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Giovedì 9 Gennaio 2003 - La Voce Nuova di Piacenza

L'epoca d'oro del belcanto Dalla Callas a Labò e Poggi

Successo per la serata organizzata dagli Amici della Lirica

Si è parlato dell'era del microsolco nel corso del terzo appuntamento, svoltosi in un affollato auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, dedicato alle voci storiche del Novecento. L'evento, organizzato dagli Amici della Lirica, con il sostegno della Fondazione e della Regione Emilia Romagna, ha visto, come sempre, l'intervento degli studiosi Giorgio Gualerzi e Giancarlo Landini che si sono soffermati sui grandi cantanti d'opera del ventennio del dopoguerra (1951/ 1975 circa). Un periodo nel quale la nuova tecnologia del microsolco permette incredibili miglioramenti nella qualità e nella piacevolezza dell'ascolto: ne sono testimoni l'opera di Wagner e la musica sinfonica che finalmente vengono incise su disco. Ma ad aggiungersi alle novità in campo tecnologico vi sono due fatti artistici importanti: il ricambio generazionale delle voci e il ricambio del repertorio. Se resistono nomi importanti come Mafalda Favero, Tito Schipa, Ebe Stignani, Giacomo Lauri-Volpi, Beniamino Gigli, è pur vero che si affermano cantanti che sono un esclusivo prodotto del "dopoguerra" e di questi Landini e Gualerzi hanno fatto la ormai consueta carrellata sempre affollata di sorprese, in due ore e mezza di ascolto di registrazioni eccezionali.
Gualerzi ha sottolineato, nella sua iniziale prolusione, come una serie di occasioni celebrative introducano nuovi titoli e nuove mode nel mondo dell'opera: le ricorrenze legate al centenario delle guerre di indipendenza e poi del Regno d'Italia (1961) in particolare permettono l'affermarsi dei titoli di Verdi che sfondano in tutti i teatri.
Il centocinquantesimo anniversario della nascita di Rossini (celebrato in ritardo di dieci anni perché coincidente con il periodo di guerra) e la ricorrenza della sua morte (1971) permettono anche una "Renaissance rossiniana" garantita dalla scuola americana, "fornace" di splendidi soprani con la giusta struttura e tecnica per l'interpretazione dei personaggi del musicista di Pesaro.
Gli anni '50 si aprono nel nome di Maria Callas di cui Landini esalta la potenza, la competenza musicale e di coloritura, per l'incisività, quasi verista, da cantante "temperamentosa", applicata al repertorio del "bel canto". Subito contrapposta alla Renata Tebaldi del suo periodo sublime: gli anni 45/50, prima del suo stabilirsi in America al "servizio" del Metropolitan. Landini ha sottolineato la gran voce di questa soprano e fa ascoltare la sua Desdemona in Otello alla Scala nel 1948 con la direzione di De Sabata. Fra un aneddoto e un disco la serata scorre veloce: Magda Oliviero, splendida interprete di Adriana Lecouvreur, Clara Petrella esemplare per la sua arte scenica e capace grazie alla tecnica di dar luogo a fantastiche soluzioni pur in un contesto di "povertà vocale", e le straniere Flagstad ed Elizabeth Schwarzkopf.
Fra i tenori Del Monaco, Di Stefano, di quest'ultimo evidenziata la naturalezza, il carisma inequivocabile, la voce rotonda, dorata, vellutata, che Landini definisce mediterranea, evidenziandone anche la completa assenza di metodo del canto, ma che invariabilmente conserva fragranza e fascino unici. Viene poi una seconda generazione con Franco Corelli e Carlo Bergonzi, entrambi interpreti verdiani: il primo magnifico per il suo squillo eroico, il nerbo del fraseggio, il gusto di saper effettuare un collegamento con la tradizione ottocentesca letta in chiave moderna, unica voce di tonnellaggio drammatico ad esser capace di una mezza voce che dà i brividi per la capacità di essere dolcissima e virile al contempo. Il secondo meritevole di aver ripulito la vocalità verdiana da esagerazioni come la troppa enfasi. Vengono fatte ascoltare anche Leontin Price, Montserrat Caballè, Marilyn Horne e la Sutherland, e fra i baritoni Ettore Bastianini (da rivalutare per la sua capacità di accostarsi al neo romanticismo affermatosi poi con Bruson) e poi ancora nominate la Cossotto, la Simionato, e la grande Renata Scotto oltre a bassi e baritoni fra cui Dieter Fischer-Dieskau.

Marina Chiucchiuini

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