresto e consegnati alla Gestapo, da tempo sulle loro tracce. Sottoposti, dopo quattro giorni di interrogatori ad un processo-farsa da parte del Tribunale del popolo, Hans, Sophie e Christophe, arrestato nel frattempo, vengono condannati a morte per alto tradimento e decapitati nella prigione di Monaco-Stadelheim. La stessa sorte toccherà in seguito a Willi Graf, Alexander Schmorell ed al professor Kurt Huber. Altri tre processi annientano del tutto la "Weisse Rose" che, tra studenti direttamente coinvolti nella stesura e diffuzione degli scritti, simpatizzanti o a semplice conoscenza dell'attività di resistenza, conterà alla fine della guerra poco meno di novanta persone condannate a pene variabili da sei mesi a sedici anni di lager oltre ai quattordici giustiziati. Gli appelli di quegli studenti e del loro insegnante riprodotti in centinaia di migliaia e riversati dall'aviazione inglese sulle città tedesche rimasero allora senza eco e non ebbero presa alcuna sul popolo del Terzo Reich. Ma il sacrificio della "Weisse Rose" non fu vano. Appartiene alle più grandi e nobili opposizioni della storia: insegna che la democrazia non è uno stato acquisito, e che le dittature possono essere impedite solo con il coraggio civile, la resistenza personale e di gruppo, costi pure la vita. Ha scritto il regista di Canto della Rosa Bianca: "Weisse Rose Lied racconta di un guppo di amici che, in tempi d'apocalisse, seppero inventare e mantenere una rotta diversa dalla maggioranza urlante o muta, rinnegare l'indottrinamento coatto in nome di una coscienza critica autonoma, trovare il coraggio di buttare il proprio corpo nella lotta contro la disumanità nazista, nel nome di fede e morale, finalmente umane. Tutti ben avvertiti e consapevoli del fatto che essere liberi oggi di poter decidere anche di non decidere, è un'eredità di bene costata milioni di vite stroncate in fiore, e dunque non andrebbe dispersa mai, ma consegnata intatta alle generazioni future, così come l'abbiamo ricevuta, dono di sangue e d'amore".
Weisse Rose andrà in scena, come detto, questa sera e domani alle 21 nell'ambito della rassegna "La grande illusione", organizzata dal Teatro Gioco Vita e dal Comune di Piacenza con la collaborazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano; due spettacoli anche domani e sabato mattina alle 9.30, sempre alla Filo, riservati questa volta agli studenti delle scuole superiori per il "Giorno della Memoria 2003".

l.b.

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