Domenica 1 Maggio 2005 - Libertà
Stasera in concerto con l'Orchestra Sinfonica "Toscanini" e la violinista Borrani
Municipale, Boncompagni rilegge Ciaikovskij il maestro: "Nella musica ci si incontra, come nell'amore"
La violinista Lorenza Borrani sarà protagonista del concerto che stasera alle 21 andrà in scena al Teatro Municipale, per la stagione concertistica curata dalla Fondazione Arturo Toscanini. Sul podio dell'Orchestra Sinfonica "Toscanini" non ci sarà lo spagnolo De Burgos, come annunciato nel programma stagionale, ma il maestro Elio Boncompagni. Elio Boncompagni ha studiato a Firenze violino e composizione, ha seguito corsi di direzione d'orchestra con Franco Ferrara e vinto il concorso internazionale per direttori d'orchestra alla Rai di Milano. Per quattro anni è stato primo direttore all'Opera Nazionale di Bruxelles, dirigendo anche tournée a Parigi e Vienna. Per due anni è stato direttore stabile per il repertorio italiano all'Opera Reale di Stoccolma, e quindi direttore artistico e direttore stabile al Teatro San Carlo di Napoli, organizzando e dirigendo per tre stagioni opere e concerti sinfonici e realizzando, fra l'altro una nuova produzione, della Tetralogia di Wagner. È stato per 5 anni direttore stabile per il repertorio italiano alla Wiener Staatsoper e ha diretto nei più grandi teatri europei: Deutsche Oper Berlin, Deutsche Staatsoper Berlin, Bayerische Staatsoper München, Staatsoper Hamburg, Teatro Comunale di Firenze, Théâtre de l'Opéra a Parigi. Ma il Maestro Boncompagni è salito anche sul podio in Usa, Australia, Canada, ecc. Ha collaborato con solisti come Salvatore Accardo, Isaac Stern, Eugen Istomin, Claudio Arrau, Maurizio Pollini, Pierre Rampal, Pierre Fournier, Michaela Ursuleasa, Frank Peter Zimmermann, Mischa Maisky. E' stato inoltre docente ai conservatori di Pesaro e Perugia, al Conservatorio reale di Bruxelles e alla Indiana University di Bloomington. Dal '96 al 2002, è stato direttore generale della musica della città di Aquisgrana, direttore artistico dell'Orchestra Sinfonica di Aquisgrana per i concerti, direttore musicale nel teatro d'Opera (dove ha realizzato le produzioni di Boris Godunov, Il Trovatore, Turandot e Tannhäuser, tra gli altri) e direttore artistico del Coro. Ha realizzato ad Aachen 40 programmi sinfonici e ha al suo attivo una vasta e prestigiosa esperienza di registrazioni discografiche. E si potrebbe anche continuare... Maestro, Lei ha un curriculum incredibilmente ricco: come si trova con un'orchestra italiana come la "Toscanini"? "Molto bene. E' davvero di ottima qualità, il suono è molto bello. Lo dico sinceramente, considerando che nella mia vita ho collaborato, più o meno, con 150 orchestre. E' un piacere lavorare con loro". Ho notato che ha diretto ogni genere di repertorio, sia sinfonico che operistico. Per quanto riguarda quest'ultimo, direi che non si è limitato ai miti della storia musicale italiana.. "Ha ragione e avrà notato che il mio percorso di lavoro è stato particolare. Sono state cinque le mie tappe fondamentali come direttore stabile, ma per il resto ho viaggiato in tutto il mondo - ad eccezione dell'Africa e della Cina - e ho diretto ovunque. Per questo motivo, mi sono potuto permettere quello che molti direttori italiani (a parte i "grandi") spesso non possono permettersi ossia di spaziare su molti repertori. In campo operistico, non solo ho diretto operisti italiani, anche se li amo molto, ma nel mio curriculum, fin da giovanissimo, ho avuto modo di dirigere Wagner. E ne vado fiero. In fondo, sono un italiano che però vive in Italia da soli tre anni. Ora vivo qui e faccio i conti con la realtà italiana musicale, che ultimamente, come vediamo tutti, è quella che è. Ma non è il caso di parlarne...". Al di là delle specifiche polemiche avvenute recentemente alla Scala, ritiene più importante che sia l'orchestra ad andare incontro all'autorità del direttore o il direttore a doversi uniformare, a seconda degli orchestrali che dirige nell'una o nell'altra nazione? "Ma... la musica è come l'amore! E' un incontro tra due persone, in cui ognuno deve fare la sua parte. Guardi, un conto è l'autorità del direttore d'orchestra, che occorre senz'altro nel nostro mestiere. Un altro è l'essere disponibili a percorrere, insieme all'orchestra, un cammino. Se, ad esempio, io ho un'idea precisa su una cosa, posso però modificarla o cambiarla. Altrimenti il suono diventa più duro. Questo accade anche con la "Toscanini" e con Lorenza Borrani, una violinista di talento di cui tutti vanno giustamente fieri. Ma anche con tutti gli orchestrali, con i quali proporrò la Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 di Ciaikovskij, una partitura impegnativa, che ho diretto molte volte e ogni volta ho vissuto un'esperienza diversa". C'è un aneddoto che ricorda, in particolare, sulla Sinfonia n.4? "La volta in cui mi trovavo a Cracovia. Alla fine della Sinfonia, finiti gli applausi, mi si avvicinò una vecchina molto gentile, che mi abbracciò parlando in russo, lingua che io non capivo. La ringraziai comunque. Quando se ne fu andata, il primo violoncello, in inglese, mi disse: "Ti hanno appena detto che hai colto pienamente lo spirito della Sinfonia. Hai ricevuto complimenti molto speciali. Sai chi era quella donna?". Naturalmente non ne avevo idea. Lui disse: "La vedova di Prokofiev". Da allora, questo è divenuto uno dei ricordi più cari".
Eleonora Bagarotti