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Domenica 9 Marzo 2003 - Libertà

Locatelli, l'avanguardia fotografica

Presentato alla Galleria Ricci Oddi il volume sull'opera del fotografo piacentino tra il 1962 e il '72. Accurata selezione di immagini iperreali, quasi surreali

La fotografia, in origine tecnica concepita per riprodurre a fini oggettivi la realtà attraverso specifici procedimenti fisico-chimici, ha ormai assunto valenze artistiche divenendo espressione, tra le più sofisticate, di aspetti e momenti di vita. Sintesi di modernità e dinamismo, intuito e poesia, interiorità e sperimentalismo, lungo tutto il '900 è divenuta arte solenne e maestosa anche perché incessantemente nobilitata da grandi fotografi. Tra questi il piacentino Ugo Locatelli (1940) esponente di punta negli anni '60 della cultura fotografica piacentina ed autore di opere affascinanti e suggestive, introverse e delicate, corrosive e pungenti. E l'ambiente accademico non ne ha dimenticato l'originale e trasgressiva lezione; il piacentino Filippo Lezoli, laureato in "Conservazione dei beni culturali" all'università di Parma, ha costruito proprio su Ugo Locatelli la tesi di laurea confluita, poi, nell'elegante volume "Ugo Locatelli 1962-'72. Fotografia, scrittura sperimentazione, a cura della Fondazione italiana per la fotografia", edizioni L.T.E., Piacenza 2003, pp.162, presentato ieri nell'aula "G. Sidoli" della galleria Ricci Oddi. Notevole il sostegno del Fondo italiano per la fotografia che, con analoghe iniziative, ha così celebrato i primi dieci anni di intensa attività volta, soprattutto, a riconoscere alla fotografia dignità di arte e statuto di scienza. La ricerca di Lezoli ripercorre, con straordinario spirito critico e sincera passione, l'opera di Locatelli in un periodo cruciale non solo per la sua attività ma, in generale, per il contesto italiano, in subbuglio per le forti tensioni sociali che trovarono nel 1968 imprevista accensione. Proprio negli anni 1962-'72 sono concentrate le più significative esperienze; dapprima la fondazione, nel 1965 a Piacenza, del Gruppo A con intenti di rottura ed il progressivo allargamento dell'attività verso stampa e serigrafia. Quindi contatti su scala nazionale, tangenze con il celeberrimo Gruppo 63, i fiorentini del Gruppo 70 e l'orientamento, dopo il 1967, verso altre direzioni di studio e di lavoro, "Ideogrammi-Fonogrammi" e "Mail-art" fino alla lunga e proficua frequentazione con lo scrittore Sebastiano Vassalli culminante nella partecipazione alla Biennale di Venezia del 1972. Al di sopra di tutto emerge, ben sottolineata da Lezoli, la continuità, in certi momenti la filiazione, comunque la forte affinità spirituale con personalità di spicco dell'avanguardia artistica ed intellettuale del secolo scorso, Duchamp in particolare. Il libro, dall'autore sapientemente organizzato per schede critiche, cronologiche e tematiche, è un'accurata selezione di foto - gran parte in bianconero con appendice a colori - fantasiose, iperreali, quasi surreali caratterizzate da tratti vibranti, incisive scansioni, tagli inediti. E' il destino dei grandi interpreti del campo visivo del nostro tempo; nonostante il lento assorbimento delle nuove istanze per la contenuta pressione tecnologica gravante sul settore, alcuni protagonisti - di diritto anche Locatelli - hanno distintamente recepito la crisi dei valori tradizionali e la conseguente, inderogabile, necessità di trasformare collaudate tecniche di rappresentazione in innovative tecniche di ricerca.

FABIO BIANCHI

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