Fondazione di Piacenza e Vigevano Stampa
  Rassegna Stampa
spazio
  Comunicati Stampa
spazio
  Eventi Auditorium Piacenza
spazio
  Eventi Auditorium Vigevano
spazio
  Comunicazione
spazio

 
Home Page     Rassegna Stampa   


Giovedì 9 Ottobre 2003 - Libertà

Armiliato: "Aroldo, ruolo splendido"

Intervista al tenore che sarà protagonista dell'opera di Verdi in scena il 21 ottobre. Un'opera bellissima che non è nel repertorio corrente

"Sa che impressione mi fa la parte di Aroldo nell'omonima opera di Verdi? Una specie di abbozzo, di prova generale, di quella che nel tardo Verdi diventerà la parte di Otello. C'è il motivo della gelosia del protagonista e c'è una scrittura che al tenore - sia pure in minor misura - chiede ampia estensione, pathos drammatico, familiarità col declamato".
A rilevare l'affascinante analogia è il tenore Fabio Armiliato, protagonista dell'"Aroldo" di Giuseppe Verdi che, col direttore Pier Giorgio Morandi alla guida dell'Orchestra della Fondazione Arturo Toscanini e un allestimento scenico firmato (per regia, scene e costumi) dal grande Pier Luigi Pizzi, aprirà martedì 21 alle 20.30 (turno A di abbonamento) la stagione lirica 2003-04 del Teatro Municipale.
Nato a Genova in una famiglia di evidente vocazione musicale (il fratello Marco è direttore d'orchestra) e oggi residente a Brescia, Armiliato (che il pubblico piacentino ha ammirato nel 2001 nel "Trovatore" al Castello di Vigoleno) è uno dei tenori italiani più importanti della generazione emersa alla fine degli anni '80. Applaudito nei maggiori teatri del mondo dalla Scala al Metropolitan in una carriera fitta di collaborazioni con grandi direttori d'orchestra (Riccardo Muti, James Levine, Myung Wung-Chung, tra gli altri), premiato con numerosi riconoscimenti (tra cui quelli che portano il nome dei tenori da lui più amati insieme col suo maestro Franco Corelli: il "Gigli d'Oro" di Recanati e il "Premio Pertile" di Asti), Armiliato conta in repertorio già 34 ruoli, fra cui primeggiano le sue ammirevoli performances come Radamès e soprattutto come Andrea Chénier ("Il suo Chénier è il migliore dei nostri giorni", ha sentenziato un eminente "vociologo" come Gian Carlo Landini).
Quello nei panni del cavaliere Aroldo sarà il suo 35° debutto. Con che spirito lo affronta?
"Col migliore spirito possibile: è un ruolo splendido, tanto dal punto di vista della scrittura musicale come da quello della sostanza drammatica. Se il grande pubblico non lo conosce, lo si deve per me solo al fatto che il tema del divorzio, scabroso per gli Stati italiani dell'Ottocento, impedì a quest'opera bellissima di entrare nel repertorio corrente: non riesco a vedere altri motivi. Oltre che bella, quella di Aroldo è una parte tenorile davvero difficile: come in Verdi accade praticamente sempre, costringe a cantare molto sul "passaggio di registro" e chiama l'interprete a vigorosi declamati che abbracciano tutta l'estensione che va da Do grave al Si bemolle acuto".
Come si trova in questa produzione?
"Molto bene. Pier Giorgio Morandi è un grande direttore, la compagnia di canto è ottima e Pier Luigi Pizzi è il maestro che tutti conoscono".
Lei, all'inizio, rimase sconcertato - per la fatica che cantare seduti richiede - dall'idea di Pizzi di un Aroldo menomato in sedia a rotelle.
"Ora pare che l'idea verrà attuata in questi termini: Aroldo, all'inizio, entra in scena in carrozzina, ma nel corso dell'opera guarirà e si rimetterà in piedi. E' così: una visione che rispetta l'antefatto in cui Aroldo, ferito, si vede salvare la vita da Briano e torna a casa ancora infermo. Sarebbe sbagliato dire che Pizzi abbia banalmente trasposto l'ambientazione dal Duecento all'Ottocento. C'è, piuttosto, la sovrapposizione in trasparenza di due piani: ciò che ascoltiamo parla delle Crociate, ma ciò che vediamo parla dell'Ottocento in cui era originariamente ambientato "Stiffelio", il melodramma verdiano di cui "Aroldo" è un rifacimento".
I suoi prossimi impegni?
"Ho un'agenda molto fitta. Cito, fra le tante cose, "Francesca da Rimini" all'Opera di Roma a novembre, un'attesissima "Tosca" a Madrid con Daniela Dessì a gennaio, "Chénier" a Bologna in febbraio, la bellissima "Giulietta e Romeo" di Zandonai a Monaco, "Boccanegra" a Parma in maggio. E farò "Madama Butterfly" nell'edizione del centenario al festival di Torre del Lago Puccini".

Oliviero Marchesi

Torna all'elenco | Versione stampabile

spazio
spazio spazio spazio
spazio spazio spazio