Mercoledì 12 Marzo 2003 - Libertà
Veleia, l'archeologia
Antonio Sartori ha parlato dei reperti
Veleia, non solo suggestive e vetuste rovine o la celeberrima "tabula alimentaria" ma, anche, straordinaria concentrazione di reperti archeologici, epigrafi in particolare, documenti di alto valore morale e civile. Nel ciclo di incontri "Storie di Veleia" organizzato da Fondazione di Piacenza e Vigevano, Soprintendenza per i beni archeologici e Provincia di Piacenza, Antonio Sartori, docente di Epigrafia latina all'Università di Milano, con "La voce delle pietre" ieri alla Fondazione ha illustrato le principali testimonianze epigrafiche ritrovate a Veleia. Vero e proprio "uomo delle pietre" per l'innata capacità di sviscerarne contenuti e significati reconditi, il relatore ha ricordato come le pietre abbiano personalità, voce, anima perché - essendo fenomeni tipicamente cittadini - trasmettono messaggi e pensieri non tanto dell'artigiano creatore quanto del suggeritore, spesso alto esponente della classe sacerdotale o politica. Se l'archeologia deve indagare e ricostruire resti materiali, spetta all'epigrafia interpretare tutte quelle iscrizioni, pubbliche e private, così frequentemente usate dai Romani per finalità non solo pratiche, commemorazione di defunti o conservazione di documenti, ma, soprattutto, propagandistiche, politiche e sociali. L'iscrizione, spesso inserita in monumenti quindi parte dell'arredo urbano, rappresentava veicolo estremamente affidabile per informare, anche visivamente, la popolazione, perpetuare memorie e tradizioni, sottolineare eventi e ricorrenze. Schemi collaudati - sigle, abbreviazioni e formule - glorificavano Imperatore, importanti magistrati o munifici benefattori e proprio la codificazione di un linguaggio prestabilito indica forza ed incisività di tale strumento di comunicazione che ha permesso di conoscere, direttamente, composizione, usi e costumi della classe dirigente romana, rapporti tra Urbe e municipia perché, all'interno del maestoso Impero, convivevano specifiche realtà giuridiche, amministrative e religiose. Tra le principali epigrafi veleiati: la più famosa nel foro, a ricordo del rifacimento del lastricato a cura di un magistrato locale; un certo Sabino, poi divenuto addirittura "patrono", contribuì all'edificazione della basilica; rifacimento del calcidicum per merito di una matrona. Nello studio delle epigrafi, dunque, rigore metodologico ed approfondimento scientifico, accurata tecnica di scavo ed esigenza di integrale conservazione ad ulteriore dimostrazione di coscienza culturale e finalità storica della ricerca archeologica. Prossimo appuntamento: martedì 18 marzo 2003, ore 16.30 con "Veleia e i Liguri in Emilia occidentale", relatore Luigi Malnati, Soprintendente per i Beni archeologici dell'Emilia Romagna.
f.b.