Mercoledì 19 Febbraio 2003 - Libertà
"Daremo una casa ai malati terminali"
Primo incontro per costruire un progetto condiviso che comporta un luogo fisico ma anche servizi a domicilio. Comune, forze del privato sociale, Ausl insieme per l'hospice
L'hospice si farà. Come e quando è prematuro dirlo. Ma Piacenza, nelle sue forze sociali e istituzionali, ha detto sì ad un progetto da molti condiviso, che proprio ieri ha mosso il primo passo, attraverso il tavolo di lavoro convocato dal Comune. Palazzo Mercanti si propone quale regista e promotore del percorso da compiere, come ha spiegato Leonardo Mazzoli, l'assessore ai Servizi sociali, ma gli attori in gioco sono tanti. Nella sede circoscrizionale di via Taverna si è tenuto il faccia-a-faccia tra i soggetti più direttamente coinvolti: erano presenti, fra gli altri, Francesco Ripa di Meana, direttore dell'Ausl, gli ex primari ospedalieri Rodolfo Canaletti e Renzo Ruggerini, don Franceschini, direttore della Caritas, Stefano Borotti, a nome della Confcooperative, Giovanni Tosca, direttore della scuola infermieri. Tutti sono concordi nell'opportunità di dare risposta ad un bisogno sentito da Piacenza: una casa e un tipo di assistenza adeguato per i malati terminali, tutti hanno qualcosa da offrire e non sono le risorse la prima urgenza messa sul tappeto, quanto piuttosto la necessità di definire che tipo di intervento occorra. Ragion per cui, il 12 marzo si riunirà un tavolo strettamente tecnico per arrivare a costruire materialmente il progetto.
"Il Comune ha voluto verificare le disponibilità in campo - ha premesso Leonardo Mazzoli - l'idea elaborata con il sindaco Reggi è quella di usare una modalità tipica della Chiesa piacentina: realizzare un'opera segno, un'opera concreta ma di forte valenza simbolica". Mazzoli spera che il progetto possa entrare nel Piano strategico e lì trovare una condivisione ancor più ampia e risorse. Due i problemi da affrontare: la realizzazione materiale (come e dove costruire questa accoglienza) e la gestione (chi se ne farà carico?). Un forte apprezzamento arriva da Francesco Ripa di Meana, convinto che questo servizio debba avere una parte sanitaria ma sopratutto una parte sociale. La Regione Emilia Romagna ha accolto il progetto dell'hospice all'istituto Andreoli di Borgonovo (finanziato con un miliardo e 400 milioni di vecchie lire) ma è "riduttivo" pensare che possa bastare, Piacenza, dice, esprime un bisogno più forte. Ripa di Meana scarta però l'idea del reparto ospedaliero dedicato, o della clinica dove collocare posti letto, né pensa all'hospice come a un puro costo sanitario (valutato in Regione 64mila euro all'anno a posto letto). "Voglio ascoltare invece le proposte che arrivano dalla città, la "pietas" messa in campo su questo progetto...". L'Ausl non si tira indietro, ci sarà, anche per convogliare organizzazione e valutare risorse, ma non vuol "mettere in timbro" su uno slancio che deve nascere coralmente dal tessuto della società civile. Una di queste è senz'altro la voce del professor Rodolfo Canaletti, presidente della Lega per la lotta contro i tumori, che ha spiegato la sua idea di una casa-albergo, da realizzare con le disponibilità economiche di una eredità lasciata all'associazione. "Non un luogo di carattere sanitario ma dove vi sia anche l'assistenza dell'Ausl, con medico e infermieri". Stefano Borotti (Confcooperative) è "ottimista" sulla riuscita del progetto, sottolinea il bisogno di questo servizio, suggerisce il coinvolgimento della Fondazione e lancia l'idea di costituire una società per l'hospice tra tutti i soggetti, per agire con l'agilità del privato e il senso di responsabilità del pubblico. Renzo Ruggerini, presidente di Ucupad Onlus rinnova la disponibilità della sua associazione a mettere a disposizione volontari e una quindicina di infermieri professionisti in pensione. Anche Giovanni Tosca, direttore della scuola infermieri, a nome del suo gruppo San Martino, mette energie a sostegno del progetto, che richiede la competenza e la preparazione di figure specializzate. E infine la Caritas risponde all'appello, nel rispetto delle convinzioni di ciascuno, per sorreggere malati e familiari.
Patrizia Soffientini