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Venerdì 14 Marzo 2003 - Libertà

Suggestivo viaggio nella civiltà contadina

Volume di Borghi in Fondazione. I mulini della Val Tidone

Nonostante il trionfo planetario di Internet la civiltà contadina ancora esercita fascino e nostalgia. I mulini sono, forse, una delle testimonianze più alte di quell'economia essenzialmente agricola fino a pochi decenni fa ossatura della nazione; ed i mugnai erano personalità di spicco, raccordo fra agricoltura e distribuzione del prodotto semi-finito. Il piacentino Fausto Borghi ha avuto la grande intuizione di ripercorrere, con suggestivo corredo fotografico ed apparati via via poetici, narrativi e folkloristici, questo singolare aspetto del mondo agricolo in un libro con finalità non solo documentarie ma anche storiche e scientifiche, Mulini e mugnai della Val Tidone, pp. 142, presentato ieri alla Fondazione di Piacenza e Vigevano dal giornalista e scrittore Fausto Fiorentini e dall'amministratore delegato di Piacenza Turismi Franco Carlappi. I mulini, architettonicamente e figurativamente, erano infatti strutture caratteristiche innanzitutto per la posizione strategica, indubbiamente privilegiata per la vicinanza a corsi d'acqua, fonte di energia "pulita" in epoca pre-industriale; particolari necessità tecniche ed esigenze di eseguire specifiche operazioni configuravano, poi, tipologie piuttosto articolate ed ambienti con forte caratterizzazione formale. Le numerose foto di mugnai con le loro attrezzature documentano con convinzione fatica, sforzi ed infiniti sacrifici compiuti da persone umili e laboriose consapevoli dell'utilità del proprio lavoro e dell'importantissimo servizio garantito alla comunità. Questa pubblicazione è, dunque, originale contributo alla conservazione di un ingente, ancorché sottovalutato e sconosciuto, patrimonio architettonico troppo spesso abbandonato ad un'inarrestabile distruzione volontaria, casuale, naturale o per ridestinazione funzionale. La tutela di questi complessi nasce da un implicito riconoscimento di valore in base a tradizione, peso e portata storica di fabbriche più o meno significative, quindi legittimità storica frutto di identificazione e continuità passato-presente. Ma è anche recupero di archeologia industriale e cultura materiale in linea con tutte quelle tendenze che, dagli anni '70, oltre accademismo filologico e neo-storicismo idealistico, hanno valorizzato la produzione minore, tutte quelle esperienze anonime circoscrivibili, però, in cicli culturali integrati.

Fabio Bianchi

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