Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Mercoledì 18 Maggio 2005 - Libertà

Cura: il mio Canio dai mille colori

Municipale - Ieri è arrivata a Piacenza anche la stella argentina protagonista di Pagliacci dal 22. Il tenore: "Cominciai per diventare direttore d'orchestra"

Compagnia di canto al completo per le ultime prove al Teatro Municipale di Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni e Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, nuovo appuntamento della stagione operistica proposta dalla Fondazione Toscanini in collaborazione con l'Amministrazione comunale. Anteprima per gli studenti venerdì 20 maggio (ore 15,30), fuori abbonamento domenica 22 (ore 15,30), "prima" martedì 24 (ore 20,30, turno A) e replica giovedì 26 (ore 20,30, turno B). E' arrivata ieri in teatro anche la grande stella di questo allestimento, il tenore Josè Cura, che sarà Canio nei Pagliacci. Cantante, direttore d'orchestra, compositore, Josè Cura è considerato uno dei più dotati artisti della scena lirica mondiale e che venne a Piacenza la prima volta nel '92 quando ancora era una "voce" tutta da scoprire. Precisamente furono gli Amici della Lirica a chiamare questo giovane cantante in un concerto nella sede di vicolo Serafini che mostrò il talento emergente di Cura (per la cronaca cantò arie da Chénier, Turandot, Carmen e , appunto, Pagliacci). L'anno scorso, lo ricordiamo ha diretto all'Expo Piacenza Un ballo in maschera. "Ho studiato musica - dice - per diventare direttore d'orchestra, questo era il mio obiettivo. Sono passato attraverso lo studio strumentale come complementare alla formazione alla direzione. Al canto sono arrivato per caso, per curiosità, per aggiungere esperienza alla direzione. Per dirigere bisogna sapere come funzionano gli strumenti, cantanti compresi". Un caso davvero fortunato per il tenore argentino che si è affermato nel vasto repertorio verdiano, nel repertorio francese, nell'opera verista, chiamato dai più importanti teatri. Sorride Josè Cura: "E' un privilegio la scoperta di una possibilità in più, particolarmente emozionante. Stare in palcoscenico come cantante richiede una fisicità, una forza che nel direttore d'orchestra è più intellettuale. Si vivono emozioni complementari che bisogna governare con misura". Nel maggio '97, il tenore Cura si affermò a Torino in Otello con i Berliner Philarmoniker diretti da Claudio Abbado, salutato come "nuovo Otello". "Otello l'ho cantato tante volte nell'anno delle celebrazioni verdiane e in più allestimenti - conferma il tenore -, fino a farne un tormentone, tutti volevano Otello. Ho ricevuto anche critiche per il mio modo di affrontare il personaggio. Boito, approvato da Verdi stesso, ne ha fatto un personaggio a senso unico, le parole non lasciano dubbi. Otello è un mercenario spietato, un traditore della sua gente. Io non ci vedo nobiltà - insiste convinto Josè Cura -, belle parole per interesse politico, ma sotto si nasconde viltà". Pollice verso, dunque, per l'interprete d'eccellenza. "Personaggio negativo, persino patetico e questo, lo capisco, può disturbare, ma è proprio così, così è scritto. Canio di Pagliacci - aggiunge il tenore -, è altra cosa, un personagio che mi coinvolge per le diverse possibilità espressive. Per questo è così popolare, perché è riconoscibile per molti aspetti. Canio è un bello ma violento, un marito padrone, per questa sua violenza risulta sgradevole. Nedda cerca amore, ma amore tranquillo, dolce. Canio forse è violento perché si sente fallito, si vede sfuggire la donna, circondato da guitti, confinato su piazze di provincia. Mi piace questa complessità di ragioni di un personaggio che ha il respiro del teatro di prosa, consapevole che il teatro è altro dalla vita, padrone sulla scena, ma fuori vinto, umiliato. E la violenza è conferma della sua impotenza". Ogni volta il personaggio può assumere colori diversi. "Cantandolo con orchestra italiana - spiega Cura -, si possono cogliere sfumature che possono essere rese solo da chi ne possiede la lingua, e certi silenzi, un gesto più espressivo delle parole". Josè Cura entra in palcoscenico e saluta tutti gli amici ritrovati. Con Alberto Mastromarino ha appena ultimato le recite delle stesse opere a Berlino. Appena in tempo per l'ultima domanda: e la regia a quando? "Mi hanno fatto offerte, ma non è ancora tempo - dice allargando le braccia - , anche se non escludo di potermene occupare un giorno".

Gian Carlo Andreoli

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio