Giovedì 10 Luglio 2003 - Libertà
"C'è interesse, ma a certe condizioni"
Prime reazioni: sì ad una struttura leggera e ben sovvenzionata
Le prime reazioni del mondo produttivo alla proposta? Positive, con qualche sottolineatura cauta, mentre il professor Domenico Ferrari invita simpaticamente i piacentini - freddi agli entusiasmi - a credere nell'idea e a non lasciar evaporare l'opportunità. Giovanni Ambroggi, direttore della Cna, riconosce che c'è un "gap" da superare tra le piccole e medie imprese e l'università. Rivolgersi ad un laboratorio universitario comporta normalmente costi troppo alti per tante aziende. E aggiunge: "C'è grande interesse a questa nuova fondazione, ma bisogna vedere come funziona, se serve davvero o se è un marchingegno per mettere a posto dei professori". E infine: "Faremo la nostra parte come aziende, ma deve crederci la Fondazione di Piacenza e Vigevano, mettendoci un ticket pesante".
All'esperimento piacentino dimostra di credere fin d'ora l'ingegner Stefano Motta, presidente della Jobs. "Sono favorevolissimo" enuncia. E rincalza: "L'evoluzione dell'innovazione di prodotti e di processi è talmente rapida che o si è primi e si vince o ci si perde per strada".
Anche Sandro Calza, presidente della Coldiretti, spende parole incoraggianti su Piacenza Innova. "L'agricoltura ha bisogno di certezze - sostiene - e da tre anni a questa parte ci siamo impegnati a difendere i nostri prodotti, che riteniamo sani. Ma c'è la questione degli Omg, dei prodotti geneticamente modificati. Come Coldiretti abbiamo detto no agli Omg in attesa di chiarimenti, di saperne di più sugli effetti sulla salute".
E risposte in tal senso possono arrivare dai laboratori per l'innovazione. A chi, infine, pone domande pratiche sulla fondazione, Domenico Ferrari (Università Cattolica) spiega che ci si aspetta l'adesione di almeno una decina di aziende per partire. Mentre Michele Monno (Politecnico) conviene che dopo i primi tre anni il progetto dovrà autofinanziarsi.
p.s.