Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
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Venerdì 10 Gennaio 2003 - Libertà

Riflettori accesi su Alberto Cavallari

L'omaggio al piacentino illustre è previsto per la prossima primavera. Inviti a nomi importanti: da De Bortoli a Magris? Convegno nazionale della Fondazione dedicato al giornalista

"Addio a Cavallari, giornalista e galantuomo", così intitolava "Libertà" il 21 luglio 1998 per l'ultimo saluto alla "penna" giornalistica più famosa a cui Piacenza avesse dato i natali. Cavallari era morto a Levanto il giorno prima, all'età di 70 anni, e la sua scomparsa provocò in città una reazione autenticamente commossa fra i tanti amici. Si mise "in lutto", senza toni convenzionali, anche l'orgoglio dei piacentini per un concittadino illustre che era andato lontano con le sue sole forze. Oggi Cavallari torna a Piacenza rievocato nell'opera e nel carattere da un convegno di portata nazionale a cui si sta dedicando la Fondazione di Piacenza e Vigevano, che si avvale dell'aiuto di un altro giornalista piacentino di rango, Giangiacomo Schiavi del "Corsera".
L'evento è previsto in primavera e nasce da un progetto coltivato da Giancarlo Mazzocchi, presidente della Fondazione. Anche il Comune avrebbe desiderato collaborare all'avvenimento, ma la Fondazione ha deciso di operare in piena autonomia per valorizzare la figura di Cavallari. Non è noto il parterre dei relatori, tuttavia si sa che sono stati invitati anche l'attuale direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli e lo scrittore Claudio Magris. Già direttore del Corriere della Sera tra il 1981 e il 1984, nel momento più difficile del grande quotidiano di via Solverino, il giornalista ha una vicenda professionale intessuta di rigore e serietà che ben si presta ad illuminare fatti storici salienti e un'etica del giornalismo oggi rara. Nato a Piacenza, dove risiede fino alla fine della Guerra, Cavallari comincia a scrivere sulle Terze pagine di Libertà, poi fa il salto a Milano e inizia la marcia che lo porta al Corsera. Inviato in Ungheria, non ancora trentenne, rischia la vita per quei reportage che informano l'Italia sulla rivolta popolare soffocata nel sangue. Diciannove anni più tardi è il primo giornalista ad intervistare Papa Paolo VI. Poi la sfida di dirigere il Corriere negli anni dello scandalo P2. Pertini lo chiamò: "Se non accetti sei un vigliacco". Ma Cavallari aveva una sola risposta da dare.

Pat.Sof.

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