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Lunedì 17 Febbraio 2003 - Libertà

Ancora una missione verso Zenica

Fiorenzuola Oltre i Confini in Bosnia per aiutare i bimbi cardiopatici

Fiorenzuola - L'incontro con un bambino di 13 anni, fuori da una scuola di Maglaj, in Bosnia, e quello con una giovane donna in cinta, nel campo profughi di Kuches, in Albania. Così, attraverso semplici incontri, inizia l'impegno dell'associazione "Fiorenzuola Oltre i Confini" per fornire a bambini malati le cure mediche che non si trovano nei paesi d'origine. L'associazione era nata per portare aiuti materiali alle popolazioni ferite dalla guerra in Jugoslavia prima, in Kosovo poi. Non ha mai smesso di farlo, e a giugno partirà un nuovo contingente alla volta dell'orfanotrofio di Zenica (Bosnia), dove si sta costruendo una palestra grazie a finanziamenti della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Negli ultimi anni si è intensificato l'impegno per l'assistenza sanitaria a bambini cardiopatici o affetti da gravi malformazioni , che vengono ospitati alla Piccola Casa della Carità, prima e dopo gli interventi chirurgici di cui hanno bisogno per sopravvivere. Sono ormai una trentina i bambini - albanesi, kosovari, yemeniti, e bosniaci - condotti a Fiorenzuola, e operati grazie alla collaborazione con la Pediatria di Fiorenzuola (il primario dottor Ettore Pedretti dell'associazione "Bambino cardiopatico"), la direzione dell'Ausl di Piacenza, la Regione Emilia-Romagna, il segretario regionale della Cisl pensionati, Sandro Loschi (oggi presidente onorario di "Fiorenzuola oltre i confini"), il dottor Filippo Guglielmo dell'ufficio immigrazione della questura di Piacenza. Tra questi bambini c'è Armin, il ragazzino di 13 anni incontrato fuori dalla scuola bosniaca di Maglaj, magro, malfermo sulle piccole stampelle. "Parlava l'italiano - ricorda Luigi Danesi, il presidente di "Fiorenzuola oltre i confini" -. Ci spiegò di essere affetto da emofilia, e decidemmo di aiutarlo: prima inviando il medicinale, il fattore otto, alla sua famiglia, poverissima, poi portandolo in Italia perché fosse operato". E così Armin nel 1998 arrivò per la prima volta a Fiorenzuola, fu operato al centro malattie emorragiche di Fidenza, restò a Fiorenzuola un intero anno. Oggi ha 18 anni, abita a Fiorenzuola, è assistito dal punto di vista medico e ospitato dai volontari dell'associazione: la famiglia Mutti di San Protaso e la famiglia Ponti di Fiorenzuola. Armin frequenta il terzo anno dell'Istituto professionale, ed è rappresentante di classe. Ha ancora bisogno di assistenza invece il piccolo Ramiz: "La nostra mascotte" lo chiama Luigi Danesi. Ramiz, 4 anni, è il figlio di quella madre kosovara (di nome Kismete) incontrata nel campo profughi di Kuches. "Ci lavorava un nostro volontario, Giorgio Ponti - racconta Danesi - che segnalò il caso di questo neonato nato senza organi genitali. Rischiava di morire, la madre aveva già due figli, a soli 24 anni, un marito disperso sulle montagne, e dei suoceri che avrebbero lasciato morire il piccolo disgraziato". Ma Kismete ha tentato il tutto per tutto in Italia, con l'aiuto di tutta la rete attiva nelle azioni benefiche promosse da "Fiorenzuola oltre i confini", compresi alcuni giovani bosniaci come Mirela Salla, interprete. Ramiz oggi è alla Piccola Casa della Carità, insieme alla mamma. Con lui anche due nuovi arrivati: Arsena otto anni, albanese; e Lavdja, 16 anni, che ha gravi problemi agli occhi. Storie che dimostrano una volta di più, quando la solidarietà non conosca confini di sorta.

Donata Meneghelli

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