Sabato 18 Gennaio 2003 - La Voce Nuova di Piacenza
"La Chiesa deve parlare a tutti"
Monsignor Luigi Bettazzi, presidente di Pax Christi, ha ricordato lo spirito del Concilio Vaticano II
La Chiesa, la società, l'uomo del terzo millennio dopo il Concilio Vaticano II. Stilare un bilancio di questi quarant'anni non è stata cosa facile per monsignor Luigi Bettazzi, tra i protagonisti e artefici di quell'avvenimento fortemente voluto da papa Giovanni per rinnovare non solo la struttura ecclesiale, ma anche e soprattutto per tracciare una nuova e rivoluzionaria via che giungesse più vicino all'Uomo. Uomo e non cristiano perché è apparso chiaro ed è stato affermato più volte dal presidente di "Pax Christi", che la Chiesa rinnovata non deve rivolgersi solo ai cristiani ma a tutti gli uomini, i cattolici devono cessare di sentirsi in tutte le loro componenti come qualcosa di a se stante rispetto al resto del mondo. Allora ecco lo scopo di papa Giovanni di indire un Concilio "pastorale" in cui non venissero affermati dogmi, che desse vita ad una Chiesa capace di camminare e vivere con gli uomini, guidata dall'enciclica "Pacem in terris". Per la prima volta argomento di un'enciclica non era una verità di fede, ma un valore umano.
Ben sappiamo che se allora fu la crisi cubana tra Stati uniti e Unione Sovietica a portare il mondo sull'orlo della guerra atomica, l'argomento è più che mai di attualità.
La pace, ricorda monsignor Bettazzi, poggia su alcuni valori da cui non possiamo più permetterci di prendere le distanze: solidarietà, giustizia, amore e libertà.
Questi mancano in troppe parti del mondo, la linea di divaricazione tra paesi ricchi e poveri si fa sempre più marcata, a discapito dello sviluppo e della sopravvivenza di questi ultimi.
Manca quindi la solidarietà vera e concreta, come dovere di rispetto e riconoscimento degli altri. Bisogna essere capaci di rinunciare al dominio, capaci di riconoscere il diritto alla libertà di tutti, non esistono solo l'Occidente e la sua cultura.
Come uomini prima ancora che come cristiani abbiamo un preciso dovere nella denuncia delle ingiustizie e dei soprusi a qualunque livello.
Per quale motivo l'uomo odierno ha perso quella carica di speranza e quella voglia di rinnovamento, che cosa è accaduto in questo lasso di tempo? La risposta di monsignor Bettazzi è ancora una volta chiara e diretta "siamo individualisti, non sappiamo fermarci a pensare". La parte logora del pensiero debole, che aveva avuto il merito di reagire al pensiero forte delle ideologie che tutto stritolavano attraverso i loro principi dogmatici, rischia di portarci alla superficialità ad un eccessivo individualismo.
Il presidente di Pax Christi, figura di indubbio carisma, dice con forza che "radice del peccato sono superficialità e individualismo, l'unica via d'uscita è aprirsi agli altri".
La Chiesa è stata in grado di attuare i dettami del Concilio? Solo in parte, qualcosa è stato fatto, monsignor Bettazzi è chiaro quando dice che l'influenza della Curia è ancora troppo forte, che tra il Papa e il Concilio non dovrebbero esserci intermediari, che il Concilio in quanto organo parlamentare della Chiesa dovrebbero rivestire maggiore importanza e godere di un rapporto diretto con il Pontefice.
Il prossimo incontro del ciclo "Testimoni del tempo" (promosso dall'assessorato alla cultura del Comune con la collaborazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano) si terrà venerdì 24 gennaio sempre presso l'auditorium Santa Margherita (via Sant'Eufemia 12), alle ore 21. Prossimo relatore sarà Giovanni Raboni, giornalista che ha redatto anche pagine dei "Quaderni piacentini", poeta e traduttore. Tema della serata "Il lavoro, questo presente".
Maria Carla Righetti