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Giovedì 3 Aprile 2003 - Libertà

"La Ricci Oddi deve crescere, o muore"

Primi passi per un progetto culturale. Barilli, esperto di fama nazionale: più spazio per la Galleria. L'assessore Pareti: incarico ad un pool di esperti per il rilancio

"Non dite: è tanto bella, fermiamoci qui. Perché un discorso simile, riferito alla Galleria d'arte moderna Ricci Oddi, è mortuario. Così la imbalsamate, le date la morte". E' efficace e allarmante il monito lanciato ieri sera sull'istituzione piacentina da Renato Barilli, studioso d'arte contemporanea di fama nazionale, docente di fenomenologia degli stili al Dams. All'incontro tenutosi agli Amici dell'Arte, e voluto dall'assessore alla Cultura, Stefano Pareti, Barilli non ha lasciato ombre sulla necessità di far crescere gli spazi dell'istituzione e di acquisire nuove opere dell'Ottocento e primi del Novecento (ambito di pertinenza della Galleria). Ma è stato altrettanto assertivo nel dire che il sistema museale piacentino ha bisogno di un centro di arte contemporanea sul secondo Novecento, e che questo potrebbe convivere con l'istituzione storica sotto lo stesso "tetto", pur in posizione di autonomia, e ciò per far scattare utili sinergie ed economie di servizio.
Solo così Piacenza avrebbe il sistema museale aggiornato e completo che merita. Peraltro proprio Barilli, vent'anni fa, fu incaricato di studiare un progetto per un centro polivalente di arte contemporanea al Sant'Ilario, sostenuto da Pareti ("ci lavorai tanto, poi non si riuscì a farne nulla"). Tornando alla Ricci Oddi, dopo che lo studioso ha disegnato un profilo in progress per l'istituzione - come condizione stessa della sua sopravvivenza -, il confronto apertosi intorno alla Galleria si è acceso, a tratti è diventato schiettamente polemico, ma molto partecipato. E con un dato di fondo acquisito: ormai più nessuno sembra mettere in dubbio che il contiguo palazzo Enel acquistato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano venga destinato alla Ricci Oddi-bis. Tra Barilli e Pareti c'è piena sintonia: "La galleria oggi ha spazi inidonei ad uno sviluppo", esordisce l'assessore. E poi bisogna aprire alla contemporaneità ("In spazi contigui ma al tempo stesso pienamente autonomi"). E l'incontro diventa da subito la prima seduta di una sorta di "assemblea costituente" fatta da operatori culturali ed artisti, su un'istituzione di alto valore e dal potenziale attrattivo tutto da sviluppare. Pareti, dal canto suo, parla di alcune dotazioni possibili: un centro di documentazione in arte moderna, l'arricchimento della collezione con acquisti ("ma anche una forte sorveglianza sulle donazioni, che non possono essere selvagge"), il lancio di mostre e convegni sulla contemporaneità, la crescita dei servizi sull'arte moderna. Insiste su un'opera di marketing a beneficio della città tutta, sull'apporto finanziario che potrà arrivare da assicurazioni, sistema bancario e industriali. L'aumento dello stanziamento riconosciuto dal Comune - ammette - non può bastare a mettere le "ali" alla Galleria, ma "tutti dovranno fare la loro parte". Il Comune, auspica Pareti, dovrebbe impegnarsi per un incarico pluridisciplinare ad un pool di esperti per cominciare a ragionare sulla Galleria, a partire dall'assetto istituzionale, passando attraverso competenze sull'organizzazione museale. Poi si apre il dibattito. L'artista Giorgio Milani, tra i primi fautori dell'espansione della Galleria, insiste sul "progetto culturale" che disegni per la Ricci Oddi il profilo di un centro nazionale d'arte moderna italiana (800-900), con funzione conservativa, espositiva, servizi, la ricerca. E mette in guardia da una politica sbagliata, citando alcune battute caustiche del pittore scomparso Ludovico Mosconi che se la prendeva contro la "filossera della donazioni" e quel cedere al "genio locale", in senso però deleterio. Al fine si dice convinto della necessità che scendano in campo nuove energie intellettuali. E in questi temi sta esattamente il nervo scoperto del dibattito, non a caso vola subito qualche scintilla con l'attuale presidente del consiglio di amministrazione della Galleria, Lino Gallarati, che sente messa sotto accusa la gestione storica della Ricci Oddi ("l'avete rovinata" tuona infatti Milani). E si difende così: "Viviamo di pochi soldi, ma non so quanti intellettuali verrebbero qui a lavorare tutto il giorno per nulla, come faccio io. E dove troviamo i miliardi per fare mostre come quelle di Treviso? Sono arrivati persino a tagliarci i fili del telefono...altro che acquisizioni, l'ultimo quadro comprato è un Rosai del '60". Replica ancora Milani: "Ma i soldi ci trovano quando i progetti sono credibili...". Gallarati però fa quadrato anche intorno agli Amici dell'Arte, accusati di vivacchiare su piccole mostre e, lascito alla mano, ricorda come "già Ricci Oddi ne volle fare una realtà a se stante" e come le risorse del sodalizio, che vive di pochissimo, non permettano voli pindarici. Si capisce, alla fine, che sulla Galleria un altro nodo da sciogliere è proprio il problema della leadership interna, del rinnovamento, delle risorse da procacciare.

Patrizia Soffientini

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