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Venerdì 31 Ottobre 2003 - Libertà

"La personale, la mia ragione di vita"

Parla il nipote Pietro Otello Gazzola che si è battuto per realizzarla

"E' dal 1994, l'anno in cui sono diventato titolare dell'eredità di Ludovico Mosconi, che mi sono battuto perché Piacenza dedicasse a questo suo grande artista una mostra degna di lui. Vedere la mia città consacrare a Mosconi una "personale" in grande stile era diventata per me una vera ragione di vita. E ora posso dire che il mio desiderio più grande è diventato realtà". Queste parole appassionate vengono da Pietro Otello Gazzola, custode delle opere ("A differenza di quanto ha detto qualcuno, non ho venduto uno solo dei dipinti che ho ereditato: li ho conservati tutti, come le sue carte") e della memoria di Ludovico Mosconi, il grande pittore piacentino morto nel 1987 cui è intitolata "Inquiete Stelle. Dipinti 1948-1986", l'imponente mostra che apre oggi a Palazzo Gotico.
La mostra, organizzata dall'assessorato alla cultura e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, resterà aperta fino a domenica 18 gennaio. Di Mosconi, Gazzola è un nipote acquisito: la sua zia paterna Sandrina, morta nel 1994, sposò Ludovico negli anni '50 ("I miei nonni non erano favorevoli, perché quella dell'artista è una vita di incerti - dice oggi Pietro Otello - ma lei avrebbe fatto di tutto pur di non rinunciare al suo "Nino", come lei lo chiamava.
Si amarono moltissimo, fino alla fine: ricordo, all'inizio degli anni '70, quando lui tappezzò Piacenza di manifesti dedicati alla sua "Sandruskina"").
Il primo incontro fra Ludovico e Otello risale al 1950: Otello aveva sette anni e il fidanzato della zia schizzò un ritratto a matita del futuro nipote, che ne ricavò una sorta di soggezione ("Non era uno di quegli adulti bravi ad accattivarsi la simpatia dei bambini, non faceva sorrisi né complimenti"). Ma il rapporto crebbe e si cementò con gli anni: zio e nipote rimasero in contatto
mentre il primo passava a Milano da uno studio all'altro (da via Montebello a via della Spiga a via Solferino) tenendo casa nell'"amata e odiata" Piacenza, in via Trebbiola 38.
Un altro atelier molto importante fu quello aperto da Ludovico nel 1973 a Orio Litta, nella bellissima villa dell'antiquario Oreste Carini che divenne un cenacolo per alcuni dei migliori spiriti liberi di Piacenza (Nando Cogni, Nello Vegezzi, Ivan Rizzi, tra gli altri). Gli artisti che andavano d'accordo con lui (anche nella generazione più giovane: era amico di Giorgiomilani ed espresse stima più volte per William Xerra) erano selezionati, ma pochi: per nulla diplomatico, Ludovico era uomo di giudizi trancianti. "Questo gli creò tenaci inimicizie - dice Gazzola - che, unitamente al conformismo di una parte della città, hanno contribuito a far sì che la mostra che ora vede la luce sia stata a lungo osteggiata. Credo che un giorno mi leverò certi sassolini dalle scarpe".
Per Gazzola, ogni quadro di Mosconi racconta una storia di vita, evoca ricordi personali: "Per questo - dice - non riesco a formulare un giudizio estetico distaccato, anche se amo particolarmente un ciclo fantasmagorico come "Le dolci ordalie", uno conturbante come "La gaia morte" e i misteriosi, immaginari paesaggi di Salugropi". Il ricordo che Gazzola ha dello zio è quello di "un uomo timido, di estremo pudore, interiormente tormentato").
Gli amici e i conoscenti di Mosconi (come i suoi clienti, che volentieri gli commissionavano ritratti, consapevoli della forza e della verità psicologica con cui questo artista eminentemente informale sapeva affrontare il più figurativo dei generi) si tramandano molti aneddoti, anche divertenti, sul suo carattere scontroso e riservato, sulla sua leggendaria parsimonia, sulla sua sdegnosa solitudine. Uno sfogo di Mosconi annotato dal poeta Pieraldo Marasi, suo carissimo amico, in una trattoria di Albareto nel 1971 suonava così: "Questa storia del mio amore alla solitudine è proprio una storia. A lungo andare, se impari a dire più no che sì, a difenderti dalle continue probabilità di cedimento, ti prendi addosso questa fama di solitario".

OLIVIERO MARCHESI

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