Venerdì 7 Febbraio 2003 - Libertà
Con Adelphi dall'Europa all'Oriente. "Non è vero che l'Italia è un paese culturalmente depresso"
Testimoni del tempo - L'editore e scrittore ospite ieri sera del secondo ciclo di conferenze alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Incontro con Roberto Calasso, romanziere, saggista, fondatore e presidente della casa editrice
Il secondo ciclo di incontri di "Testimoni del tempo" si è chiuso ieri sera con Roberto Calasso, romanziere, saggista ed editore. Ed è di questa sua ultima attività che si è parlato soprattutto nell'incontro di ieri, essendo egli stato tra i fondatori della casa editrice Adelphi, di cui oggi è presidente. ""Testimoni del tempo" - ha detto Eugenio Gazzola introducendo l'ospite - porta a Piacenza personaggi le cui esperienze hanno incrociato la storia culturale del nostro paese. Per questo vorremmo che Roberto Calasso ci parlasse della storia di Adelphi, una delle poche case editrici che producono cultura". E così Calasso ha raccontato di come, nel 1962, nacque, da un'idea di Roberto Bazler, suo amico e maestro, l'avventura editoriale di questa casa editrice. La particolarità di Adelphi, ha spiegato Calasso, consistette nella decisione di pubblicare dei libri e degli autori centrali, assiali, in rapporto a un'idea di cultura per vasta parte incompatibile con quella dominante allora in Italia. "La cultura italiana - ha raccontato Calasso - era stata modesta, aveva dimostrato poca capacità e volontà di confrontarsi con quello che accadeva in Europa. Questo ci diede un enorme vantaggio editoriale, permettendoci di poter pubblicare cose assolutamente centrali". Un esempio? La prima edizione critica delle opere di Nietzsche, il grande pensatore tedesco che "se oggi è fin troppo trattato e presente in Italia, allora era una goccia avvelenata, non era assolutamente un nome trattabile". In particolare poi, parlando degli esordi della casa editrice, Calasso ha voluto ricordare la figura di Bazler, un uomo non "strano", come si sente sempre dire, ma "geniale". "Le sue stranezze - ha spiegato Calasso - erano Italo Svevo, che fu lui a far leggere a Montale, e Kafka, Joyce, Freud, tutti quelli che oggi sappiamo essere gli autori che contano ma che allora in Italia non si conoscevano". Ed è in questa grande capacità di Bazler che si può ritrovare la linea, il progetto editoriale di Adelphi: riconoscere ciò che è vitale e ciò che non lo è. Praticamente ogni autore dei quasi duemila titoli di Adelphi ribadisce questo concetto, a partire da Alfred Kubin, l'autore di "L'altra parte", il primo volume della Biblioteca Adelphi. "Quando lo pubblicammo - ha spiegato Calasso - ci trovammo contro gli usi del tempo, in cui l'idea di letteratura fantastica era vista con sospetto". Questo per la letteratura. Ma la stessa cosa è avvenuta con la filosofia. Rispondendo alle domande di Franco Toscani, il filosofo, saggista e docente di filosofia piacentino che insieme a Gazzola ha presentato l'ospite, Calasso ha parlato dei filosofi che, come Heidegger, furono pubblicati da Adelphi tra lo sconcerto della realtà culturale italiana allora dominante. E, ancora, la stessa cosa si può dire del pensiero orientale, ben presente nel catalogo Adelphi, ma assolutamente assente dalla cultura italiana. "Con il pensiero orientale ci trovammo davanti uno spazio enorme - ha raccontato Calasso - ma pochissimi orientalisti italiani all'altezza". Per finire, l'editore ha voluto sfatare il luogo comune di un'Italia depressa dal punto di vista culturale, in cui si legge poco. "Noi non abbiamo mai avuto l'appoggio dell'adozione universitaria: i nostri libri sono stati scelti da lettori che volevano leggerli, non da studenti spinti dai professori". "Leggere di per sé non è né un bene né un male - ha concluso Calasso - quel che conta è che esista una facoltà di giudizio, di discernimento. E questa in Italia la si può constatare".
Caterina Caravaggi