Sabato 10 Maggio 2003 - Libertà
Inseguendo il mito Poggi
Tampa lirica - In Conservatorio il gala per le Borse di studio intitolate al tenore. Giovani voci, grande carattere: successo
Può sembrare il solito fervorino retorico, ma è la pura realtà: di questi tempi è una vera consolazione, oltre che un lieto auspicio per l'avvenire, ascoltare in concerto quattro voci liriche giovani, brave e seriamente promettenti. Questa fortuna è toccata l'altra sera al pubblico - ineditamente folto: anche questo è un buon segno - che riempiva l'aula magna del Conservatorio Nicolini per assistere al gala musicale (organizzato dalla Tampa Lirica in collaborazione col Conservatorio) che ha fatto da corona all'assegnazione ad allievi meritevoli delle classi di canto del Nicolini delle borse di studio intitolate alla memoria dell'indimenticabile tenore concittadino Gianni Poggi, una delle più belle voci italiane di quel decennio di grandi divi che furono gli anni Cinquanta. Vincitori "ex aequo" delle Borse Poggi (istituite dalla Tampa con la famiglia Poggi e assegnate per il settimo anno consecutivo grazie al contributo di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Comune e Banca di Piacenza) sono risultati quest'anno due artisti sudcoreani: il tenore Hong Ji Hyoung e il soprano Lee Hyun Sook, che sono stati premiati sul palco da Leonora Poggi (figlia di Gianni), dal direttore della Fondazione Alessandro Lunati e dalla consigliera comunale Paola Votto. La commissione esaminatrice (presieduta dal direttore del Conservatorio Fabrizio Garilli) ha "segnalato" altri due giovani cantanti: il soprano sudcoreano Shin Hyun Sun e il mezzosoprano italiano Sara Cofano, che nel gala dell'altra sera hanno ricevuto un premio speciale e hanno affiancato in concerto i colleghi vincitori. Presentate dalla presidente della Tampa Carla Fontanelli e accompagnate al pianoforte dal maestro Nelio Pavesi, le esibizioni dei quattro hanno messo in luce talenti canori e interpretativi genuini. Shin Hyun Sum, ha offerto letture leggiadre e musicalmente assai corrette di Se il vuol la molinara (un'aria composta nel 1801 da Rossini per Vincenzina Viganò) e di Mercé, dilette amiche (il famoso bolero di Elena dai Vespri siciliani di Verdi). Sara Cofano, alle prese coi più classici cavalli di battaglia del repertorio serio (Di tanti palpiti dal Tancredi) e buffo (Cruda sorte da L'Italiana in Algeri) di quell'erma bifronte che è Rossini, ha mostrato non solo ottime capacità di esecuzione vocale pure nei passaggi d'agilità, ma anche una personalità e un'arte scenica da interprete vera. Una finissima e versatile scelta di repertorio (O paradiso da L'Africana di Meyerbeer e la splendida E' serbato da I Capuleti e i Montecchi di Bellini), Hong Ji Hyoung ha sfoggiato finezza e sensibilità da "tenore di grazia" nel senso antico e nobile dell'espressione. Ma a impressionare più di tutti è stata forse Lee Hyun Sook (nota da tempo a chi segue le giovani voci della nostra città), con una superba, palpitante Pleurez, mes yeux (da Le Cid di Massenet) e un'ottima lettura di un'aria resa insidiosa dalle innumerevoli interpretazioni come Io son l'umile ancella da Adriana Lecouvreur di Cilea. La seconda parte della serata di gala è stata occupata, come da tradizione, dalle performances di cantanti ospiti protagonisti di una bella carriera internazionale: di turno, quest'anno, sono stati il soprano Paola Romanò e il tenore Giorgio Zulian (applaudito in marzo al nostro Municipale nella Turandot in cui vestiva i panni di Calaf). La Romanò, pur titolare di una voce di seduzione forse non immediata per vibrato e colore, ha mostrato la classe interpretativa e la sicura padronanza vocale-musicale di una grande professionista in ardue vette di grande repertorio come Tacea la notte placida dal Trovatore (con tanto di cabaletta a seguire) e Vissi d'arte da Tosca. Zulian, personalità d'artista per certi versi agli antipodi, canta in modo non sempre sorvegliatissimo - e a tratti incappa in qualche svista veniale - ma incanta con l'irresistibile fascino di una voce "abbondante", ricca, generosa, bella nel timbro e col giusto squillo negli acuti: doti rimarcate in Ah, sì ben mio (Trovatore), Recondita armonia (Tosca), nella Pira azzardata come coraggioso bis e nel duetto del primo atto di Tosca con un'intensa Romanò. Caldi applausi hanno salutato questi ospiti di prestigio, mentre Fontanelli dava appuntamento al pubblico lirico piacentino per sabato 17 al Municipale, in occasione della prima mondiale di Ancora Werther e Carlotta, opera lirica del maestro concittadino Glauco Cataldo.
Oliviero Marchesi