Martedì 18 Marzo 2003 - Libertà
Il sotterraneo è il più grande della città, nel XVII secolo la chiesa ospitava cento monaci
Dopo il recupero degli armadi monumentali. "Presto partiranno i lavori di restauro del coro della cripta"
I monaci di San Sisto commissionarono nel marzo del 1632 allo stuccatore Giovan Angelo Galassini la decorazione del luogo dove si conservavano i paramenti, gli arredi sacri e i libri liturgici e dove i sacerdoti si vestivano prima delle celebrazioni. I benedettini erano all'epoca circa 100, per cui non meravigliano le dimensioni eccezionali della sacrestia, formata da due ambienti, il primo probabilmente del XVI secolo, il secondo, che sembra una piccola chiesetta divisa in tre navate da pilastri, edificato tra il 1630 e il 1632. Entro la fine dell'anno successivo la decorazione a stucco doveva essere ultimata, tant'è che l'artista ricevette il saldo finale dai religiosi nella primavera successiva. "I benedettini - precisa il parroco don Formaleoni - erano grandi liturgisti". Su pilastri e lesene ecco comparire non solo strumenti musicali ed insegne, laiche ed ecclesiastiche, ma anche paramenti liturgici, come la pianeta indossata dal celebrante, (dopo il Concilio Vaticano II sostituita quasi sempre dalla casula), e la tunicella vestita dai diaconi. Se il recupero della sacrestia, che ha compreso anche il restauro dei monumentali armadi lignei, conclusosi lo scorso novembre, ha segnato un importante capitolo nella valorizzazione e conservazione del patrimonio artistico-culturale piacentino, un nuovo fondamentale impegno attende ora la parrocchia. "Grazie al generoso contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano - spiega il parroco - inizieranno presto i lavori di restauro del coro della cripta, la più vasta della città".
a.a.