Giovedì 10 Luglio 2003 - Libertà
"Macbeth, musica ingannatrice"
Parlano il direttore Neuhold e il regista Canessa, l'opera apre sabato la stagione lirica di Vigoleno. Da Servile alla Rezza: una compagnia di canto stellare
"Se volete Macbeth è la storia di Hitler o di Napoleone. Ma è anche la storia di un qualsiasi impiegato di banca che falsifichi un assegno, di un qualunque funzionario che accetti una tangente, di qualunque essere umano che colga qualche meschina convenienza per sentirsi più importante.
Ciò si fonda sull'illusoria convinzione umana che una azione possa restare isolata, che si possa dire a se stessi: "Commetterò solo questo crimine per raggiungere il mio scopo, e subito dopo diventerò rispettabile"".
Queste mirabili parole sulla tragedia shakespeariana di Macbeth (il nobile scozzese che uccide il re Duncan per prenderne il posto e finisce per sprofondare inesorabilmente - con Lady Macbeth, sua moglie e complice - in un gorgo di omicidi, di satanismi, di follia, di orrori fino alla rovina finale) furono pronunciate nel 1943, in una trasmissione radiofonica della BBC in India, da uno scrittore che sul potere e le sue perversioni aveva molto riflettuto: George Orwell, l'autore di La fattoria degli animali e 1984.
E su di esse ha meditato a lungo il regista Riccardo Canessa per il Macbeth di Verdi che, dopo l'anteprima a inviti di stasera alle 21.30, aprirà sabato 12 alle 21.30 (con repliche domenica 13 e martedì 15 alla stessa ora) la stagione lirica estiva al Castello di Vigoleno, prodotta dalla Fondazione Toscanini in collaborazione col Comune di Vernasca, Provincia, Fondazione di Piacenza e Vigevano e Piacenza Turismi.
Si annuncia un'apertura di stagione di quelle memorabili, visto che questo Macbeth diretto da Günter Neuhold alla guida dell'Orchestra della Fondazione Toscanini è forte di un cast stellare: Roberto Servile, "miglior baritono" agli Opera Award 2002 (Macbeth, sostituito il 13 da Giuseppe Garra); il soprano Alessandra Rezza (Lady Macbeth, sostituita il 13 da Elmira Veda); il tenore Carlo Ventre (Macduff, sostituito il 13 da Gustavo Porta); il basso Orlin Anastassov (Banquo); e poi Monica Minarelli (Dama di Lady Macbeth), il villanovese Davide Baronchelli (Medico), Stefano Pisani (Malcolm), Devis Frugolo (Sicario, Araldo e Apparizione) oltre all'eccellente Coro Master di Piacenza diretto da Corrado Casati.
Le prove dell'altra sera hanno rimarcato e la formidabile qualità del cast, e la suggestione della "fortezza assediata" creata da Canessa (assistito da Annamaria Quercia, dallo scenografo Poppi Ranchetti, dai costumi di Francesca Romana Scudiero e dalle luci di Nevio Cavina): una scena che digrada fin quasi nel golfo mistico, rovine sparse attorno al mastio del castello, nugoli di polvere sugli spalti. "Come le parole di Orwell mi hanno ispirato la volontà di sottolineare la drammatica escalation di delitti che corrompe Macbeth, così ho provato il desiderio di mostrare in scena delle rovine, quasi sfregiando questo castello "troppo bello"" dice questo regista napoletano che da 5 anni, dopo una lunga carriera di produttore lirico, firma allestimenti in importanti teatri europei, sogna di portare in scena Simon Boccanegra e si professa ammiratore di Brockhaus e Zeffirelli nonché fautore della "tradizione" contro gli eccessi della regia più "trasgressiva": "Fra i "trasgressivi" salvo solo Jerome Savary - dice - Il regista deve sempre fare un passo indietro rispetto al direttore".
Cediamo la parola, allora, al primo firmatario di questo Macbeth, il direttore austriaco Günter Neuhold, maestro di grande prestigio internazionale che con l'Orchestra Toscanini (di cui è stato direttore stabile dal 1981 al 1986, quando era direttore musicale del Regio di Parma) vanta un feeling intenso e ricambiato. Direttore dal 1995 del Teatro dell'Opera di Brema, titolare di una carriera brillantissima che lo ha portato a dirigere orchestre leggendarie (fino ai Wiener Philarmoniker) nei maggiori teatri del mondo, Neuhold si è confrontato spesso con quest'opera: 20 anni fa ha diretto la prima esecuzione italiana in tempi moderni della prima versione del Macbeth, quella che debuttò a Firenze nel 1847.
"Ma quella che ascolterete a Vigoleno è l'edizione definitiva, quella scritta nel 1865 per l'Opéra di Parigi - spiega Neuhold - E la sentirete in versione pressoché integrale: ho tagliato solo le musiche dei balletti, anche se la danza, attraverso le coreografie di Giuseppina Campolonghi, gioca ugualmente un ruolo scenico importante". Neuhold è entusiasta tanto della compagnia di canto ("Ottima, ottima, ottima!") quanto della bellezza della partitura: "Il Macbeth non è un'opera popolarissima - dice - Ma è un capolavoro assolutamente unico, soprattutto per l'uso di motivi ricorrenti che anticipa di molto i Leitmotive di Wagner e che produce un geniale effetto di smascheramento: quando le parole, in questa tragedia di inganni e misteri, ci dicono una cosa, la musica ce ne dice un'altra".
Oliviero Marchesi