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Giovedì 29 Maggio 2003 - Libertà

Piacenza terreno di sperimentazione

Il critico d'arte Philippe Daverio alla Fondazione dice la sua sulla galleria piacentina. Le prospettive per la Ricci Oddi: verso un museo allargato

Nei prossimi mesi il dibattito artistico piacentino potrebbe, verosimilmente, vertere sul recupero del palazzo ex Enel di via S. Franca come potenziamento dell'adiacente galleria d'arte moderna Ricci Oddi. Un grande esperto del settore, il critico d'arte, gallerista ed imprenditore alsaziano-milanese Philippe Daverio, ha ieri tenuto alla Fondazione di Piacenza e Vigevano una conferenza sul tema "Moderno italiano, orizzonti europei: prospettive per la Ricci Oddi": moderatori Stefano Fugazza e Stefano Pareti, serie di riflessioni e spunti sull'interessante questione.
Presentato dal presidente della Fondazione Gian Carlo Mazzocchi, Daverio ha espresso la sua personale opinione su significato ed importanza della Ricci Oddi nel contesto piacentino, su necessità ed opportunità di adattare il palazzo ex Enel a fini espositivi. Innanzitutto è obbligatorio riconoscere, quindi scindere, i due aspetti principali del problema, politico e tecnico spettando, al primo, la decisione finale e riservando, al secondo, confronti e suggerimenti.
Seguendo il modello anglosassone è consigliabile, dapprima, definire la finalità - "mission" - di qualsiasi nuova istituzione, poi specificare la relativa tattica - "concert" - da seguire per ottenere risultati eccellenti e dignitosi. I moderni musei - "aggreganti" di domani in sostituzione di tipologie già largamente utilizzate dalla base sociale (oratori, circoli, bocciofile, …..) - richiedono il soddisfacimento di quattro parametri per esprimere compiutamente un proprio percorso, cioè quattro presupposti fondamentali per garantire innovativi contributi: conservazione; arricchimento; ricerca; comunicazione.
Fortunatamente la Ricci Oddi - ha sottolineato Daverio - ha solida tradizione e caratterizzazione culturale ben definita - opere in prevalenza comprese tra '800 e '900 e limitate escursioni nel contemporaneo - possedendo, per di più, un patrimonio notevole, solido ed invidiabile possibilmente da far ruotare, cioè esporre alternativamente mantenendo, magari, fisse ed intoccabili opere altamente rappresentative, veri e propri manifesti del complesso.
Uno studio preliminare sulle potenzialità architettoniche del palazzo di via S. Franca è già stato effettuato dagli architetti piacentini Enrico De Benedetti e Marcello Spigaroli, i cui risultati sono stati illustrati da De Benedetti con immagini di particolari sia strutturali (vasti ambienti interni, disponibilità di più piani ….) che artistici (colonnine in ferro, scalone Liberty ….). In generale bisogna ricordare come sia drasticamente variato il ruolo del museo nella società di massa: pubblico più sensibile ed attento; diversificate esigenze culturali; pressioni dei media; sollecitazioni dal mondo dello spettacolo hanno, repentinamente, configurato non più un semplice contenitore di stampo ottocentesco con velleità monumentali per una fruizione solo estetica, ma un luogo deputato per fornire quantità e qualità artistica, centro di rielaborazione culturale, concentrato delle più aggiornate tendenze museologiche e museografiche.
E Piacenza potrebbe, dunque, diventare ottimale laboratorio di sperimentazione, sede ideale per, magari, introdurre significativi episodi d'arte moderna, specificità e differenziazioni disciplinari, ricchezza e varietà di materiali per un museo "allargato".

Fabio Bianchi

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