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Lunedì 3 Marzo 2003 - Libertà

"Migliorare la vita dei malati oncologici"

Medici a confronto sul problema tumori

All'inizio di un terzo millennio carico di promesse per quanto riguarda i progressi da compiere in campo scientifico, esistono ancora malattie, come le neoplasie, che portano con sé un carico di disagi, sofferenze che si riflettono non solo sul paziente, ma su tutta la sua famiglia. Il tema è stato affrontato l'altra sera all'auditorium della Fondazione in via Sant'Eufemia durante un incontro dedicato a "Il malato di tumore oggi: l'isolamento, la paura, la speranza" promosso dall' Amop. L'Associazione Piacentina Malato Oncologico è nata nel 2002 dall'esperienza di alcuni malati, dai loro parenti e da alcuni operatori sanitari con lo scopo di "Migliorare sempre più la qualità di vita del malato oncologico - come ha spiegato la presidente dell'associazione Maura Piergiorgi - il che significa ambienti accoglienti, attrezzature adeguate, personale medico e infermieristico qualificato, le cure migliori e all'avanguardia. Tutto questo per essere un punto di riferimento per la nostra città e provincia, affinché il malato sappia che all'ospedale può trovare una risposta completa ed efficace alla sua malattia". Occorre velocizzare e razionalizzare i tempi per ridurre l'attesa per effettuare esami e cure, ed ottenere i risultati. "Ma questo non basta - ha sottolineato Luigi Cavanna, responsabile del reparto di Oncologia Medica e Ematologia dell'ospedale di Piacenza - la struttura ospedaliera deve funzionare al meglio, ma non bastano i disegni sulla carta, occorre che i medici e il personale infermieristico siano preparati e motivati". Senza contare il fatto che una delle reazioni immediate dei familiari davanti a una diagnosi di questo tipo è quella di cercare subito le cure più efficaci, i medici migliori. Anche in questo caso - ha proseguito Cavanna - sta a noi cercare di indirizzarli, in modo da evitare una dispersione di energie". Tra i relatori della serata, oltre alla dottoressa Adele Boncordo, responsabile del progetto "Una accoglienza più accogliente", la psicoterapeuta Sandra Steele: "I malati di tumore inizialmente attraversano una fase di shock, di depressione, e di senso di colpa che i medici e i familiari non devono bloccare - ha detto, ricordando la necessità di un sostegno psicologico anche per le famiglie dei pazienti - perché è assolutamente normale. Il malato va ascoltato e rispettato. Attraversando un percorso che ricorda l'elaborazione del lutto, deve poter arrivare da solo all'accettazione del proprio stato e trovare dentro di sé le proprie risposte e risorse".

(p.pin)

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