Sabato 21 Maggio 2005 - Libertà
Cinque opere d'arte, cinque scrittori: alla Ricci Oddi un nuovo "Quaderno"
A cura di Golinelli, Dadati, Bosonetto, Pagani e Mazzucato
Il "Ritratto di Giuseppe Ricci Oddi", scultura in bronzo del 1937 di Luciano Ricchetti; "La pelle", bronzo del 1970 di Lorenzo Pepe; il quadro della "Signora in giardino" dipinto da Giacomo Grosso nel 1902; "La colazione del mattino", olio su tela di Amedeo Bocchi datato 1919; "La vasca da bagno" (1913) di Emilio Rizzi. Alessandro Golinelli, Gabriele Dadati, Marco Bosonetto, Giancarlo Pagani, Francesca Mazzucato. Cinque opere conservate alla galleria d'arte moderna Ricci Oddi e cinque giovani scrittori. Dal loro incontrarsi si chiede vengano fuori altrettanti racconti, in una sorta di sfregamento di focaie cerebrali, idealmente in favore dell'una e dell'altra parte in gioco. Da queste scintille tra arte e scrittura sono nati i componimenti che ora riempiono le pagine del settimo volume de I Quaderni della Ricci Oddi, intitolato Scrivere l'arte (pubblicato grazie al contributo della Fondazione di Piacenza) e presentato ieri nella sala didattica della Galleria da Stefano Fugazza, direttore della Ricci Oddi, Alberto Squeri, assessore comunale alla cultura, ed alcuni degli autori. "Un percorso originale, accattivante e suggestivo" ha esordito Squeri, spiegando come questo lavoro possa aiutare il pubblico nella comprensione dell'opera d'arte. Fugazza ha tratteggiato un ritratto dei quadri e delle sculture scelti dagli scrittori per i loro racconti "su commissione", domandando poi provocatoriamente a quale dei due soggetti, opera d'arte e scrittore, nella gestazione del testo spettasse il ruolo di cannibale. "Questi racconti sono più utili allo scrittore o all'opera d'arte?" Ossia, qual è il rapporto che intercorre tra i due? C'è qualcuno che mangia l'altro? Bosonetto si è detto illuminato dal quadro di Grosso e mosso da autentico rispetto verso l'opera raffigurante una donna, nel cui sorriso ha colto un'idea di emancipazione probabilmente aliena dall'intenzionalità stessa del pittore. Pagani è rimasto affascinato dal contrasto di forza e fragilità espresso nella tela di Bocchi, ribadendo la soggettività delle percezioni. Dadati, che ha lavorato su Pepe, ha spiegato come tra artisti si instauri un vicendevole sostentamento. Nel pubblico era presente anche Miretta Rizzi, figlia di Emilio e donatrice della collezione del padre.
RICCARDO ANSELMI