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Martedì 31 Maggio 2005 - Libertà

Nasce una commissione per il volontariato

Si è completato il consiglio di amministrazione dell'Istituto di via Sant'Eufemia. Cavanna e Reggiani entrano nella giunta della Fondazione

L'oncologo Luigi Cavanna e l'avvocato Giorgio Reggiani, ex sindaco di Travo, sono i nuovi consiglieri d'amministrazione della Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'elezione è avvenuta ieri nel corso di una riunione del consiglio generale dell'istituzione di via Sant'Eufemia incentrata anche questo importante adempimento. Il consiglio di amministrazione è, di fatto, la giunta esecutiva della Fondazione, vale a dire l'organismo decisionale che attua le indicazioni generali del "parlamentino", svolge quindi un'azione di grande delicatezza. L'elezione di due membri si era resa necessaria dopo le dimissioni presentate sei mesi fa da Giuseppino Molinari e a seguito dell'elezione dello stesso Marazzi - che del Cda faceva parte -alla presidenza. Sei devono essere i consiglieri del cda, attualmente composto dal vigevanese Pietro Torielli (vice-presidente), da Pietro Bragalini, Umberto Chiappini e Donatella Ronconi, a cui si aggiungono Cavanna e Reggiani. Resta sospesa la nomina di un vice-presidente vicario tra i piacentini e andranno riempite anche le due caselle rimaste vuote del consiglio generale, con nuove cooptazioni. Come da statuto, i due nomi sono stati proposti da Marazzi, è seguita la votazione a scrutinio segreto che non ha prodotto quel consenso unanime ottenuto da Cavanna e Reggiani quando furono appunto "cooptati" dal consiglio generale, termine che si applica a chi entra in consiglio per consenso generale e non per indicazione di enti o istituzioni. Cavanna stavolta ha ottenuto quattordici voti a favore, otto le schede bianche (su un totale di 22 votanti, assenti Giancarlo Mazzocchi e Sandro Loschi), una in più rispetto a Reggiani che ha avuto anche un voto contrario.
Chi ipotizzava un consenso plebiscitario, pari a quello ricevuto solo pochi mesi fa dai due, è rimasto deluso. E il presidente Marazzi non ha taciuto un certo rammarico, ma si è anche detto certo che dai nuovi membri arriverà un grosso contributo, sottolineando però che non è piacevole osservare che esistono ancora schieramenti che rispondono a logiche politiche o partitiche, alludendo a vecchi scenari di contrapposizione che si videro alla sua elezione.
C'è anche chi, come il consigliere Renato Zurla ha invitato Marazzi a leggere il voto in positivo, non una divisione tra maggioranza e minoranza, ma piuttosto un atto di fiducia. Altri osservatori mettono in rilievo l'assenza di un diretto esponente del Comune di Piacenza nel cda della Fondazione, pronti ad interpretare questo fatto come un equilibrio ancora non pienamente raggiunto con l'istituzione locale, e tuttavia ieri il clima in consiglio è stato definito buono da chi via ha partecipato.
Stefano Borotti (consigliere indicato dal sindaco), a margine ha fatto sapere di essere dispiaciuto che Marazzi sia uscito amareggiato dall'incontro, "ma le opinioni sono tutte da rispettare". "Per ora i problemi che ne hanno accompagnato l'elezione non sono risolti. Speriamo per il futuro, perché le divisioni indeboliscono la Fondazione e la stessa azione del nuovo presidente" dichiara. Altre sembrano però le preoccupazioni vere del governo della Fondazione, anzitutto la "strenua difesa" del patrimonio. Il capitale - ha spiegato Marazzi - ha subìto una forte erosione. Pare che dal '99 ad oggi il decremento del "valore reale" sia pari a 54 milioni di euro. Per contro, si lavora a racimolare quanto non speso in erogazioni in un fondo di stabilizzazione che risulta utile di questi tempi. Una prima relazione sull'andamento quadrimestrale del 2005 mostra previsioni di redditualità più positive del previsto, ma le proiezioni sul futuro non sono rosee. E insomma, su questo versante "difensivo" gli sforzi sono massimi. Un passaggio significativo: Marazzi intende varare una commissione per il volontariato in seno alla Fondazione. La prima di altre che verranno, per coinvolgere attivamente il consiglio generale, e dalla quale il presidente si aspetta - una volta costituita - una disamina su progetti strutturali, a proiezione triennale. E sui progetti importanti che lasciano il segno sembra orientarsi la Fondazione per usare le sue risorse, in proporzione maggiore rispetto alle erogazioni "a pioggia" del passato.

Patrizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it

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