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Sabato 11 Gennaio 2003 - Libertà

Mostre - Calza, dall'infanzia all'astrattismo

"Svelamenti" a Palazzo Farnese e al Laboratorio delle arti

Prosegue fino al 18 gennaio la mostra di Maurizio Calza, in contemporanea nelle sedi di Palazzo Farnese e al Laboratorio delle Arti di Vicolo del Pavone, in via Giordano Bruno, col contributo di Fondazione di Piacenza e Vigevano Comune e Provincia. Un solo titolo per entrambe le esposizioni, "Svelamenti": dalla "Rivelazione" alla apologia del "Dio del giusto orgoglio", opere dal 1987 al 2002. Ho conosciuto, per la prima volta, il pensiero e l'opera di Maurizio Calza nel 1998, quando espose al circolo culturale Elefante Rosso. Fin da allora, ebbi con lui alcune conversazioni attorno al suo concetto di arte. I nostri discorsi partirono da Borges, sublime autore che certamente riassume il percorso etico racchiuso nelle installazioni di "Svelamenti". Un autore, Borges, che torna a introdurre il bellissimo catalogo della mostra con scritti di Eugenio Gazzola, Roberto Tagliaferri, Sergio Signorini e Barbara Tosi. La vetrina è il percorso dell'artista giunto fino a questo momento: presso il laboratorio si possono cogliere scorci di cortili, particolari dei luoghi d'infanzia rimasti impressi nella storia dell'anima mentre al Farnese ci si ritrova ad ammirare grandi rappresentazioni astratte e simboliche: la serie di lavori "mater matuta" inneggia al "giusto orgoglio" scaturito dalla vita. Le panciute protuberanze si levano a rappresentare non solo figli in carne ed ossa ma "figli-pensieri", "figli-dolori", "figli-memorie". Sagome di luci ed ombre caratterizzate dal movimento impercettibile di infiltrazioni, raggi di luce tra cupe tonalità - che stanno, figurativamente, alla letterarietà poetico-filosofica degli scritti di Borges e rappresentano entrambi i lati della natura umana: crudeltà e speranze, serenità ed ombre. Questo legame indissolubile, eros e tanatos, da sempre naviga senza sosta e senza meta l'anima degli artisti. A questo proposito, Maurizio Calza sostiene che "l'arte contemporanea solo apparentemente attinge al profondo, alla ricerca di Dio da cui apprendere lo spirito e le forze nuove.." C'è, dunque, una profondità intrinseca, non "sacralità del sacro" ma "del pensiero e delle carni". Quel che immediatamente cattura delle grandi installazioni, che contrastano in disarmoniosa armonia con le mura dei locali farnesiani, è una scossa che procura sensi di turbamento. Le opere di Calza sono opere in movimento, che non si limitano a colpire ma parlano nel tempo, caratteristica che ne connota il valore. La sua è un'arte contemporanea, fin dagli anni '70 mossa sulla scia delle correnti neo-espressioniste, non inseribile in quella filo-americana ma in un pensiero europeo. Non è un arte semplice ma, per questo, affascina e spinge a ulteriori approfondimenti. Scaturisce dalle prime bozze del pittore, disegni che solo nell'assunzione formale si rivelano, via via, all'artista stesso. Un "artigianato delle mani e del pensiero" che, a un certo punto, abbandona i bozzetti e sgorga spontaneo in tutto il suo essere. L'utilizzo dei colori è tragico poichè il pensiero non è camuffato. Per questo la creatività è illogica e la percezione muta lo sguardo ancor prima che questo possa essere circostanziato. Qui sta la contraddizione che ci è compagna ed è sinonimo di spinta, flusso, "vita-morte-vita".

Eleonora Bagarotti

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