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Venerdì 30 Maggio 2003 - Libertà

"Non chiamateci più extracomunitari"

Le voci degli stranieri intervenuti al convegno, tra inserimento e speranze

"Non chiamateci extracomunitari, per favore, perché noi siamo qui". Natascia, rappresentante dell'associazione macedone, chiede un ripensamento culturale della figura dello "straniero" e annuncia che l'8 giugno ci sarà la giornata del donatore di sangue immigrato. La sua è una delle tante voci che si alzano alla fine del convegno per rendere testimonianza dei processi di integrazione.
Teresa De Souza, brasiliana, mediatrice culturale, testimonia che "a Piacenza siamo avanti rispetto ad altre città vicine" e propone alla Questura di inserire una figura di mediazione culturale per facilitare il rapporto con gli stranieri in cerca di regolarizzazione.
Aida Galluccio, dirigente dell'Ufficio Immigrazione della Questura, replica che già l'Urp fornisce in formazioni e si avvale di personale preparato anche nelle lingue ("ma una mediazione potrebbe essere utile"). Prende la parola il vice-sindaco di Piacenza Anna Fellegara, per la quale la ricetta dell'istituzione consiste in un "mix" di contributi. Il Comune inscrive gli immigrati nelle categorie sociali a cui dà aiuto e non li considera un fatto separato, ma come parti della comunità. "E molto lavoriamo con la Fondazione, per incanalare risorse sull'assistenza".
Parla Khalid Fikri, segretario della Casa delle Associazioni: "mantengo la mia cultura con i denti, ma prendo il buono che c'è qui" dice, e loda il lavoro della Questura ("quando fuori provincia vedono il timbro della Questura di Piacenza lasciano passare, con altre invece si fanno più controlli").
E parla del lavoro, del fatto che le agenzie interinali non accettino stranieri il cui permesso di soggiorno sia in scadenza a breve. Il segretario dell'associazione nigeriana chiede, con premurosa sollecitudine, informazioni sulla nazionalità della giovane morta all'Ospedale e il questore chiarisce che ancora non è stata identificata. Una ragazza dell'Est racconta la sua storia: il buon inserimento in una famiglia numerosa e i sacrifici per studiare di notte ("voglio laurearmi in giurisprudenza").
Anche l'albanese Kastriot Kara, portavoce dell'associazione Koiné, che già appare in video nei telegiornali multietnici delle emittenti locali, testimonia di come l'inserimento sia possibile e renda un servizio importante.
Due insegnanti del Liceo Respighi rinsaldano il legame tra giovani e temi dell'immigrazione.

p.s.

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