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Domenica 12 Ottobre 2003 - Libertà

Algeria, le "leggende"contestate

L'Istituto Storico della Resistenza ha inaugurato ieri una nuova serie di incontri. Gilbert Meynier e le sue ricerche sul Fronte di liberazione

L'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea ha inaugurato ieri mattina una nuova serie di incontri. "Si svilupperanno su tematiche che raramente a Piacenza si ha occasione di frequentare", ha anticipato il presidente Vittorio Anelli, intervenuto con Angelo Del Boca, direttore della rivista dell'istituto, "Studi piacentini", all'incontro con lo storico francese Gilbert Meynier. All'auditorium della Fondazione si è iniziato con il ripercorrere le tracce del Fronte di liberazione nazionale algerino. Nella sua ricostruzione Meynier - "lo storico che più si è interessato al conflitto Francia-Algeria" come ricordato da Del Boca - ha cercato di riaffermare la verità dei fatti contro la mitizzazione di un periodo non privo di sconcertanti ombre. A causa di questa sua volontà di non sottoscrivere assoluzioni a priori nei confronti del movimento indipendentista, Meynier, (fino allo scorso anno docente all'Università di Nancy), si è visto rifiutare dalle autorità algerine il permesso di consultare gli Archivi nazionali. Il suo libro, "L'histoire intérieure du FLN, 1954-1962", si basa dunque soprattutto sulla documentazione rinvenuta presso il "Service Historique de l'Armée de terre", al Castello di Vincennes, cioè sui documenti relativi alla contro-guerriglia francese, oltre a migliaia di carte originali del Fln, acquisite sul campo di battaglia e dall'aereo di Ahmed Ben Bella, fatto dirottare in Francia nel 1956. Lo storico ne ha derivato un quadro un po' diverso da quello tracciato ancor oggi nei testi scolastici algerini. A cominciare dal macabro conteggio delle vittime, che non furono - ha precisato Meynier - un milione e mezzo, ma circa 250 mila. Un bilancio comunque terribile, ma del quale lo storico ha evidenziato l'inopportuna strumentalizzazione a scopo propagandistico. Tra le "leggende" contestate da Meynier, la profonda compattezza del Fln, quando invece i morti per faide intestine furono migliaia. Inoltre, secondo lo studioso, il Fronte di liberazione era costituito da quadri direttivi, (principalmente da notabili rurali e da esponenti dell'aristocrazia militare e burocratica); per cui non avrebbe fondamento il mito di un'insurrezione condotta da contadini. "Il fine del movimento era quello di cacciare i francesi colonizzatori, sostituendosi al loro ruolo egemone e non quello di cambiare la società". Al potere sarebbe salito un apparato burocratico-militare, autoritario, manipolatore dei valori della comunità, identificati soprattutto con l'islamismo, nella costante persecuzione della cultura berbera. "L'Algeria raggiunse l'indipendenza - ha sostenuto lo storico - ma la categoria del cittadino non riuscì a sostituirsi a quella del credente, maggiormente dominabile".

ANNA ANSELMI

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