Domenica 3 Aprile 2005 - Libertà
Addio alla Scala, Muti depone la bacchetta
Musica - Dopo 19 anni alla guida del Teatro, il maestro si è dimesso da direttore musicale. Crisi dell'istituzione al culmine. "Scelta obbligata, manca armonia e fiducia, l'orchestra mi è ostile"
Milano - Il maestro ha deposto la bacchetta. Riccardo Muti, uno dei più acclamati direttori d'orchestra al mondo, si è dimesso dalla carica di direttore musicale dalla Scala. Lo ha fatto ieri mattina con una dichiarazione scritta che non risparmia accuse all'orchestra che gli è divenuta ostile.
Con questa decisione il Teatro milanese raggiunge l'apice della sua crisi, ma forse si aprono anche spiragli per una soluzione. Domani si riunirà il Cda della Fondazione Scala, contemporaneamente i lavoratori si ritroveranno per un'assemblea e mercoledì 6 il prefetto Bruno Ferrante, incaricato di mediare tra le parti, vedrà di nuovo i sindacati.
Muti quindi lascia la carica di direttore musicale del Teatro alla Scala, ricoperta ininterrottamente dal 1986. Dimissioni ventilate più volte nelle settimane scorse e che ieri mattina si sono concretizzate. "E' una scelta obbligata - ha dichiarato Muti -. Malgrado le attestazioni di stima espresse nei miei confronti dal Consiglio di amministrazione, l'ostilità manifestata in modo così plateale da persone con le quali ho lavorato per quasi 20 anni rende davvero impossibile proseguire un rapporto di collaborazione che dovrebbe essere fondato sull'armonia e sulla fiducia".
"Sfiduciato" invece da orchestrali, artisti e lavoratori che in un'assemblea alla Scala gli avevano votato contro in 700 (solo 3 le voci a suo favore), accusato di aver avuto un ruolo fondamentale nel licenziamento del sovrintendente Carlo Fontana, malvisto per il suo sostegno al neo sovrintendente, Mauro Meli, il maestro ha preferito togliersi di torno. Da alcuni giorni inoltre sembrava essere diventato l'ago di questa intricata bilancia, e la prove d'orchestra di domani in vista di un importante concerto alla Scala il 7, apparivano come il terreno di gioco dell'ultima partita. Come se il futuro del teatro e le eventuali decisioni da adottare (un Cda convocato il giorno stesso), dipendessero da quello: il maestro si presenterà o no in teatro? Così lui ha preferito giocare d'anticipo e ieri ha presentato le dimissioni.
Le dimissioni di Muti ora aprono diversi scenari, e nonostante la grande perdita per la Scala e per la musica in generale, forse avvicinano ad una soluzione (per quanto magari non definitiva). "L'augurio è che il rapporto tra la Scala e il Maestro possa in futuro arricchirsi con altre forme di collaborazione - ha detto il prefetto di Milano Bruno Ferrante, annunciando che andrà avanti con le sue consultazioni -. Oggi va tutelato soprattutto il Teatro alla Scala, che ha una storia e una tradizione fatte da tante grandi personalità".
Stesso augurio da parte del sindaco Gabriele Albertini, che come Mauro Meli ha anche puntato il dito contro le maestranze nelle sue dichiarazioni. L'allontanamento di Muti era una delle pregiudiziali, anche se non la principale, come hanno ripetuto ieri i sindacati, per ricomporre la crisi. Ma resta il problema Meli, il nuovo sovrintendente sulle cui dimissioni lavoratori e sindacati sono sempre stati molto intransigenti. Ieri l'altro il Cda in una riunione con il Prefetto aveva definito "improprie e poco comprensibili" quelle prese di posizione. Ma ora che Muti se ne è andato, potrebbe essere riconsiderata la proposta sindacale di un altro sovrintendente o di un direttore artistico che lo affianchi.
Ma occorre pensare anche alla sostituzione di Muti, dal cui nome la Scala appariva ormai inscindibile. Il maestro ha riportato il Teatro a livelli altissimi, dispiegando le note della sua autorevole orchestra nei cieli di tutto il mondo. Le tournée hanno sempre ottenuto grandi successi. Così come resta da vedere quali intenzioni ha ora per il suo futuro Muti. In una intervista recente la moglie ha ammesso che Muti potrebbe andare all'estero, ma potrebbe anche ritirarsi per un po'.
Gli Amici del Loggione e il sindacato Cisl reclamano un ripensamento e il ritorno di Muti al suo posto. Ma il coro generale canta un'altra aria: "Adesso le cose andranno in un altro modo", dice Demetrio Costantino, il contrabbassista che era salito sul podio al posto di Muti nel concerto offerto alla città il 18 marzo.
"Il rapporto tra Muti e l'orchestra si era deteriorato - afferma Roberto Monticelli, segretario Uil Milano -. Ora non vedo che mediazione possa fare ancora il prefetto". "Ora pensiamo ad affrontare i problemi del teatro", sollecita Bruno Cerri, Cgil. Problemi non indifferenti, che riguardano anche la gestione economica, il bilancio, la programmazione che era stata elaborata da Muti e sulla sua figura, e la complicata alternanza tra i due teatri, lo storico Piermarini e il nuovo Arcimboldi. Note dolenti che stanno tintinnando in sottofondo, come uno spartito dimenticato sul palco.
Marisa Alagia