Lunedì 5 Maggio 2003 - Libertà
L'omaggio della sua Piacenza a Cavallari
Oggi alle 16,30 in Fondazione
Il giornalismo, la cultura, la Chiesa, la sua Piacenza oggi, insieme, rendono omaggio ad Alberto Cavallari. Grande giornalista, scrittore, "viaggiatore del Novecento". Partì nel lontano 1945, dopo la Liberazione. Ritornò nella sua Piacenza, per sempre, nel luglio del 1998. Cinquantatre anni dopo. A Bettola, cinque anni fa, tanti amici e il cardinale Silvestrini gli diedero l'addio. Oggi tornano nella sua Piacenza per ricordarlo. Libertà, che lo ebbe collaboratore prestigioso, ieri ha pubblicato l'epigrafe che lui stesso nel 1990 aveva scritto. In tre cartelle c'è la sua vita, da inviato speciale del "Corriere della Sera" a professore della Sorbona, da scrittore a profondo analista. Oggi Piacenza gli dice grazie. Per le tante battaglie vinte (e perse). Per l'Italia civile che ha sognato e per la quale si è battuto. Per la verità che ha cercato, sempre, contro il potere. Per il modo come ha saputo essere testimone del suo tempo. Per i suoi memorabili reportages da ogni angolo del mondo, a partire dalla drammatica rivolta dell'Ungheria, nel 1956. Per la sua storica intervista a Paolo VI, nel 1965 (fu il primo giornalista ad intervistare un Papa). Per come ha diretto, per tre anni, il "suo" Corriere difendendone l'indipendenza contro tutte le aggressioni, salvandolo dalla P2. Un capitano coraggioso. Un "lupo solitario" come amava definirlo Igor Man. Un implacabile cacciatore di notizie. Un giornalista che credeva nel diritto all'informazione. Un grande inviato, con Montanelli, Dino Buzzati, Egisto Corradi. Un galantuomo. Piacenza è orgogliosa di questo suo figlio che si è fatto onore in Italia e nel Mondo. Piacentino vero, di via della Ferma. Studente del Gioia. Amico di intellettuali ed artisti piacentini (come non ricordare quel bellissimo articolo di Cavallari su Bruno Cassinari, scritto in prima pagina su Libertà il 31 ottobre 1945). Intenso il rapporto con la sua terra. Profondi i suoi articoli su Piacenza, città di frontiera. Scriveva, con affetto, dei difetti - città umida, nordica, chiusa, ambigua, contaminata - e dei pregi - città curiosa, severa, prudente, piccola capitale - amandola sempre, tanto da meritarsi nel 1996 "L'Angil dal Dom". Grazie, Alberto.
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