Lunedì 2 Giugno 2003 - Libertà
Nuovi edifici o uso dell'esistente? Confronto aperto
"Ecco le aree da riutilizzare". Dall'ex-monastero di Sant'Agostino alla Caserma De Sonnaz: idee e riflessioni in una mappa da discutere
Attorno al futuro ipotetico palazzo di tutti gli uffici comunali, che si è pensato di realizzare nell'area ex Unicem alla Farnesiana, si sono risvegliati precoci e preoccupanti appetiti. Prima di costruire nuovi edifici brutti ed inutili, ritengo che Piacenza abbia il dovere di recuperare, ovviamente restaurandoli ed usandoli, numerosi grandi "contenitori" che già ci sono, o presto si renderanno disponibili per un riuso, tanto più necessario perché si tratta di edifici di grandissimo valore artistico, storico ed ambientale che la città non può permettersi di lasciare andare in malora. Ben più di uno di essi è in grado di contenere tutti gli uffici comunali accorpati, rendendo così inutile la costruzione di un nuovo palazzo. Non è il caso di asserire che quest'ultimo, edificato "ad hoc" sarebbe più funzionale, perché anche gli altri, con opportuni adattamenti, comunque infinitamente meno costosi di una costruzione "ex novo", possono a mio parere egregiamente servire allo scopo, soddisfacendo tutte le possibili esigenze. Inoltre dal momento che tali adattamenti riguarderebbero solo i locali interni, potrebbero essere affidati, sia pure previo pubblico concorso, agli architetti locali e perfino, relativamente all'impiantistica ed ai lavori minori, ai geometri ed ai tecnici locali; tutti, malgrado le opinioni contrarie di qualcuno, meritano di essere almeno lasciati sopravvivere, offrendo perciò loro qualche occasione di lavoro. Farò pertanto un elenco di tali edifici sostanzialmente già disponibili, suggerendo inoltre - senza pretesa di infallibilità - anche una possibile utilizzazione per ciascuno di essi; infine elencherò altri edifici, prevalentemente occupati da congregazioni religiose che si prevede in via di estinzione o comunque di abbandono, di cui ci si dovrà pur interessare in seguito. Ospedale Militare di via Palmerio Si tratta di un enorme rettangolo, con cappella e vasto cortile interno ed altri corpi aggiunti, distribuito su tre o quattro piani, servito da un comodissimo parcheggio. E' posto fuori dal centro storico, ma al limite di esso, e così si eviterebbe di aumentare il carico automobilistico che effettivamente la città deve ridurre. Si era pensato ad esso come possibile sede degli uffici della Usl, che però possono anche essere sistemati in ambienti meno vasti. E' in buono stato di conservazione; è stato costruito nella seconda metà dell' '800 e, pur essendo privo di grande pregio artistico, merita comunque di essere tutelato e conservato con una destinazione appropriata. Il Consiglio della 2ª Circoscrizione civica, sotto la cui giurisdizione l'ospedale almeno in parte si trova ha espresso ad unanimità il parere di destinarlo a nuova sede di tutti gli uffici comunali, rendendo così superflue nuove costose costruzioni. Una volta tanto, mi sento pienamente d'accordo con i politici locali, peraltro convenendo che tali uffici potrebbero essere ospitati anche nel secondo contenitore esaminato: Sant'Agostino. Ex monastero di Sant'Agostino Il grande ex monastero di Sant'Agostino sullo Stradone Farnese, ex Caserma Cantore, è costituito da due grandi quadrilateri congiunti con annessi chiostri e cortili interni, pure servito da comodo ed accessibile parcheggio, ai limiti del centro storico e di facile accesso. La costruzione risale come quella della vicina chiesa, alla metà del '500 ed è un complesso di grande rilievo storico ed artistico che deve assolutamente essere salvato e restaurato, con successivo riuso. Per quest'ultimo (qualora non diventasse uno degli uffici comunali) si era pensato a farne la sede dell'Archivio di Stato (che comunque deve assolutamente lasciare il Palazzo Farnese, dove ora si trova, per ragioni statiche e di capienza); personalmente per l'Archivio propenderei per l'altra soluzione che suggerirò, senza peraltro escludere questa, che comunque difficilmente potrebbe utilizzare tutto l'edificio di ben tre piani, che è in discrete condizioni di conservazione, ma comunque necessita per l'utilizzo di consistenti interventi. Per Sant'Agostino suggerirei lo stabilimento di due nuove Facoltà universitarie quella di Medicina (che però vedrei meglio altrove) e soprattutto di Lettere classiche, con indirizzi relativi all'insegnamento, all'architettura ed al restauro ed ai beni culturali. Tale Facoltà sarebbe soprattutto frequentata da ragazze (la metà almeno della popolazione scolastica universitaria) che trovano nell'insegnamento e nelle occupazioni connesse una sistemazione compatibile. Finora si è provveduto ad impiantare soprattutto Facoltà prevalentemente frequentate dai maschi (ingegneria, architettura, economia, legge ed agraria), dimenticando che invece proprio le donne dovrebbero essere più tutelate, evitando loro i disagi ed i rischi derivanti dagli spostamenti per ragioni di frequenza nelle città vicine. Come seconda ipotesi, suggerirei lo spostamento in Sant'Agostino di tutto il Conservatorio Nicolini, con le annesse scuole medie, la biblioteca, l'auditorium Coro Farnesiano; pare infatti che la sede attuale sia ormai del tutto insufficiente, anche senza le scuole medie; è impossibile l'ampliamento in loco e ben difficilmente verrà concesso l'uso dell'ex palazzo Enel (che invece deve servire all'ampliamento della Galleria Ricci Oddi, ad esso contigua). Le Facoltà universitarie potrebbero però avere un'altra sede e cioè: la caserma del Genio Pontieri. Caserma Genio Pontieri La caserma del Genio Pontieri Nicolai, in piazza Cittadella ex Monastero di San Sisto, con ampi locali annessi, cortili, palestre ed aule. Finora si è pensato all'acquisto di essa solo in funzione del grande parcheggio interno, relativamente vicino al centro storico sul lato nord della città, che ne ha un estremo bisogno. Anche questo edificio (almeno per la parte principale) è di grandissimo pregio storico ed architettonico, deve essere salvato ed utilizzato anche indipendentemente dal parcheggio. Propenderei come utilizzo per una Facoltà universitaria o, in subordine per uffici come l'U.S.L., in cerca di sistemazione. Il complesso San Vincenzo Il grande complesso del San Vincenzo, con chiesa annessa, tra via Scalabrini e via Landi, assai esteso; non è di grande pregio artistico (soprattutto verso nord ovest), ma deve pure essere conservato ed utilizzato. Se non diventerà sede di un collegio universitario (che comporterebbe però notevoli spese di adattamento), sarebbe una buona sede per la scuola della media del Nicolini (se il Conservatorio resterà dove è ora e se non si allargherà nel palazzo ex Enel). Ciò andrebbe bene, perché già in precedenza vi era allogata una scuola privata, poi soppressa. Caserma De Sonnaz La Caserma De Sonnaz, in via Castello, già palazzo Scotti di Sarmato, poi fino a poco tempo fa, sede del Distretto militare ora soppresso. Pareva che dovesse divenire sede della caserma dei carabinieri, ma ora sembra che lo Stato voglia alienarla. A mio avviso sarebbe la sede ideale per l'Archivio di Stato; era stata espressa in altri tempi una preferenza in tal senso dalla direzione di questo ufficio, ma poi, quando pareva che dovesse rimanere adibita a caserma dei carabinieri, si è dovuto ripiegare sulla Cantore in S. Agostino. E' invece ora il caso di riprendere in mano la pratica per una scelta a favore dell'Archivio di Stato. E' un edificio comunque di gran pregio che deve essere salvato ed utilizzato. E' da notare che questi edifici ad eccezione del complesso di San Vincenzo e, forse della De Sonnaz possono da soli ospitare tutti gli uffici comunali accorpati; quindi non servono nuove costruzioni. Al massimo, qualora proprio non si potessero accorpare proprio tutti gli uffici in una sola sede, si può prevedere allo sdoppiamento in due sedi diverse, secondo il criterio della omogeneità. Già che sono in argomento preferisco segnalare l'esistenza di altri monasteri minacciati di estinzione e di soppressione e per i quali la Comunità deve prevedere un utilizzo non potendo lasciarli andare in malora. Altri edifici Il Convento dei Francescani di via Campagna, ora abitato solo da pochi religiosi. Potrebbe essere la sede della Facoltà di medicina, data la vicinanza con l'ospedale. Quello delle Clarisse sullo Stradone Farnese potrebbe essere sede di un collegio universitario per le ragazze. Quello degli Scalabriniani in via Torta, pure possibile sede di un collegio maschile. Quello dei Gesuiti, in via Melchiorre Gioia, ora di proprietà della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che lo renderebbe subito disponibile. Gli edifici sul Bastione di Porta Borghetto, beninteso solo quelli conformi al Piano Regolatore, mentre quelli conservati o costruiti ex novo in difformità da esso dovrebbero essere totalmente demoliti, a carico dei responsabili (che ora, timorosi di ciò, per salvarsi, abbondano da altre parti in concessioni prima impensabili). Infatti sono un insulto alla Storia, al buon gusto, all'arte ed alle regole comunali, malgrado le asserzioni contrarie di qualche parte politica o dei soliti piaggiatori, che premono per la loro conservazione ed utilizzo, in modo più o meno esplicito. L'Amministrazione comunale si è però già pronunciata per il rispetto delle regole e non prenderà in carica gli edifici non conformi al Piano Regolatore, negando per essi anche la concessione della abitabilità, in modo che tali edifici risulteranno giustamente inutilizzabili da chiunque. Si attende comunque una visita del nuovo Soprintendente, di una commissione ispettiva ministeriale e dello stesso ministro dei Beni culturali. Le parti da conservare ed utilizzare, cioè la mezzaluna austriaca e (purtroppo!) il capannone dell'antiaerea, potrebbero servire per attività sociali e giovanili. Bisogna poi forse pensare ad una sede di una istituenda Galleria d'arte contemporanea, se non potrà convivere con la Ricci Oddi (come alcuni escludono). In definitiva è ora che l'Amministrazione comunale si dia una mossa su tutti questi argomenti e possibili utilizzi, esaminati anche nel complesso e non solo per singoli casi. Si consulti bene anche la cittadinanza con il metodo generale partecipativo, per cui, non lo nascondo, nutro qualche perplessità, perché delle infinite associazioni sedicenti culturali ben poche in realtà sono veramente tali. Alcuni sono solo circoli politici, sociali o addirittura gastronomici, senza vere dignità e serietà culturale; ma piuttosto che niente, si ascoltino anche loro, e non solo le associazioni e le persone competenti. Il tempo stringe; invece di sognare e e progettare sperperi del pubblico denaro e la creazione di costose "greppie", per accontentare i soliti noti, si affrontino con serietà, parsimonia e buon senso questi problemi che ormai richiedono indilazionabili soluzioni.
GIORGIO FIORI