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Martedì 26 Agosto 2003 - Libertà

A Castell'Arquato vento e pioggia non fermano la bella lirica

Cronaca di una notte lirica e tempestosa. Premio Illica - Nonostante il maltempo i due premiati hanno illuminato la serata dedicata all'Arquatese. Merighi e Salazar, sono acuti da star

Nella sera in cui riceve il suo meritatissimo Premio Illica "alla carriera" Giorgio Merighi, uno dei più bravi tenori in attività, ammicca ai cronisti in un corridoio del Palazzo del Podestà di Castell'Arquato e la butta sul ridere: "E' una bella cosa che stia venendo giù un po' d'acqua, no? Non pioveva da sei mesi".
Ma la pioggia e le raffiche di vento che l'altra sera hanno gettato la Piazza Monumentale nello scompiglio non sono riusciti a rovinare la festa al 23° premio internazionale curato da Pro loco e Comune di Castell'Arquato e dedicato a Luigi Illica, il librettista arquatese che mise mano ai libretti delle più amate opere di Puccini e a molti altri lavori fondamentali del teatro musicale italiano tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900. Senza perdere neanche un minuto, la cerimonia è "traslocata" nel salone del Palazzo, dove Merighi e lo splendido soprano venezuelano Ines Salazar (Premio Illica "all'interpretazione" per le sue maiuscole performance nel ruolo di Tosca) hanno ricevuto le targhe che hanno ufficialmente iscritto i loro nomi nell'albo d'oro di un riconoscimento che, fra le 211 personalità laureate dal 1961 a oggi, mette insieme il Gotha della lirica mondiale degli ultimi 40 anni. E - grazie a un piano previdentemente sistemato nel salone - Salazar e Merighi sono stati protagonisti, sia pure per poche decine di "intimi" (gli spettatori che sono riusciti a trovar posto) di un'esibizione canora che ricorderemo per anni.
Presentato dalla neo-direttrice artistica Vivien Hewitt, lo spettacolo di gala che ha preceduto la cerimonia di premiazione si è mosso nella migliore tradizione del Premio Illica. Ottimamente accompagnato al pianoforte da Anna Cognetta, un gruppo di giovani cantanti ha eseguito, come di prammatica, una piccola antologia di arie di Puccini, del Verismo e della Giovane Scuola accomunate da versi di Illica (come a offrire una tangibile idea dell'autorevolezza e della vastità del contributo del poeta arquatese all'opera italiana).
Sean Ruane, irlandese con la propensione a un canto di grazia di particolare dolcezza e al colore "bianco" degli acuti, ha interpretato classici amatissimi come Il lamento di Federico e Addio fiorito asil oltre ad Apri la tua finestra da Iris di Mascagni. Il baritono Paolo Ruggiero ha reso con intensità due dei soliloqui più "mattatoriali" dell'opera del '900: lo straordinario Tre sbirri... una carrozza... da Tosca e Nemico della patria dall'Andrea Chénier. L'avvenente soprano Chiara Panacci ha proposto arie da opere un tempo popolari come L'amico Fritz di Mascagni (Son pochi fior) o ancor oggi di grande repertorio come Pagliacci di Leoncavallo (Stridono lassù). Non è mancata una chicca come il "ripescaggio" - con la grande aria Avrò dunque sognato affidata alla voce di Ruggiero - del Cristoforo Colombo di Franchetti, pregevole e dimenticato titolo della "Nuova Scuola Toscana". Entusiastici consensi per l'esibizione del mezzosoprano ospite Mariella Guarnera, che ha duettato con la Panacci in Scuoti quella fronda per poi fare il pieno di applausi con Acerba voluttà e Va, laisse couler mes larmes.
E l'attrice Antonia Stradivari, direttrice del Museo Illica, si è alternata ai cantanti leggendo una ricca antologia di prosa illichiana (lettere private e caustici interventi giornalistici, inclusa una magistrale e attualissima satira dei "palchettisti") offrendo agli spettatori arquatesi un'immagine inedita del loro illustre concittadino.
A concerto finito, raffiche di vento aggrediscono di colpo la piazza. Ma gli organizzatori avevano comunicato per tempo al pubblico il "piano B": nel Salone del Podestà, Salazar e Merighi ricevono le targhe dalle mani del sindaco Maria Rita Rocchetta, mentre la stilista Regina Schrecker consegna ai rappresentanti della Fondazione Festival Pucciniano il nuovo premio "alla creatività artistica" per il progetto "Scolpire l'Opera".
Il caldo della sala è tale da mettere un artista lirico a dura prova, ma il pubblico è così "caldo" che i premiati non si possono esimere dal cantare. E meno male: Merighi lascia tutti di sasso con la giovanile bellezza del suo timbro e lo squillo favolosamente "facile" e morbido dei suoi acuti in Amor ti vieta e L'anima ho stanca; la Salazar rapisce col finissimo lavoro di cesello che imprime a Mi chiamano Mimì e Vissi d'arte.
La gente vuole a tutti i costi il duettone finale e arriva il Duettone per eccellenza: Già nella notte densa dall'Otello di Verdi, in cui la magìa delle voci e l'esemplare finezza da diseurs dei due interpreti induce qualcuno a chiudere gli occhi e a sognare passate Età dell'Oro, dalle parti degli anni '60 o prima ancora. Una manciata di minuti da sogno: peccato solo che non tutti gli spettatori convenuti a Castell'Arquato abbiano potuto goderne.

Oliviero Marchesi

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