Sabato 1 Marzo 2003 - La Voce Nuova di Piacenza
"Il giardino diventa anche stile di vita"
"D'estate o di primavera,con la varietà delle sue erbe, e ciascuna adornata dei suoi fiori, questo orto canta meglio le lodi del Creatore". Citazione, questa, che pur essendo presa dal romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa, sembra essere stata appositamente composta per i giardini, vere e proprie opere d'arte, progettati dall'architetto paesaggista Anna Scaravella ,ora raccolti nel libro Geometria e Botanica. Il giardino contemporaneo. Il libro, edito dalla casa editrice Electa a cura di Federica Sala, raccogliendo circa quindici anni di lavoro di Anna Scaravella, ripercorre, in diciotto giardini realizzati per ville private e spazi pubblici - per ognuno dei quali è stata stilata una dettagliata scheda illustrativa accompagnata dalle foto realizzate da Manuela Cerri e Dario Fusaro - la filosofia progettuale della paesaggista, che emerge chiaramente anche dalle parole, raccolte in forma di intervista da Rosaria Zucconi, e dalle citazioni di opere fondamentali per la sua formazione professionale.
A presentare il libro, all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il professor Stefano Fugazza, direttore della Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi,che ha voluto sottolineare come "questo testo, che per la cura e la qualità del lavoro rispecchia la tradizione editoriale della Electa, con il suo stile sobrio ed elegante è altrettanto specchio della formazione architettonica che Anna Scaravella ha acquisito durante i suoi studi in Toscana a contatto con una cultura intellettuale e non intellettualistica".
"Inoltre - ha proseguito il professor Fugazza prima di cedere la parola alla paesaggista - i giardini di Anna Scaravella non sono temporalmente classificabili, come invece accade per i giardini dei secoli scorsi che si presentavano come specchi della disposizione mentale e culturale del tempo. I giardini umanistici e barocchi, per esempio, a differenza dei giardini romantici e dei cosiddetti giardini all'inglese, tipici luoghi di riflessione e meditazione, sono caratterizzati dalla ridondante presenza floreale. Proprio questa caratteristica di atemporalità del lavoro progettuale di Anna Scaravella è forse una delle qualità migliori del suo lavoro, in quanto nei suoi giardini si ha la possibilità di estraniarsi dalla realtà contemporanea, iperveloce e tecnologica, immergendosi in un magico ambiente dove si ha la possibilità di riflettere e raccogliersi nei propri pensieri".
Attenta da sempre a quelli che lei stessa indica come gli elementi fondanti per la creazione dei suoi giardini - il genius loci, ovvero il carattere del luogo, l'architettura della casa cui il giardino si accompagna, nonché le esigenze e lo stile di vita dei committenti - Anna Scaravella concepisce il giardino come "un organismo vivo e facilmente deperibile, ma allo stesso tempo un ambiente da vivere e non da ammirare". In questa ottica diventa quindi fondamentale per la Scaravella il rapporto che dovrà intercorrere sia fra l'ambiente preesistente (la casa o eventuali strutture stabili) e il giardino, sia fra l'organizzazione architettonica del giardino e la parte botanica di questo. "Studio i miei giardini in primo luogo dal punto di vista architettonico, mi interessa il lato strutturale del giardino, e solo in un secondo momento penso al lato botanico, che comunque è di fondamentale importanza essendo essa stessa architettura come dimostra il mio intervento, curato con la collaborazione dell'architetto Marina Mezzadri, alla Galleria Ricci Oddi. Al centro del cortile interno abbiamo posto un melograno trovato in un vivaio di Chiusi dopo una lunga e accurata ricerca, poiché volevamo una pianta che avesse determinate caratteristiche scultoree in modo che si armonizzasse con l'architettura pensata da Arata".
L'armonica fusione fra giardino e stile di vita del committente è una delle qualità del lavoro di Anna Scaravella. "Quelli che progetto sono giardini da abitare in cui penso zone adatte per la sosta, pergolati, panche, amache, il giardino della Teresa, a San Polo di Piacenza, ne è un esempio. Per questo sarebbe opportuno lavorare direttamente con l'architetto durante la progettazione della casa, in modo da privilegiare tutte quelle zone, come il soggiorno, che sono per antonomasia le più visibili".
Un'altra componente che caratterizza i giardini progettati dalla paesaggista piacentina, è il fattore artistico che si manifesta in tutta la sua pienezza nel piccolo giardino (35 metri quadrati appena) del Cavedio della Banca di Piacenza. "Seguendo l'andamento curvilineo delle vetrate ho pensato all'inserimento di siepi di bosso per il giardino e ad un disegno ondulato per la pavimentazione calpestabile, realizzata in ghiaietta cementata nella quale sono stati inseriti dei ramages (piccole tessere di marmo) policrome. Questa è la dimostrazione di come anche in uno spazio limitato si possa creare un ambiente non solo gradevole e vivibile, ma anche artisticamente rilevante".
robis