Martedì 1 Aprile 2003 - Libertà
Vadim Zagladin commenta la situazione internazionale
A Piacenza per la presentazione di un libro. "Una guerra contro la volontà di molti"
Il profilo culturale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, ormai assodato, sta continuamente crescendo; ieri ha ospitato personalità di prestigio internazionale in occasione della presentazione del volume "La Russia di Eltsin" di Antonio Rubbi, responsabile per anni della Sezione esteri del Pci, esperto politologo, parlamentare per quattro legislature nonché attuale vicepresidente della commissione esteri della Camera. Sono intervenuti nel dibattito gli ex parlamentari Mario Pedini, Luigi Tagliaferri e Vadim Zagladin, professore merito di filosofia, consigliere di "The Gorbacev Foundation", tuttora stretto collaboratore di Michail Gorbacev e, con lui, protagonista della luminosa ma incompresa stagione della "glasnost" che ci ha, gentilmente, concesso un'intervista. Professor Zagladin, quali sono stati i suoi rapporti con Gorbacev? "Ci conosciamo da prima del 1971, quando eravamo membri del Comitato centrale. Dopo il 1971 ci siamo incontrati sempre più spesso ed il primo incontro di lavoro è stato in occasione del viaggio di Gorbacev in Italia perché lui doveva riposarsi con un gruppo di compagni russi ed era venuto qui anche per informarsi. Dopo di questo abbiamo sempre avuto contatti e dopo il 1985, dopo la notte della morte di Cernenko, abbiamo cominciato a lavorare strettamente, abbiamo lavorato anche stanotte per preparare il suo discorso nel Comitato centrale ed alcuni piani per il prossimo futuro. Dopo di questo sono sempre consigliere di Gorbacev". Qual è adesso la situazione interna dell'ex Unione Sovietica? "La Russia si sta riprendendo dopo gli anni di Eltsin, che hanno quasi distrutto il paese. Adesso la situazione è migliore perché c'è stabilità politica mentre prima c'era totale disordine, una decina di governi in nove anni e tendenze separatiste in alcune regioni. Dall'inizio della presidenza Putin c'è un solo governo, giovane ed energico, una vita normale, democratica, l'economia va bene con una crescita di 4,5 punti e ci aspettiamo anche di più. La situazione sociale sta migliorando; le pensioni sono pagate in tempo ed aumentano ogni anno di due volte e la gente è soddisfatta. La produzione industriale era calata di due volte, gran parte della gente era sotto la normale soglia di vita. Dunque in tre o quattro anni non si può ricostruire tutto ma abbiamo già fatto molto. Il problema serio sono i dirigenti; molti sono rimasti dal tempo di Eltsin e non hanno una grande volontà di fare. Comunque andiamo avanti anche se avremo ancora anni difficili, per esempio dobbiamo pagare i debiti ma paghiamo sempre in anticipo. Il paese sta sviluppando attività e potenzialità quindi siamo ottimisti". E, sul piano internazionale, quale sarà il ruolo dell'ex Unione Sovietica dopo la guerra Usa-Iraq? "Dobbiamo sapere quando finirà questa guerra iniziata contro la volontà di molti paesi e le decisioni dell'Onu. Per il futuro noi dobbiamo: 1) ritornare all'ordine del diritto internazionale perché non possiamo basare la nostra politica sull'arbitrario; 2) considerare questa coalizione antiterrorista perché il terrorismo è nemico serio, vero e pericoloso; 3) sviluppare la cooperazione sul piano internazionale nella sfera non solo della politica ma anche dell'economia, dei problemi urbani ed umanitari. Il nostro paese sta conservando la sua linea politica ben pensata, bilanciata, senza estremismi e questa, credo, sia la strada più giusta".
Fabio Bianchi