Venerdì 25 Aprile 2003 - Libertà
Prosa: al Verdi il "nuovo" vince la sfida
FIORENZUOLA. Prima stagione positiva: 2500 presenze, spettatori anche da Parma, Reggio e Modena. Dante, Paravidino e i fermenti della scena italiana
"Un teatro dentro la città, non corpo separato ma organismo vivente che respira insieme alla città...". Il teatro di Fiorenzuola, che riaprirà in tutto il suo splendore nell'autunno del 2004, non è ancora pronto ma il pubblico che riempirà la sala da 390 posti c'è già: è stato forgiato, attratto e, a vedere i risultati, conquistato dalla stagione di prosa del Ridotto appena conclusa. Una scommessa vinta dalla giovane direttrice artistica Paola Pedrazzini (dottoranda in storia del teatro) che in tandem con l'assessore alla cultura Laura Torricella e col sindaco Flavio Antelmi, ha voluto "creare - come dice - un pubblico capace di "interloquire" con gli spettacoli". Al Ridotto del Verdi (uno spazio da 100 posti) quest'anno è transitato il meglio del teatro di ricerca italiano: 14 titoli in cartellone da Pasolini Pasolini! di Paolo Mazzarelli alla Vertova in Giuditta e Giovanna d'Arco di Puppa, dall'Ottavia Piccolo di Buenos Aires non finisce mai al Juan Padan di Fo con Pirovano, passando per Il sole negli occhi di Zanoletti su Van Gogh. Ma anche l'immersione nella giovane drammaturgia con Paravidino portato in scena dal camaleontico Fausto Russo Alesi (premio della Critica e Ubu) e con lo strabiliante mPalermu dei Sud Costa Occidentale di Emma Dante, passando per Nati in casa di Giuliana Musso e all'Elena Bucci di Non sentire il male, fino a Gigio Alberti due volte a Fiorenzuola, prima con i Naufragi di Don Chischiotte di Bavastro con Mario Sala (Premio Riccione e Premio della Critica) poi con il monologo Zitti tutti! di Raffaello Baldini. Tra gli ultimi appuntamenti il concerto Die die my darling dell'Accademia degli Artefatti, e Vita morte e miracoli di Ascanio Celestini. Per raccontare questa stagione (in cui si è incastonata la perla di un convegno sulla Commedia dell'Arte di alto profilo con tanto di premio a Ferruccio Soleri, il grande Arlecchino strhleriano) si può partire proprio da qui, dallo spettacolo che l'ha degnamente conclusa, col pubblico straripante, seduto per terra per assistere al monologo di Celestini e ascoltare l'approfondimento di Valeria Ottolenghi (vicepresidente dell'associazione critici) che ha definito quella di Fiorenzuola "una tra le migliori stagioni di tutto il Nord Italia". Una stagione che ha visto la partecipazione agli aspettacoli o agli approfondimenti, studiosi, docenti universitari, critici. E seduti per terra, ad accompagnare Ascanio, l'altra sera anche i ragazzi della scuola di teatro del Centro di sperimentazione teatrale La Corte Ospitale di Rubiera, tra le nuove realtà emerse insieme a Fiorenzuola e Casalmaggiore che dimostrano come l'innovazione e il teatro di ricerca abbiano trovato una casa stabile nella "provincia della provincia" come la definisce Paola Pedrazzini. E in effetti quello dei piccoli centri divenuti faro di attività teatrali di grande importanza al di fuoridei grandi circuiti o dei grossi teatri di tradizione, è un fenomeno che quest'anno ha preso piede in tutta Italia. La coraggiosa stagione fiorenzuolana, per esempio, ha fatto da volano ad altre rassegne della nostra zona che stanno cercando percorsi nuovi, volti e nomi nuovi e nuove drammaturgie da imporre. Basti pensare al Festival interprovinciale Il grande fiume (Cremona, Piacenza, Parma), che ha messo in cartellone mPalermu di Emma Dante visto a Fiorenzuola, insieme a Carnezzeria della stessa giovane regista e a Italia-Brasile 3-2 del giovanissimo Davide Enia, segnalato dal critico teatrale Enrico Marcotti durante uno degli approfondimenti pomeridiani sulla nuova drammaturgia. In una sola stagione Fiorenzuola è stata proiettata in una dimensione nazionale: un progetto ambizioso che sta dando frutti grazie anche al sostegno di Provincia, Fondazione a sponsor locali. "Penso che un teatro pubblico debba anche indirizzare i gusti della gente - dice la Pedrazzini - facendo spazio ai giovani autori che gli altri Paesi europei ci invidiano. Abbiamo costruito una stagione adatta agli spazi del Ridotto con un budget limitato rispetto alle cifre esorbitanti che circolano di questi tempi - aggiunge la direttrice artistica - dimostrando che si può fare buon teatro anche con pochi soldi senza piegarsi alla logica del botteghino". Le fa eco l'assessore Torricella: "A rassegna conclusa è evidente come certe preoccupazioni non abbiano trovato riscontro: gli spettacoli hanno fatto sempre il tutto esaurito e il teatro è diventato contagio, vita, fermento anche per un pubblico giovane il cui gusto è stato ben intercettato dalle scelte della direttrice artistica". "La stagione ha mostrato come giovani professionisti non certo improvvisati, abbiano tanto da dire attraverso il teatro, sia al pubblico adulto, sia ai coetanei che sono tornati al Ridotto sera dopo sera". Si è creata insomma una bella miscela tra pubblico valdardese e gente che è arrivata anche dalle province vicine: Parma, Reggio, Modena. E se non bastasse il bilancio fatto da chi ha creduto in questa sfida, ci sono i numeri a confermare il successo: più di 2500 presenze, 100 abbonamenti venduti, "la gente che a fine spettacolo non voleva sapere di andarsene tanto era l'entusiasmo" ricorda Gelma Rocchetta, apprezzata direttrice di sala, che aggiunge: "Anche il nostro pubblico tradizionale non è mai mancato, e si è unito a quello più giovane, anch'esso entusiasta di una stagione che ha dimostrato una volta di più che il teatro è vita". Quali le prospettive? "Potenziare la stagione" promette il sindaco Antelmi, assiduo spettatore del cartellone di prosa. Una prima stagione da ottobre a marzo sarà ospitata ancora al Ridotto, mentre la successiva si avvarrà del teatro vero e proprio. "Sarà l'occasione - dice la Pedrazzini - per dar spazio anche alla musica, al balletto, alla lirica".
Donata Meneghelli