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Giovedì 24 Aprile 2003 - Libertà

L'eredità dantesca, attuale e vivace. Le grandi tematiche che il sommo poeta seppe affrontare

"Il cammin di nostra vita": alla Fondazione di Piacenza e Vigevano un convegno su Dante Alighieri. Una significativa apertura verso nuovi campi di ricerca e riqualificazione del sapere

Il trionfo dell'informatica e l'affermazione planetaria dell'elettronica impongono anziché limitare, per quel diffuso bisogno di umanità oggi riscontrabile ovunque, severe riflessioni su personalità di spicco della gloriosa letteratura italiana. E Dante Alighieri è, forse, la più alta testimonianza della spiritualità italiana, supremo esempio di rispondenza al contrasto libertà-necessità, maggior artefice del trapasso Medioevo-Rinascimento. Il convegno "Il cammin di nostra vita. In viaggio con Dante", organizzato dall'Associazione didattica ed innovazione scolastica (Diesse), sezione di Piacenza, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano, moderatore Mauro Monti, ha dimostrato attualità e vivacità dell'eredità dantesca, quanto la "Commedia" ancora possa stupire e coinvolgere per originalità ed incisività di contenuti. Ombretta Sternini, docente di letteratura in istituti superiori, con "Il cammino della Commedia: introduzione alla totalità", ha rimarcato la profonda intuitività di Dante, l'eccezionale capacità di rappresentare la totalità del mondo nella "Commedia", esperienza terrestre e celeste, anelito alla libertà, riconquista difficile e tormentata della consapevolezza di sé, del proprio essere nel mondo, del destino individuale e collettivo che trovano nell'amore divino estatico approdo. Quindi il poeta e critico Franco Loi ha visto nell'opera ancora un modernissimo invito per cercare, nella beatificazione, tranquillità e purezza interiore; la Commedia è, soprattutto, disperata ricerca di un amore non passionale ma divino perché l'amore è sostanza della vita, vittoria sul dolore, partecipazione ad un'incessante vicenda cosmica che, trasformandosi continuamente, ci migliora. Il poeta Davide Rondoni ha invitato a rileggere senza pregiudizi l'opera maggiore che, involontariamente, certi studiosi hanno eccessivamente complicato; semplicemente è poesia pura, straordinaria lezione morale, occasione per scavare nelle parole, quindi nella vita. Infine Grazia Massone, dell'Università Cattolica di Piacenza, con "Dante e Giotto: la concezione del sapere nel mondo medioevale", ha ricostruito quel formidabile intreccio arte-letteratura che ha, idealmente, unito Dante e Giotto, due eccelsi sperimentatori che hanno, ciascuno nel proprio campo, creato presupposti e strutture dell'età moderna. I vari relatori hanno variamente ripreso tutte quelle grandi tematiche che Dante seppe, con ironia ed acume, talvolta con improntitudine e rabbioso sdegno, affrontare; esigenza non più rimandabile di un rinnovamento politico oltre l'universalità, in decadenza, di Papato ed Impero; quindi volontà di svincolare le componenti ideologica e civile da quel duplice autoritarismo; riconoscimento della legittimità istituzionale di Comuni e Signorie; reinterpretazione della scolastica per l'impetuosa insorgenza di mondanità e razionalismo; storiografia non più scienza universale ma, per l'emergente realismo, descrizione, tutta umana, di terrene passioni; arricchimento non solo delle idee ma anche dei mezzi espressivi con esaltazione del "volgare" toscano in grado di superare, in pregnanza e densità concettuale, addirittura la lingua latina; sublimazione dell'allegoria, potente strumento per creare una più spregiudicata mentalità. Un ottimo convegno, dunque, contributo notevole alla comprensione di Dante, significativa apertura verso nuovi campi di ricerca, riqualificazione del sapere, pedagogismo avanzato ed innovativo perché capace di aggiornare la figura più complessa e problematica della nostra tradizione culturale.

Fabio Bianchi

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