Lunedì 13 Gennaio 2003 - La Voce Nuova di Piacenza
Ricci Oddi o Nicolini? Qual è il problema?
(...) Orazio
Hai sentito dire che in città si sta dibattendo attorno a un argomento che verte sul tema di cosa fare dell'ex palazzo Enel che la Fondazione ha acquistato,con un esborso di 7 miliardi di vecchie lire, per donarla, mi sembra solo in uso, all'Amministrazione comunale?
Marcello
E' l'argomento del giorno. Ha generato una competizione tra due Enti che producono beni immateriali e che entrambi vorrebbero appropriarsene per ampliare le loro sedi incrementando in tal guisa il loro potere di attrazione: la galleria Ricci Oddi e la scuola Nicolini. Entrambe hanno buone ragioni (almeno così pare) e credenziali (almeno così sembra) per impossessarsene.
Orazio
Io sono per dare spazio al Nicolini dal quale possono uscire diplomati che avranno basi tecnico-culturali per fornire emozioni alla società, coinvolgendo un numero maggiore di appassionati. L'arte del visivo mi sembra troppo rivolta su se stessa, pare riguardare solo un ristretto numero di partecipi.
Marcello
Mi sorprendi. A volte non ti comprendo proprio. Pensa quale importanza ha un'immagine, quale suggestione evoca! Certo la produzione dell'arte visiva contemporanea ha sfornato immagini anche incomprensibili, inesplicabili come tutto il mondo che ci circonda. Per questo è necessario creare opportunità di conoscenza con lo scopo di apprenderne i codici espressivi e comprenderla.
Entro in scena Amleto che con passi silenziosi si era avvicinato alle due guardie rimanendo nascosto dietro il corpo scultoreo del Romagnosi.
Mie prodi guardie qual è l'argomento che colma le ore della vostra notte di sorveglianza? Ditemi, ditemi qual è la questione che vi riempie il tempo? (finge perché ha già ascoltato tutto). State forse anche voi duellando a suon d'intendimenti come stan facendo la Ricci Oddi e la Nicolini?
I due: Ma veramente…, rispondono all'unisono.
Amleto
La questione è molto importante e perciò seria. Il Nicolini chiede spazio per "suonare" e la Ricci Oddi per "incantare". Mica cose di poco conto! Di fronte a tal problema lo spettro di mio padre risulta esser solo un'ombra. Qui occorre far dei conti per valutare le convenienze.
Son 3200 metri quadrati di superficie che ancor oggi non hanno destinazione, o forse sì ma che ancora non si sa (ecco sorgere il dilemma). Allora mi chiedo e chiedo a voi: è mai possibile che la Fondazione abbia investito un bel po' di quattrini e il Comune abbia preso in affidamento il bene e non sappiano cosa farne? Com' è credibile ciò? Prima di metter mani al sacco delle monete, si dovrebbe o no saper quale è la ragione per la quale sciogliere il legaccio. Gli Enti di produzione dell'immaterialità tanto utile alla società (si compiace della rima) duellano a suon di buone motivazioni per acquisirne l'utilizzo. La Ricci Oddi vorrebbe ampliare le opportunità espositive per esporre i "gioielli" che ancora giacciono negli scantinati in attesa di essere rivalutati e poter effettuare saltuariamente esposizioni riguardanti la contemporaneità. La Nicolini desidererebbe utilizzare la superficie per dar miglior funzionalità didattica alla propria struttura mirando così ad aver maggiori credenzialità per essere ambita dai giovani con propensioni d'indirizzo musicale. Son dunque queste le ragioni?
Orazio e Marcello annuiscono
Proviamo a far ipotesi. La Ricci Oddi, pur avendo opere egregie, può divenire un centro seduttivo tale da attrarre numerose comitive dedite all'amore per la visività? Se poi volesse dedicare la superficie ad attività di promozione della contemporaneità visuale non dovrebbe poter disporre di sostanziosi stanziamenti finanziari che le consentirebbero di organizzare eventi con caratteri di valore culturale tale da poter divenire polo e meta di numerosi interessati? Ma quanto costerebbe ciò alla comunità? Milioni di Euro miei devoti soldati, e non sto gonfiando. Basta e avanzano i seguenti esempi. Castello di Rivoli di Torino e il museo Pecci di Prato. Il primo per ritagliarsi una buona dose di credibilità in ambito mondiale ha profuso miliardi di vecchie lire raccolte grazie a un generoso sostegno da parte di un gruppo industriale torinese. Ma non solo: si è avvalso di presenze locali produttrici della famosa Arte Povera che tanto successo ha riscosso nel mondo. E ancor oggi vive e vegeta non certo con i tickets delle entrate, seppur non poche, ma per il sostegno delle finanze provenienti dai privati. Il secondo che non ha potuto avvalersi di congrue sovvenzioni tira a campare esibendo qualche mostra tanto per dire che non è inattivo. Altri esempi ancora: il neonato museo di Rovereto. Investimenti sontuosi che se non saranno replicati si troverà a far compagnia al Pecci anche pur con la presenza di un Depero in più. Che dire poi del Palazzo delle Albere di Trento? Qualche mostra lo ha animato ma ora si è quasi defilato dai tragitti della contemporaneità. E poi per rimanere nella nostra terra di regione potremmo citare la galleria d'Arte Contemporanea di Bologna che certamente non gode di alta frequentazione. Là dove altri son falliti noi vinceremo, potremmo affermare miei coraggiosi combattenti. Ma seppur animati da granitica audacia una domanda vi pongo senza che dobbiate pensare a un accenno di viltà: chi ci fornirà le finanze per dotarci di armamenti in grado di sbrecciare il fronte duro dell'attualità? E dedicare tutto questo spazio ai nascosti beni della Ricci Oddi non sarebbe come metter monete false in uno scrigno di foggia d'oro massiccio? La follia di cui io sono accusato sarebbe vera e propria sanità al cospetto di tanta anormalità. E allora che fare? Eh, saperlo esatto è ardua impresa e per tal ragione porto d'esempio quel che fu fatto con la Caserma della Neve. Il governatore allora in carica pensò a una cittadella dell'arte con tanto di ateliers e aspiranti artisti. Poi gli subentrò qualcuno ispirato e tale storico edificio divenne sede di una Facoltà universitaria. Una scuola, sede nella quale, parafrasando il mio amico Romano, si dovrebbe anche far cultura. Cultura non speculativa.
Orazio e Marcello non trovan parole per ribattere ma solo pongon domanda scontata: che fare allora?
Non posseggo risposte per me e non so liberar i miei enigmi da lacci e nodi. Solleverò nel modo che mi si addice soltanto quesiti ai quali altri oracoli sapranno dar responso.
La nostra città può proporsi a divenir meta di interesse per la comprensione della contemporaneità? Non parrebbe imprudenza miei cari gendarmi? Si son forse individui privati, società, enti pubblici o benefici in grado di dedicare risorse finanziarie (2 milioni di euro per anno) in grado di garantire un lancio graduale ma rassicurante dell'attività espositiva? Vi son forse i presupposti ossia scuole d'arte visuale di grado tale che possan preparar la base per fornir materia idonea al mutamento di mentalità? Il liceo, seppur non dormiente, è scuola bastante a formar alunni desti e vispi che domani sapran invertir la rotta della cittadina staticità culturale? Non sarebbe forse più opportuno dare spazio a scuola che senz'altro mal non farà e costerà tanto meno alla comunità? Se proprio non si vuol far dono di ospitalità alla Nicolini, perché non instaurar un'accademia d'arte visiva? Non sarebbe forse scuola che incrementerebbe il tasso di culturalità e diverrebbe il collegamento naturale che dal "pianerottolo" del liceo porterebbe gli studenti sulla scala della specificità senza trasferte faticose e onerose?
Tutto questo lascio a voi per meditare e dissertare al finché la notte scorra veloce. Buonanotte.
Debagios