Martedì 26 Agosto 2003 - Libertà
Elogio poetico alla leggerezza con Cremonesi e Baldi
Lultimaprovincia - Successo a Rivergaro per il primo spettacolo della rassegna dei Manicomics. Oggetti volanti e comiche acrobazie
Un giocoliere-acrobata che sfida la legge di gravità. Un comico pensoso che riflette, in compagnia di uno stralunato musicista, sull'essenza e l'apparenza delle cose. Storie e parole prese in prestito da un arcano passato fino a disturbare "mostri sacri" delle avanguardie moderne. Con il poetico elogio della leggerezza, del duomilanese Claudio Cremonesi-Davide Baldi, Rivergaro ha inaugurato la dodicesima edizione de Lultimaprovincia, il festival di teatro di strada organizzato dai Manicomics.
A fare gli onori di casa, l'assessore comunale alla cultura, Stefano Guglielmetti, mentre Mauro Mozzani dei Manicomics ha introdotto la rassegna. Piazzetta Sormani ha così accolto un pubblico eterogeneo: dalle famiglie con bambini a passanti che, attratti dallo spettacolo, hanno cambiato programmi, per sedersi e seguire le evoluzioni del funambolico Cremonesi. Come, del resto, è nella tradizione di questa forma di intrattenimento, che scende in strada, si muove verso le persone, avvicina chiunque.
Appunto, giocolerie comico-musicali proposte da Cremonesi, spalleggiato dall'"artista" Baldi (capello arruffato, sguardo spiritato e qualche dispettuccio rifilato al momento giusto al suo boss). Uno spettacolo interattivo, che ha in più occasioni coinvolto gli spettatori, chiamati a dare il loro contributo al divertimento generale. L'arrivo dei due comici è travolgente, tra oggetti che volano di qua e di là, bauli ricchi di "tesori" presto sparsi sul selciato.
Un antipasto di giochi di equilibrismo e subito Cremonesi, novello Petronio, inizia a sentenziare: "La luna risplende per tutti, anche per te". E subito: "Ovunque tu sia, sei sempre al centro del cielo". Dotte citazioni che a volte il clown esemplifica aiutandosi con i suoi spartani strumenti. Perché la testa è rotonda? Strizzando l'occhio al dada Picabia ed impugnando copertoni di ruote da bicicletta, ecco giungere chiara ed evidente la spiegazione: "Così i pensieri, andando contro le pareti, possono cambiare direzione".
Un avvio con "parole prese in prestito" da parte di colui che si autodefinisce "il saltimbanco dell'anima" (da Palazzeschi). Lo spettacolo prosegue veloce, tra citazioni (il rimando è a Walter Benjamin, che le definiva come "briganti ai bordi della strada che balzano fuori armati e strappano l'assenso all'ozioso viandante"), gag, clownweria e giocoleria.
Un bambino è ingaggiato come fido assistente. A lui l'onore di un posto in primissima fila, per verificare il potere magico di alcune strabilianti trasformazioni, cioè "mutamenti di forma, aspetto e natura". Tre bastoni diventano una scopa sufficientemente sghemba da ricordare la puntualizzazione di Octavio Paz, su "qualcosa di preciso ma inesatto". La ramazza si libra nell'aria, oscillando come un pendolo, presto imitata da un violino dal manico estensibile. Oggetti curiosi, solo a prima vista simili a presenze familiari, come le quattro bottiglie di champagne, dal tappo allungabile, che non riescono a ribellarsi allo spirito di gravità.
Lanciate in aria, cadono miseramente al suolo, ma senza frantumarsi. Sono infatti di plastica e Cremonesi, chiedendo aiuto a Marcel Duchamp, ammonisce sulle apparenze ingannatrici delle cose.
Una grande sfera che rotola dimostra la precarietà di ogni equilibrio. Il protagonista riesce comunque a lanciare sempre più verso l'alto i suoi oggetti, "così pesati eppure così leggeri", in un crescendo incalzato dall'arrivo della pioggia. A spettacolo terminato, lo scroscio del temporale non lascia molto spazio agli applausi, ma il pubblico divertito aveva già espresso ripetutamente il suo apprezzamento.
Anna Anselmi