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Venerdì 28 Febbraio 2003 - Libertà

Tappeti, l'incanto delle geometrie e colori d'Oriente

Seconda lezione di Armani per il Fai

L'incanto delle geometrie e dei colori dell'Oriente hanno ancora una volta catturato il pubblico intervenuto ieri alla Fondazione per le conversazioni sull'arte del tappeto organizzate dalla delegazione di Piacenza del Fai. Se nel primo incontro Achille Armani di questi preziosi manufatti artigianali aveva solo parlato, nel secondo appuntamento gli intervenuti hanno potuto osservare dal vero (e toccare con mano) la bellezza di alcuni esemplari della collezione raccolta da Armani e Alberto Binecchio. Ad introdurre nell'atmosfera sognante e sospesa, da "Mille e una notte", che è spontaneo associare a questi manufatti orientali, un brano tratto da "La primavera di Cosroe" di Pietro Citati. Il capo delegazione della sezione piacentina del Fai, Domenico Ferrari, ha così ricordato come, nella finzione letteraria e probabilmente anche nella realtà, l'imperatore persiano si difendesse dai rigori dell'inverno, in una Ctesifonte imbiancata di neve, facendo stendere nel suo palazzo un tappeto. Cosroe contemplava i giardini stilizzati che cancellavano la sensazione di freddo e di gelo, preannunciando già il calore della primavera.
Sensazioni simili a quelle suscitate ieri dall'inconsueta sfilata di tappeti, aperta dal vivace rosso aranciato di un raro Malair persiano e chiusa dalla solarità gioiosa di un altrettanto eccezionale tappeto marocchino. Tra i due, una serie rappresentativa delle principali tipologie di tessuti, quasi tutti lavorati a nodi, suddivise per area geografica di provenienza. Ovvio che, visti i tempi limitati, Armani abbia solo accennato ad alcuni dei tanti temi sollevati. "L'ideale sarebbe poter organizzare mostre a tema, perché quello dei tappeti è veramente un ricchissimo universo che, oltretutto, proviene da culture molto diverse dalla nostra e dunque non sempre di facile lettura". Quelli che per un profano sembrano semplici motivi geometrici, dettati dall'estro dell'artigiano-artista, Armani spiega che sono invece parole di un discorso simbolico, sviluppato lungo l'intera superficie: "Il tappeto è come un libro. I simboli, però, analogamente alle parole, hanno sfumature di significato diverse a seconda del contesto. E questo complica ulteriormente la decifrazione". Tra i pezzi più pregiati, un tappeto da preghiera in seta, dalle inconsuete tonalità ocra terrose, con la caratteristica stilizzazione della mihrab, la nicchia che nelle moschee indica la direzione della Mecca. "Di solito i tappeti da preghiera sono di Ghiordes, dunque turchi e dal colore violaceo. In questo caso siamo invece a Tabriz, in Iran". Un delicato capolavoro giocato su due toni di blu, con eleganti fiori chiari, proveniva invece dalla Cina. Un caleidoscopio di colori negli esemplari russi, di solito appesi alle pareti delle case.

a.ans.

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