Venerdì 17 Gennaio 2003 - Libertà
Monsignor Bettazzi, ambasciatore della pace
Ieri sera all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano protagonista dell'incontro di "Testimoni del tempo". "La solidarietà è il dovere di restituire ciò che abbiamo portato via"
Da diversi anni monsignor Luigi Bettazzi, coniugando riflessione religiosa e impegno sociale, tiene in tutta Italia appassionate serate sul tema della guerra e della nonviolenza. Una di queste serate si è svolta ieri sera a Piacenza, dove il vescovo emerito di Ivrea è stato il protagonista dell'incontro di "Testimoni del tempo" dal titolo "Chiesa e modernità: 40 anni fa il Vaticano II". Dal 1963 al 1965, infatti, mons. Bettazzi ha partecipato al Concilio Vaticano II, l'importante evento che ha segnato la storia della Chiesa ma anche della società, della politica e della cultura contemporanea. E così, rispondendo alle domande di don Gigi Bavagnoli, docente di teologia all'Università Cattolica di Piacenza, che insieme ad Eugenio Gazzola affiancava l'ospite al tavolo dei relatori, il vescovo emerito di Ivrea ha parlato delle quattro grandi tematiche del Concilio: della Parola di Dio, della Liturgia, della Chiesa e del suo rapporto con il mondo, spiegando concetti profondi con un simpatico stile colloquiale, inframmezzando le spiegazioni con aneddoti e battute. Ma Papa Giovanni, ha detto a un certo punto mons. Bettazzi, ha lasciato nella Chiesa anche un'altra grande forza di rinnovamento: l'enciclica "Pacem in terris". E così l'ospite, presidente onorario di Pax Christi, è passato a trattare il tema a lui più caro: la pace. "Questa enciclica fu molto importante - ha spiegato - perché per la prima volta il Papa invece di scrivere sulle verità religiose scrisse su un valore umano, la pace, e invece di rivolgersi solo al clero, si rivolse anche a tutti gli uomini di buona volontà". Se prima di allora, ha raccontato, parlare di pace e di pacifismo significava sgretolare la solidità dell'occidente e quindi significava dichiararsi di sinistra, dopo l'enciclica di Papa Giovanni si poté parlare di pace con più tranquillità. E da allora mons. Bettazzi non ha mai smesso di farlo, in giro per l'Italia e per il mondo, per promuovere la pace e i quattro valori su cui essa si fonda: la verità, la giustizia, l'amore e la libertà. "La verità è il valore di ogni essere umano - ha detto - ma noi occidentali sembriamo non comprendere questo concetto e ci sentiamo superiori. E così riempiamo il Kosovo di uranio impoverito, perché "tanto quelli sono solo kosovari...", bombardiamo l'Afghanistan "perché tanto quelli sono solo afghani..." e fondiamo lo sviluppo dei nostri popoli impedendo ad altri popoli di svilupparsi. E poiché dalla mancanza di verità nascono le ingiustizie - ha proseguito - è nato un mondo strutturato male, un mondo organizzato dagli otto paesi più ricchi del mondo, in cui il 20 per cento della popolazione mondiale usa l'80 per cento delle risorse del pianeta, lasciando il rimanente 20 per cento delle risorse all'80 per cento della popolazione. La nostra libertà - ha detto ancora - è stata pagata con la schiavitù degli altri. E se è vero che non c'è pace senza giustizia è vero anche che non c'è giustizia senza perdono, e l'equivalente del perdono è la nonviolenza. E l'amore - ha affermato infine - che oggi si chiama solidarietà, non è un optional, ma un dovere di restituzione di tutto quello che abbiamo portato via".
Caterina Caravaggi