Mercoledì 14 Maggio 2003 - Libertà
"Così i dolori di Werther sono diventati musica"
In Fondazione - Incontro sull'opera di Cataldo
"E' consentito a un compositore oggi, agli inizi del 2000, scrivere ancora un melodramma?". Con questa soave provocazione - una domanda non del tutto retorica se si guarda alla musica dalla prospettiva della Storia, e per ciò stesso rischiosa per l'artista che la pone, mettendo in gioco non la qualità ma il senso del proprio lavoro - ha esordito l'altra sera il musicista concittadino Glauco Cataldo, presentando al pubblico raccolto nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano la sua opera lirica in un atto Ancora Werther e Carlotta, che avrà la sua prima mondiale assoluta sabato 17 alle 21 al Municipale. Il cast della rappresentazione schiera il soprano Rossella Redoglia (Carlotta), il baritono Pierluigi Dilengite (Goethe-Werther) e i soprani Giovanna Beretta e Annarosa Agostini (figure senza nome, che intervallano i dialoghi dei due protagonisti cantando brani, tradotti in versi italiani e musicati, estrapolati delle lettere dei protagonisti di I dolori del giovane Werther, il famoso romanzo epistolare di Goethe). Il direttore Camillo Mozzoni guiderà l'Orchestra Filarmonica Italiana, mentre la messa in scena è firmata dal regista Stefano Tomassini (con effetti video curati da Marco Sgorbati, operatore cinematografico piacentino che ha lavorato per George Lucas e Marco Bellocchio). "Ci rendiamo conto che accostarsi a un'opera lirica contemporanea può risultare impegnativo per spettatori abituati al melodramma tradizionale. Ma invitiamo tutti a non mancare a questa prima perché, per l'emozionante bellezza di questo lavoro, ne vale assolutamente la pena" ha detto Giorgio Fernandi, presidente degli Amici della Lirica che, col Centro culturale italo-tedesco, hanno organizzato la conferenza-concerto in Fondazione che ha visto bellissimi estratti da Ancora Werther e Carlotta eseguiti da Redoglia e Dilengite accompagnati al pianoforte da Corrado Casati. Milena Tibaldi Montenz, presidente del Centro italo-tedesco, ha illustrato le sorti letterarie del personaggio di Werther, che - vero e proprio mito moderno, al pari di Don Giovanni e Faust - conosce numerose incarnazioni transitando di testo in testo (la parodia di Nicolai, l'opera lirica di Massenet, il Werther operaio immaginato nel 1973 da un importante scrittore della Germania Est come Plenzdorf) a partire dal suo folgorante esordio: il romanzo semi-autobiografico (Goethe vi adombrò la propria infelice passione per Carlotta Buff) che ebbe la sua prima pubblicazione - anonima - a Lipsia nel 1774 e che esaltò e sconvolse la sensibilità dei giovani stürmer fino al punto di provocare, per decenni, vere e proprie epidemie di suicidi fra i suoi lettori. "Cataldo è un compositore contemporaneo che non ha paura di parlare al pubblico con la sua musica e di comunicargli emozioni" ha sottolineato con vigore il direttore d'orchestra Mozzoni. "Emozioni" è stata la parola chiave anche dell'intervento del regista Tomassini: "Quello di Werther è un mito indelebile - ha affermato - non perché sia stato accolto dall'alto nel canone dei classici, ma perché ricomincia "dal basso" a ogni generazione, come Cataldo qui è riuscito a fare". Ma l'intervento più chiarificatore è stato il discorso appassionato e appassionante dello stesso compositore, che ha letto estratti di Carlotta a Weimar (il meraviglioso romanzo di Thomas Mann datato 1940 che rievoca l'incontro del 1816 fra Goethe e Carlotta Buff, ormai vedova e anziana e che gli ha ispirato i versi e le note di Ancora Werther e Carlotta). A lettura terminata, la conclusione di Cataldo è disarmante e bellissima: "Dopo tutto ciò, voi capite che per un musicista, un artista, non resta che mettere mano alla musica".
omar