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Lunedì 27 Ottobre 2003 - Libertà

"Date un destino a Palazzo Gotico". Philippe Daverio: il "Sublime Quarto" in cerca di un ruolo

Successo per l'iniziativa nazionale del Fai "Dietro le quinte della tua città" che si è tenuta ieri in 58 centri italiani. Teatro dei Filodrammatici superaffollato per la conferenza dello storico dell'artemilanese

"E' sopravvissuto per oltre sette secoli come un fondale, perché la sua funzione di luogo dell'assemblea pubblica è stata brevissima. Oggi è ancora alla ricerca del suo vero destino. Lo guardo e vedo come in fondo sia servito così a poco. E' però pronto per essere varato. Usatelo. Dategli un destino". L'invito di Philippe Daverio, storico dell'arte, gallerista, giornalista, noto anche per le sue fortunate trasmissioni televisive, è giunto ieri al Teatro dei Filodrammatici al termine di oltre due ore di conversazione su illustri genealogie e parenti stretti del palazzo civico medievale piacentino.
La prima edizione di "Dietro le quinte della tua città", giornata nazionale di raccolta fondi organizzata dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano) ha registrato un caloroso successo di pubblico e, a giudicare da quanto la delegazione di Piacenza ha in cantiere, è destinata ad avere nel prossimo futuro una prosecuzione di rilevante interesse culturale. Infatti - come ha anticipato il capodelegazione Domenico Ferrari - è in programma la pubblicazione di una monografia su Palazzo Gotico, (la prima dopo 720 anni), un convegno sull'architettura civile del periodo (forse solo tappa iniziale di un percorso più articolato nel tempo) e la ricostruzione virtuale tridimensionale del progetto originario dell'edificio. Non a caso, il titolo emblematico della conversazione di ieri era: "Il Sublime quarto", con riferimento alla percentuale che approssimativamente sarebbe stata completata, circa il 25% o poco più, rispetto alla grandiosa idea, coltivata da Alberto Scotti nel 1281.
Gli intervenuti hanno già potuto intravedere quanto Alberto La Porta sta elaborando al computer sulle varie ipotesi in campo, relative all'ipotetico aspetto dell'edificio, destinato probabilmente a raggiungere via Garibaldi. Il colloquio tra Daverio e l'architetto Marcello Spigaroli, vice-capodelegazione Fai, ha esplorato le contaminazioni culturali presenti nel simbolo della nostra città. Nelle sue volumetrie semplici, Palazzo Gotico è stato paragonato da Daverio a una costruzione con i Lego, uscita dalla scatola dei giocattoli di un bambino, in realtà applicazione della geometria modulare che i francescani ereditarono dai cistercensi, contaminata con influssi del mondo arabo.
Il critico ha anche contestato l'"etichetta" comunemente usata per indicare quella che fu la sede del potere civico: "Perché Gotico? Sarebbe più appropriato chiamarlo "Palazzo Moderno", perché era così che i piacentini lo percepirono all'epoca". Tra gli elementi di novità, i richiami al linguaggio architettonico degli ordini mendicanti, in particolare dei francescani, che a pochi passi dalla futura piazza, si erano insediati pochi anni prima.
Piacenza viveva la stagione felice di una florida prosperità economica, che la vedeva attiva sui mercati di mezzo mondo. Semplificando, il palazzo può essere sezionato in tre settori: nel basamento si legge il "sogno gotico, quasi arabo di Carlo d'Angiò"; nella parte mediana "la basilica romana, ripresa in modi simili, ma diversi, in San Frediano a Lucca o in San Pietro a Tuscania"; la parte "sognata" del coronamento, un po' ghibellino, un po' no, sintesi di un'idea urbana qualche anno dopo dipinta dai Lorenzetti a Siena.
Analogamente Spigaroli ha definito il Gotico "metafora e sineddoche della città della quale contiene tutti i simboli".

Anna Anselmi

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